È durato tutta la notte e si concluderà solo alle 17 di oggi il consiglio d'amministrazione fiume di Ntv, la società che gestisce i treni di Italo, che dovrà decidere se accettare o meno l'offerta da 1,9 miliardi di euro per l'acquisto dell'intero capitale sociale del gruppo lanciata da Global Infrastructure Partners (Gip), un fondo di private equity statunitense che gestisce attività per 40 miliardi di dollari. Che si tratti di una decisione complicata lo si evince dalla coincidenza dell'orario fissato per il termine del cda con la scadenza dell'offerta: i consiglieri di amministrazione di Ntv hanno voluto utilizzare fino all'ultimo secondo disponibile per valutare la proposta, che consentirà agli azionisti di riacquistare, con i proventi della vendita, fino al 25% della compagnia. Il fondo ha inoltre espresso "l'auspicio che l'attuale presidente Luca Cordero di Montezemolo e l'amministratore delegato Flavio Cattaneo mantengano i rispettivi ruoli in Italo".
Quandò General Electric si alleò con una banca svizzera
La prima cosa da sottolineare è che non siamo di fronte - come nel caso dell'offerta di Cerberus per Alitalia - a un "fondo avvoltoio" interessato a mettere le mani su un'azienda decotta per poi rivenderne i pezzi al miglior offerente ma a una società con una politica di investimenti molto mirata che negli ultimi anni ha aumentato in maniera esponenziale la propria presenza in settori come l'energia, la gestione dei rifiuti e i trasporti. Ovvero, tre comparti che rientrano nel core business di General Electric, il gigante americano che, nel maggio 2006, fu il maggiore investitore del primo round di finanziamenti insieme alla banca svizzera Credit Suisse. Entrambi i soggetti misero sul piatto, complessivamente, circa un quinto dei 5,64 miliardi di dollari raccolti allora, nonché dei know-how - quello di un colosso della tecnologia e di un leader mondiale nei servizi finanziari - decisamente complementari, mettendo in piedi una vera e propria joint venture.
Il business degli aeroporti
Il primo grande investimento realizzato da Gip passò per un'altra joint venture tra il fondo e Aig, la mega compagnia assicurativa americana che - insieme a Lehman Brothers - fu uno dei simboli della crisi dei mutui subprime. Nell'ottobre 2006 le due società acquistano, per una somma non resa nota, il London City Airport, che il fondo rivenderà nel febbraio 2016, facendo sapere di aver incassato una plusvalenza cospicua. Negli anni successivi Gip rileverà altri due importanti aeroporti britannici: quello di Londra Gatwick, ceduto per un miliardo e mezzo di sterline da BAA (la holding che controlla anche Heathrow) nell'ottobre del 2009, e quello di Edimburgo, comprato per 807 milioni di sterline nel 2012, l'anno in cui Gip completa il secondo round di investimenti rastrellando 8,25 miliardi di dollari e imponendosi come il maggiore fondo mondiale specializzato in infrastrutture. Ancora più ricca la terza raccolta di fondi, quella dalla quale viene la somma messa sul piatto per Italo, completata nel gennaio 2017: 15,8 miliardi di dollari, ben oltre quanto previsto all'avvio. Tra le altre società che vedono Gip tra gli azionisti si possono citare l'utility spagnola Gas Natural, il porto di Melbourne e la Pacific National, ovvero le ferrovie australiane. Investimenti che lasciano intravedere, seppure nel lungo periodo, prospettive di gestione integrata di reti di trasporti ed energia. Proprio in Australia, a Sydney, il fondo apre un nuovo ufficio, che si aggiunge alle sedi di New York, Londra e Stamford, in Connecticut. Un'espansione che ha avuto finora dietro lo stesso uomo: Adebayo Ogunlesi, già capo dell'investment banking di Credit Suisse First Boston nonché fondatore di fatto di Global Infrastructure Partners, del quale resta presidente. E arriva da Credit Suisse anche Philip Iley, nei ranghi di Gip dal 2016 dopo aver ricoperto il ruolo di responsabile del settore Trasporti e Logistica dell'istituto elvetico per l'area Emea. Se la trattativa andrà in porto - prevede Affari Italiani - potrebbe essere proprio lui a occuparsi di Italo.