Riappare in tribunale, a Vancouver, la direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou, arrestata il 1 dicembre scorso in Canada su mandato degli Stati Uniti, che ne chiedono l’estradizione con accusa di frode bancaria e violazione delle sanzioni all’Iran.
Dopo l’arresto, Meng era stata rilasciata dietro il pagamento di una cauzione di 7,4 milioni di dollari, ma senza la possibilità di lasciare Vancouver: a marzo scorso, in occasione della prima apparizione in aula, i legali di Meng hanno citato “interferenze politiche” nel processo, citando dichiarazioni risalenti a dicembre scorso del presidente Usa, Donald Trump.
Il caso legato alla direttrice finanziaria del colosso delle telecomunicazioni cinese potrebbe trascinarsi per anni, e l’ultima parola sull’estradizione negli Usa della numero due di Huawei spetterà al Ministero della Giustizia canadese.
Ritorsioni
La saga giudiziaria di Meng Wanzhou ha contribuito a una forte erosione dei rapporti tra Pechino e Ottawa: in più occasioni il Ministero degli Esteri cinese ha chiesto piena libertà per la propria connazionale.
In quello che è apparso come un segnale di rappresaglia, nonostante diverse smentite di Pechino, pochi giorni dopo l’arresto di Meng le autorità cinesi hanno arrestato due cittadini canadesi, l’ex diplomatico Michael Kovrig, e l’uomo d’affari Michael Spavor, accusandoli successivamente di furto di segreti di Stato.
Due tribunali cinesi hanno anche inflitto condanne alla pena di morte per altrettanti cittadini canadesi, l’ultima pronunciata la settimana scorsa, per reati relativi alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti.
Huawei ha mantenuto finora un atteggiamento fiducioso rispetto alla giustizia canadese, e ha ribadito in più occasioni di non essere al corrente di illeciti commessi dalla propria dirigente.
A poche ore dall’udienza, il gruppo di Shenzhen ha diramato una nota sul proprio impegno nello sviluppo del 5G in Canada, annunciando entro la fine del 2019 il lancio del primo smartphone 5G studiato specificatamente per il mercato canadese, e corsi di formazione e aggiornamento a oltre mille cittadini canadesi nel campo delle tecnologie per l’informazione e la comunicazione.
Infine, Huawei Canada ha promesso un’offerta di centomila dollari alle unità di soccorso impegnate per fronteggiare le alluvioni che hanno recentemente colpito la capitale, Ottawa.
I timori di Washington
Huawei si trova sotto i riflettori internazionali da prima che cominciasse la vicenda che vede al centro la sua direttrice finanziaria, per i timori espressi dagli Stati Uniti legati allo sviluppo delle reti 5G da parte del colosso di Shenzhen.
Washington ha in più occasioni avvertito i propri alleati e partner europei, innescando un dibattito tuttora aperto sui potenziali rischi di sicurezza informatica derivanti da un eventuale accordo con Huawei sulle reti di ultima generazione.
Il rapporto con gli Usa rimane, però, quello più complicato per il gruppo fondato da Ren Zhengfei: complessivamente, Huawei deve rispondere di 23 capi di imputazione formalizzati dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti alla fine di gennaio scorso, che vanno dal furto di tecnologia alla violazione delle sanzioni all’Iran.
Per Pechino, Washington sta mettendo in atto una “persecuzione politica” contro l'azienda di Shenzhen e Huawei ha deciso di passare al contrattacco: a marzo scorso ha annunciato l’intenzione di citare in giudizio l’amministrazione Usa per il bando di acquisto dei propri prodotti per i dipendenti delle agenzie governative emesso dal governo federale.