La concorrenza cresce. E non potrà che far bene al mercato dei pagamenti digitali. È arrivato in Italia Google Pay, il servizio di Big G che permette di gestire le carte di credito e debito direttamente nell’account Google. Gli avversari diretti sono Apple Pay (arrivato nel maggio 2017) e Samsung Pay (in Italia dallo scorso aprile).
Come funziona Google Pay
Google Pay consentendo di pagare su app e siti web, in tutti i negozi che supportano i pagamenti contactless e su tutte le piattaforme controllate di Mountain View (da Google Play a YouTube). Per poterla usare serve avere un dispositivo con Android (dalla versione Lollipop e successive) o Wear OS (nel caso sia uno smartwatch) dotati di tecnologia NFC. Cioè con all'interno chip che permettono di pagare avvicinando il dispositivo al Pos. In sostanza, così come i suoi concorrenti, Google Pay vuole trasformare lo smartphone nel portafogli. Per farlo è sufficiente scaricare l’app Google Pay e aggiungere una carta di credito, di debito o prepagata (Maestro, MasterCard, Visa) emessa da una qualsiasi delle banche supportate. Al momento sono Banca Mediolanum, Boon, Hype, Nexi, N26, Revolut e Widiba. Nei prossimi mesi si aggiungeranno anche Iccrea Banca e Poste Italiane. Al momento di pagare basterà attivare lo schermo del telefono e appoggiarlo al terminale. I negozi che offrono questo tipo di pagamento hanno in mostra il simbolo NFC/contactless o il logo Google Pay.
Acquisti online e privacy
Google Pay può essere selezionato come metodo di pagamento anche quando si effettuano acquisti online. Basta scorrere le opzioni disponibili. C'è già, tra gli altri, su Booking.com, Deliveroo, Flixbus, Ryanair e Vueling. Google proverà a far pesare il suo ecosistema. Da Android fino a Chrome. Navigando e acquistando con il browser della casa, infatti, i dati di fatturazione, consegna e pagamento dell'utente saranno inseriti automaticamente. Tema privacy, sempre sensibile ma ancor di più quando si parla di soldi. I dati della carta di credito non vengono memorizzati sul dispositivo mobile né all’interno dei sistemi del rivenditore. Le transazioni si svolgono usando un numero di carta virtuale, per cui quello reale resta protetto. In caso di furto dello smartwatch o dello smartphone, è possibile usare la funzione “Trova il tuo telefono” per blindarlo. Non sarà invece necessario bloccare la carta di credito, proprio perché non è custodita sul dispositivo.
Il confronto con i concorrenti
Le differenze con Samsung Pay e Apple Pay sono davvero contenute. Per fare un confronto si deve quindi badare ai dettagli. Il punto forte di Google Pay è la possibilità di essere sfruttata su ogni dispositivo Android (o almeno su tutti quelli che hanno aggiornato il sistema operativo dopo novembre 2014). Apple e Samsung, invece, possono sfruttare solo il proprio hardware. A livello di funzioni, Cupertino e Mountain View sono praticamente identiche. Samsung Pay aggiunge invece la tecnologia Mst. In pratica lo smartphone "parla" anche con i Pos che leggono la banda magnetica e non i chip Nfc. Il servizio della casa coreana, quindi, è in grado di dialogare con più terminali rispetto alle concorrenti. Apple, anche grazie all'anticipo con cui è arrivata in Italia, ha dalla sua una rete di partner più ampia: Allianz Prima, American Express, Banca Mediolanum, Boon, Cassa di Risparmio Sparkasse, Credit Agricole, ExpendiaSmart, FinecoBank, Hype, N26, Nexi, TIMpersonal, UniCredit e Widiba.