Da Ilva ad Alitalia, i dossier economici che incombono sul prossimo governo
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Alcoa, Ilva ed Embraco

  • Alcoa: al tavolo del 3 maggio si è discusso del piano industriale illustrato dai rappresentanti della società svizzera che ha acquisito lo smelter di Portovesme, del nuovo assetto societario, della partecipazione finanziaria (Invitalia, lavoratori, Statuto dell'associazione e governance), della riattivazione degli impianti, del piano di lavoro e degli ammortizzatori sociali. In particolare, sono stati esaminati gli interventi per il riavvio dello smelter e il programma per la ricollocazione dei lavoratori con l'obiettivo di "garantire un futuro durevole e produttivo" per lo stabilimento. Secondo quanto previsto, lo stabilimento assorbirà i primi 50 lavoratori a settembre 2018 e inizierà a produrre gradualmente a partire da maggio 2019, mentre per il funzionamento a pieno regime, con il coinvolgimento di 376 lavoratori più 50 contrattisti fissi, la data fissata è quella di settembre 2020. Il nuovo assetto societario che prevede la partecipazione di Invitalia al 20%, di cui il 5% destinato alla partecipazione diretta dei lavoratori attraverso il modello della governance duale sulla cui implementazione il Mise è in attesa di ricevere le osservazioni delle parti sindacali. Il Mise si è impegnato insieme alla Presidenza del Consiglio a presentare una norma per rifinanziare gli ammortizzatori sociali delle aree di crisi complessa, che comprendono anche lo stabilimento di Portovesme, sia per il secondo semestre del 2018 sia per tutto il 2019.
  • Embraco: sono due i progetti in fase più avanzata, che al momento restano riservati, per la reindustrializzazione dell'area dell'Embraco di Riva presso Chieri. Dopo l'ultimo incontro con l'azienda, il 3 maggio, i sindacati spiegano che i due progetti restano riservati proprio per la concomitanza con i processi di valutazione finanziaria e di fattibilità industriale: si tratta di quello di un'azienda italiana che opera nel settore del bianco, che sarebbe in grado di ricollocare circa 40 lavoratori, e quello di una cordata di imprenditori stranieri e italiani che, nell'arco di 18-24 mesi, potrebbe rioccupare circa 350 addetti. Considerando le circa 60 uscite volontarie già avvenute e quelle che potranno aggiungersi nei prossimi mesi in base al piano di incentivi, i due progetti potrebbero avere il potenziale per ricollocare tutti i lavoratori attualmente in forza al sito torinese. Dalla prossima settimana in azienda inizieranno incontri con gruppi di lavoratori per prepararli al cambiamento che si prospetta nei prossimi mesi. L'azienda ha rinviato ulteriori aggiornamenti al tavolo convocato al Mise il 15 maggio.
  • Ilva: il tavolo sull'Ilva è fermo. Le posizioni restano distanti tra ArcelorMittal e i sindacati e nell'ultimo tavolo - il 29 aprile - sul nodo dell'occupazione non si sono fatti passi avanti. Per questo la viceministra Teresa Bellanova ha proposto una "pausa di riflessione" e un aggiornamento a data da destinarsi. I lavoratori sono in stato di agitazione. Il primo sciopero, che ha riguardato le sole acciaierie di Taranto, ferme per 24 ore, è stato - annunciano i sindacati - solo l'inizio. Dal 9 maggio partono le assemblee dei lavoratori per decidere sugli altri scioperi. Per l'Ilva sono anche in pericolo 3.000 posti sull'indotto, su cui ArcelorMittal non si è mai pronunciata. I sindacati temono che il gruppo affidi i lavori a società esterne tagliando fuori l'indotto.
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