Goldman Sachs, una delle banche d'investimento più esclusive del pianeta, dall'anno scorso ha messo alla porta molti dei suoi migliori banchieri d'affari per trasformarsi in una banca universale, cioè uno sportello unico per aziende e consumatori, sul modello di Citigroup e JPMorgan Chase. Tuttavia, come peraltro era facile aspettarsi, la strada si sta dimostrando tutta in salita. Il restyling è costoso. Finora, come spiega il Wall Street Journal, Marcus, la banca priva di filiali, puramente digitale, creata nel 2016, che punta a raggiungere le linee di credito, le carte di credito, la gestione patrimoniale e gli account pensionistici di milioni di consumatori e di risparmiatori, ha perso 1,3 miliardi di dollari.
Marcus avrebbe dovuto inventarsi il pret-a'-porter finanziario, la banca d'investimento alla portata di tutti. Goldman ha infatti comprato un'app che sostiene di essere in grado di aiutare un milione circa di persone negli Usa a prendere decisioni finanziarie migliori, fornendo, per esempio, suggerimenti su prestiti che potrebbero essere rifinanziati, bollette che potrebbero essere rinegoziate, o sulla gestione 'spicciola' del risparmio.
Inoltre il target di Goldman, che è sempre stato molto esclusivo: clienti con almeno 50 milioni di dollari in portafoglio, è stato drasticamente abbassato e ora la banca punta ad attirare gente molto meno facoltosa, con un patrimonio inferiore a 10 milioni, offrendogli prestiti da 75 mila a 25 milioni di dollari, garantiti dai portafogli di investimento. I prestiti di Marcus pero' finora sono andati male, specie quelli al consumo. In compenso i dirigenti di Goldman sostengono che Marcus ha consentito all'azienda di attrarre talenti tecnologici e ha raccolto 50 miliardi di dollari di conti di risparmi a basso costo, perché completamente digitalizzati. I dirigenti di Goldman sostengono anche che gli alti costi di Marcus sono giustificati dalla possibilità di raggiungere centinaia di milioni di utenti iPhone, un target giovane e benestante che potrebbe essere convertito in clienti Marcus.
"Stiamo sviluppando muscoli che non sapevamo di avere", ha dichiarato Omer Ismail, che gestisce Marcus negli Stati Uniti. Tuttavia il rischio per Goldman non è solo quello di rimetterci molti soldi ma, secondo il Wsj, anche quello di perdere la sua fama di 'titano' del sistema finanziario.
Nei suoi 150 anni di storia, Goldman ha dominato la fascia alta della finanza. Ha praticamente inventato il broking istituzionale negli anni '60 e negli anni '80 ha lanciato un nuovo modo di intendere l'offerta pubblica iniziale, cioè i debutti in borsa. Inoltre l'anno scorso anno ha mediato 1.300 miliardi di dollari di fusioni societarie.
Tuttavia questi motori di profitto, chiamiamoli pure le Rolls Royce del sistema finanziario, non producono più stesse entrate di un tempo. Le regole introdotte dopo la crisi finanziaria del 2008 hanno ridotto i profitti della finanza di fascia alta a meno della metà di quello che rendevano dieci anni fa. Di qui la necessità anche per Goldman di cambiare, di rivolgersi a una fascia di prodotto più bassa. Nasce cosi' l'idea della startup Marcus. Finora però i risultati sono stati deludenti.
Anche la collaborazione con Apple per lanciare la prima carta di credito Goldman-Apple, non hanno convinto. I costi per l'utilizzo della carta di credito sono troppo alti, la promozione è stata gestita da Apple e non ha centrato il bersaglio, poi ci sono stati anche problemi di vulnerabilità della sicurezza.
Insomma, il passaggio dalla grande banca d'affari a una banca universale di fascia medio alta finora non ha prodotto i risultati sperati. Molti pensano di cambiare il nome Marcus, che richiama il fondatore di Goldman Sachs, un venditore ambulante ebreo, emigrato in America dalla Germania nel 1848 e diventato banchiere, ma che finora non ha portato fortuna. Intanto il ceo della banca, David Solomon, secondo il Wsj che cita fonti ben informate, privilegia un solo marchio sui prodotti di consumo dell'azienda: Goldman Sachs.