La presentazione del Mate 30 a Monaco è stata la prova di forza con cui Huawei ha voluto mostrare al mondo, ma soprattutto alla Casa Bianca, che il bando imposto sulle licenze di Google e sui prodotti made in Usa non ferma – e forse nemmeno rallenta – la corsa del colosso cinese.
“Ogni sfida che abbiamo dovuto affrontare in questi 32 anni è stata anche una opportunità per diventare più forti” dice Walter Ji, presidente comsumer Europa a margine della presentazione. “Da quando 32 anni fa Shenzhen era un villaggio di pescatori e contadini e gli ingegneri passavano notte e giorno in laboratorio per approfittare dell’aria condizionata che a casa non potevano avere, la Cina è molto cambiata e molto è cambiata Huawei” aggiunge Ji, “all’epoca era raro trovare sulle tavole un piatto di carne, mentre oggi è un Paese in cui il cittadino spende molto in tecnologia”.
Il messaggio è chiaro: anche se sarà disponibile in Europa, la strada del Mate 30 Pro è in Cina, almeno finché sarà in vigore il bando. E in Cina conta di vendere abbastanza pezzi da giustificare la produzione a prescindere dalla disponibilità della suite di app di Google, che comunque nel Paese non sono accessibili. “Ogni singolo dipendente dell’azienda è impegnato nelle sfide che dobbiamo affrontare in questi mesi, dai top manager all’ultimo fattorino” dice ancora, “e questo ci ha permesso di diventare il numero 1 nelle reti e il numero 2 nel mercato degli smartphone e di essere la prima compagnia cinese a vendere 100 milioni di telefoni all’estero”.
Il volume di affari di Huawei, ha aggiunto Richard Yu, ceo del ramo consumer, è cresciuto del 26% nel settore degli smartphone, del 249% in quello dei computer, del 256% in quello degli smart audio e del 278% negli indossabili. In Italia Huawei mantiene la seconda posizione nel mercato con una market share a volume del 29% e 23,6% a valore (Huawei + Honor) e il 32,9% del mercato degli smartphone Android.
“L’Europa resta per noi un mercato importantissimo e vi restiamo impegnati a lungo termine” dice Ji. “Il fatto che la nostra tecnologia 5G sia così necessaria fa sentire i concorrenti a disagio. Siamo uno degli attori più importanti nel settore: qualcuno lo accetta, qualcuno ne ha paura. Noi vogliamo solo connettere le persone alle opportunità. Vogliamo connettere quelli che vengono lasciati indietro perché crediamo nella capacità della tecnologia di portare sviluppo a chi non vi ha accesso”.