Quello che si chiuderà la settimana prossima sarà un anno da ricordare per Borsa Italiana. Il Ftse Mib, dalla fine dell'anno scorso, è salito di quasi il 30% (+29,14%, un rialzo maggiore del 26% circa dell'Eurostoxx 50), ha visto una delle quotazioni più importanti dell'anno, quella di Nexi, e, grazie all'apporto dell'Aim, pur scosso dal caso Bio-On, ha raggiunto le 375 società quotate e una capitalizzazione pari a 646 miliardi.
Eppure, al tempo stesso, il 2019 non è stato un anno facile: l'indice, complici sia le tensioni internazionali che quelle interne legate alle incertezze della politica italiana, che hanno fatto impennare in diversi momenti anche lo spread fra Btp e Bund, ha vissuto diversi scossoni. Dopo una prima parte dell'anno positiva, che è proseguita anche dopo l'esito interlocutorio delle elezioni e che ha riportato il Ftse Mib da meno di 18 mila punti a circa 22 mila punti.
Con la formazione del governo gialloverde supportato dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega, e con le prime posizioni critiche nei confronti delle regole europee di bilancio e dell'Eurozona, ci sono stati i primi scossoni per il Ftse Mib, che è sceso nuovamente sotto i 20 mila punti, per poi riprendere il percorso al rialzo, continuato fino alla crisi politica che ha portato alla fine del governo Conte I. Da agosto in poi, con la nascita del governo Conte II e il cambio di maggioranza con l'intesa M5s-Pd, l'indice è rimbalzato per portarsi vicino ai massimi dell'anno alla fine di ottobre e ritoccarli al rialzo a dicembre.
Sul paniere principale di Piazza Affari, indipendentemente dai settori, c'è stata una performance positiva per la quasi totalità dei titoli, con l'eccezione di Pirelli. Il titolo del produttore di pneumatici è l'unico che sul Ftse Mib, salvo sorprese nell'ultima seduta, chiuderà l'anno in negativo, con un calo di oltre il 7% dovuto anche alla revisione al ribasso delle stime dell'anno e allo slittamento del piano industriale, oltre che a un contesto difficile per le aziende del comparto.
A spiccare in positivo, invece, sono un titolo finanziario e uno tecnologico: le regine del mercato nel 2019 sono Azimut e Stm. Il gruppo del risparmio gestito ha lanciato diverse nuove iniziative e a inizio gennaio presenterà un'anteprima dei conti forte di un 2019 che a Piazza Affari fa segnare +123,3%. Stm, invece, ha beneficiato delle schiarite fra Usa e Cina sul fronte dei dazi e della continua crescita del mercato tecnologico, con la richiesta di chip destinata a salire e ha raddoppiato il proprio valore di borsa.
Sia pur mantenendo un andamento positivo, i titoli del settore bancario, storicamente determinanti per l'andamento della borsa di Milano, si sono mossi a velocità diverse. Sono tre, in particolare, le azioni del comparto che hanno sovraperfomato l'indice, complici anche operazioni straordinarie: si tratta di Unicredit, Mediobanca e Bper, che si avviano a chiudere il 2019 con rialzi superiori al 33%.
Fra gli altri titoli principali del listino va segnalato il balzo di Enel (+41%) fra le utilities, mentre è stato un anno caratterizzato dalla grande volatilità per Fca. La casa automobilistica, che prima ha annunciato un matrimonio con Renault e poi lo ha visto naufragare, per poi trovare un'intesa con Psa, ha visto un 2019 fatto di grandi picchi e, nonostante le difficoltà del settore automobilistico mondiale, chiuderà l'anno a +17%; i numeri in crescita, la forza del marchio e anche qualche risultato sportivo incoraggiante hanno invece spinto la performance di Ferrari (+75,6%). La combinazione di questi trend, e l'attivismo mostrato su Fca, hanno fatto bene alla holding della famiglia Agnelli, Exor (+49%).
Per quanto invece riguarda l'unica matricola dell'indice, la società dei pagamenti Nexi, il primo anno scarso di quotazione si preannuncia positivo: grazie anche all'accordo recentemente annunciato con Intesa Sanpaolo il titolo, che nei primi giorni dopo il debutto era stabilmente sotto i 9 euro della quotazione, ha superato i 12 euro.