La guerra dei dazi contro la Cina sta facendo aumentare i costi, diminuire l'export e presto colpirà i consumatori in termini di prezzi e di posti di lavoro. E' il monito sempre più corale delle aziende americane al presidente Donald Trump che ha sempre sostenuto come non saranno gli americani a pagare il costo della guerra commerciale con Pechino, ma la Cina.
La Federazione nazionale dei venditori al dettaglioi Usa (Nrf) stima che l'ultima stretta tariffaria costerà a una famiglia media americana di quattro persone circa 750 dollari all'anno e potrebbero essere persi fino a un milione di posti di lavoro. Se dovesse entrare in vigore il prossimo round di dazi, il costo a famiglia salirebbe a 2.300 dollari all'anno, sempre secondo la Nrf, e i posti a rischio raddoppierebbero.
Trump dovrebbe vedere il presidente cinese Xi Jinping a margine del G20 a fine mese, ma le chance di un'intesa commerciale appaiono modeste, secondo fonti dell'amministrazione Usa.
Il direttore finanziario della catena Usa di supermercati Walmart, Brett Bigs, durante la conference call sui risultati ha indicato che con le tariffe "saranno aumentati i prezzi di alcuni prodotti". Dello stesso avviso Jeff Gennette, amministratore delegato di Macy's. "Quando si fanno i conti è difficile individuare una strada attraverso la quale i consumatori non saranno colpiti", ha spiegato ad investitori ed analisti. I dazi "colpiranno - ha precisato - molte categorie di apparecchiature e accessori".
Trump sta imponendo tariffe sulle importazioni dalla Cina in modo crescente. Ha iniziato lo scorso luglio con dazi all'import per 50 miliardi, aggiungendo poi alla lista altri beni per 200 miliardi. La scorsa settimana ha aumentato dal 10% al 25% le tariffe su beni per 200 miliardi e lunedì ha minacciato una nuova ondata di dazi sui restanti 300 miliardi di beni importati dalla Cina che non è certo rimasta a guardare.
La risposta di Pechino all'ultimo aumento delle tariffe di Trump riguarda un rincaro dei dazi su prodotti Usa per 60 miliardi che entrerà in vigore dal prossimo primo giugno. Si tratta di circa 5.000 prodotti compreso il gas naturale liquefatto (Gnl) sul quale le tariffe cinesi saliranno dal 10% al 25%. Pechino è il secondo importatore mondiale di Gnl, dopo il Giappone. Dall'inizio dell'anno solo due cargo di Gnl Usa sono andati in Cina contro 14 nei primi 4 mesi del 2018, prima dello scoppio della guerra dei dazi.