Il presidente Usa, Donald Trump, ha vietato alle aziende del Paese di utilizzare tecnologia Huawei. Non in modo così esplicito, ma il fine è esattamente questo. Mercoledì Trump ha firmato un ordine esecutivo che proibisce alle società statunitensi di utilizzare apparecchiature di telecomunicazione di “avversari stranieri” ritenuti un “rischio inaccettabile” per la sicurezza nazionale. Il bando di “emergenza nazionale” punta ad arginare il colosso cinese Huawei, accusato da Washington di spiare i governi occidentali avvalendosi di tecnologie di ultimissima generazione, primo fra tutte il 5G. Non solo. Gli Usa hanno anche invitato caldamente gli alleati a fare lo stesso. Pena il congelamento della condivisione dell’intelligence americana. Ecco come hanno accolto l’appello gli alleati.
Italia
L’Italia per ora è ferma sulle proprie posizioni di apertura alla Cina, complice anche l’accordo sulla via della Seta firmato a marzo e un’altra intesa di aprile scorso. Attualmente, Huawei rimane solido partner di Vodafone, TIM e Wind Tre per lo sviluppo del 5G. Il colosso cinese e Zte, si legge su Il Foglio, “hanno già partecipato alle sperimentazioni del 5G a Milano e Matera-Bari, ma anche la rete del 4G – su cui si basa quella di prossima generazione – è per gran parte costruita con componenti cinesi, come peraltro è successo praticamente in tutta Europa”.
Regno Unito
Come riporta il Sole24Ore, la Gran Bretagna, storico primo alleato americano, al termine di un lungo audit governativo e delle agenzie di intelligence, ha firmato un accordo di cooperazione anti-spionaggio con Huawei(“no-spy agreement”) con il quale la società cinese “si impegna formalmente a fornire infrastrutture di tlc senza ‘backdoor' segrete o altri dispositivi di spionaggio nascosti”, come ha fatto sapere il chairman di Huawei, Liang Hua.
Australia e Nuova Zelanda
L’Australia, riporta il Guardian, è stato il primo Paese a escludere (dietro divieto) la tecnologia Huawei dalle prossime reti 5G, citando problemi di sicurezza. Poi è stato il turno della Nuova Zelanda che ha bandito la partecipazione del colosso cinese da una importante rete 5G. In seguito al divieto australiano, Huawei ha presentato una denuncia all'Organizzazione Mondiale del Commercio definendo la mossa di Canberra “chiaramente discriminatoria”. In un'intervista al Telegraph, Malcolm Turnbull, l'ex primo ministro australiano che ha introdotto il divieto ha spiegato che il rischio rappresentato da Huawei era un "alto" e che non era possibile "progettare un modo per aggirare" i problemi di sicurezza ad esso associati.
Francia
Il presidente Emmanuel Macron ha fatto sapere giovedì che la Francia non bloccherà Huawei. “Credo che avviare ora una guerra tecnologica o commerciale sia inappropriato”, ha dichiarato il presidente in occasione dell’evento Paris VivaTech.
Giappone
Il colosso cinese è ufficialmente escluso dagli appalti pubblici.
Germania
Il regolatore delle telecomunicazioni ha fatto sapere che a nessuna azienda sarà vietato di fornire la sua rete 5G. "Gli operatori lavorano tutti con tecnologia Huawei, comunque", ha dichiarato Jochen Homann, a capo dell'agenzia della rete federale. "Se Huawei venisse esclusa dal mercato, ciò ritarderebbe il lancio delle reti digitali".
In tutta risposta, una portavoce dell'ambasciata Usa ha ribattuto: "Continuiamo ad avvertire i nostri alleati, inclusa la Germania, dei pericoli insicuri dell'apparecchiatura 5G presenti alle loro economie e sicurezza nazionale ... Se questo rischio supera la soglia per gli Stati Uniti, lo faremo essere costretti a limitare la condivisione delle informazioni in futuro”.
Belgio
L’intelligence belga non ha trovato prove di rischio di spionaggio, perciò difficilmente la società cinese sarà bandita dal Paese.
Olanda
Nei Paesi Bassila questione è ancora allo studio. Il servizio di intelligence olandese, secondo il quotidiano De Volkskrant, sta cercando una possibile "backdoor" nascosta nei dati dei clienti dei tre maggiori provider di telecomunicazioni della nazione: VodafoneZiggo, T-Mobile / Tele2 o KPN.