L'Ilva avvolta dei nodi. Quelli dell'inchiesta giudiziaria dopo l'incidente mortale di giovedì scorso, vittima un operaio 28enne dipendente di un'impresa appaltatrice; quelli della prospettiva dell'azienda, visto che Cinque Stelle e Lega, col contratto di governo, vogliono chiuderla, così almeno dice M5S; quelli della trattativa con nuovo acquirente Arcelor Mittal.
Il problema sicurezza torna in primo piano
La morte di Angelo Fuggiano, colpito alla spalla da una carrucola mentre provvedeva a sostituire un cavo ad una gru degli sporgenti portuali è stata sicuramente un colpo gravissimo. Per come la tragedia è maturata, per la giovane età della vittima e per il contesto complessivo, già molto problematico, in cui è avvenuta. Se ieri il problema centrale era il futuro dell'Ilva, mettendo al primo posto il suo risanamento ambientale, adesso è soprattutto la sua sicurezza. L'incolumità di chi ci lavora.
Il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, chiede che si faccia una verifica sullo stato di tutti gli impianti: "Se sono insicuri, vanno sequestrati, fermati, in modo da vedere cosa non va". E anche la Uilm, in una lettera aperta al presidente Sergio Mattarella, dice che "una fabbrica non più in grado di garantire il diritto alla salute e all'occupazione, e soprattutto l'incolumità della vita di chi ci lavora, è una fabbrica che non ha più ragione di esistere". Ma tutela della sicurezza, risanamento ambientale e agibilità dell'acciaieria sono aspetti che non possono essere scissi tra loro. Ed è evidente che solo l'avvio di un massiccio piano di investimenti, già in ritardo sulle necessità impellenti, potrebbe consentire all'Ilva di uscire da una stasi che sta diventando sempre più pericolosa.
L'incidente mortale, infatti, ha dato ulteriormente la percezione che solo con una svolta si può ridare "ossigeno" ad un'azienda paurosamente in bilico, in amministrazione straordinaria, bloccata da anni di difficoltà (basti pensare a quanto derivato dall'inchiesta giudiziaria di luglio 2012 per i reati ambientali) e ora anche con la cassa quasi all'asciutto e con gli stipendi dei prossimi mesi a rischio.
I giorni del dolore. E delle decisioni
"Sono i giorni del dolore - commenta il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci - ma sono anche i giorni che debbono farci prendere delle decisioni perché non possiamo più perdere tempo". Non perdere tempo ma per fare cosa? Il sindaco di Taranto, Confindustria Taranto col suo presidente Vincenzo Cesareo, i sindacati, concordano che si debba uscire dal guado. Mittal è l'unico investitore che c'è, ha vinto una gara un anno fa, ha avuto il 7 maggio scorso il via libera dell'Unione Europea, ed è con lui che bisogna confrontarsi tenendo ferme le priorità. Appunto salute, ambiente, lavoro.
Il naufragio del piano Calenda
C'è pero' un ostacolo su questa strada ed è che Mittal con Am Investco - la società che ha vinto la gara per l'Ilva - non intende assumere più di 10mila addetti mentre tutti i dipendenti di Ilva sono poco meno di 14mila. Il ministro Carlo Calenda aveva provato a tracciare una via d'uscita: 10mila a Mittal, 1200 una società mista Ilva-Invitalia, il resto coperti da cassa integrazione straordinaria e bonus per l'esodo volontario e incentivato. Ma i sindacati - Usb e Fiom Cgil in testa, cui si è poi unita anche la Uilm mentre la Fim Cisl avrebbe voluto trattare ancora - questa proposta l'hanno respinta. E ora, bloccato il confronto al Mise, sindacati e Mittal provano a trovare la quadra da soli. Si sono già visti - i sindacati hanno ribadito l'assunzione di tutti -, si rivedranno ancora, ma non è semplice trovare l'accordo. In ogni caso, con o senza intesa con i sindacati, Mittal, col contratto firmato e il via libera europeo, è legittimato ad entrare in fabbrica e ad assumerne la guida, cosa che farà prima dell'estate.
Le incertezze della politica
In tutto questo, però, c'è la variabile politica e governativa. Il contratto tra Cinque Stelle e Lega affronta anche la questione Ilva e dice: chiusura delle fonti inquinanti, bonifica ambientale, tutela dei posti di lavoro, riconversione dell'economia. Una formula che sembrava un po' vaga ma che sabato il blog delle stelle, voce ufficiale del movimento, ha spiegato: "Nel contratto c'è scritto chiaramente che si lavorerà per la chiusura dell'Ilva". E così Calenda e il vice ministro Teresa Bellanova hanno detto di essere pronti "a convocare immediatamente il tavolo per evitare la più grossa deindustrializzazione del Sud degli ultimi decenni".
Molto preoccupati della posizione pentastellata si dicono Fim, Fiom e Uilm, che domani comunque andranno all'incontro promosso a Taranto dai parlamentari Cinque Stelle per capire come stanno le cose. I sindacati non vogliono la chiusura, non ritengono che la riconversione possa tutelare tutti i posti di lavoro tra Ilva e indotto (15mila solo a Taranto), e rilanciano sulla proposta che tiene insieme risanamento ambientale, salvaguardia dei posti di lavoro e rilancio produttivo. Stessa linea anche per Comune e Confindustria Taranto.
Oggi, infine, tornando all'incidente mortale dei giorni scorsi, dovrebbe svolgersi un nuovo vertice in Procura a Taranto. Dopo il rapporto consegnato al magistrato da Capitaneria di porto e Spesal, delegati alle indagini, sono partiti sei avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti indagati per il reato di concorso in omicidio colposo. Coinvolti, tra gli altri, il titolare della Ferplast, Luca Palma, e il direttore del siderurgico di Taranto, Ruggero Cola. Ai sei indagati - quattro di Ferplast e due di Ilva - è contestata l'accusa di aver "cagionato per negligenza, imperizia e imprudenza e con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la morte di Fuggiano Angelo Raffaele, operaio della ditta Ferplast".