La manovra sarà "equilibrata" e le riforme graduali, "non si può fare tutto subito". Sono le linee dettate dal ministro dell'Economia, Giovanni Tria, da Cernobbio che ribadisce: "Rispetteremo i vincoli di bilancio europei". Bisogna partire dalla crescita, aggiunge Tria, "ma non in deficit spending". È "inutile cercare 2-3 miliardi di deficit, se ne perdiamo 3 o 4 dal lato dei tassi di interesse".
Non ha senso dunque sforare il deficit se poi questo margine viene 'mangiato' dalla crescita dello spread: Su questo tema, spiega, "c'è piena consapevolezza da parte del governo. L'obiettivo di bilancio, in termini di indebitamento netto, sarà commisurato entro questi limiti ma guardando ai mercati finanziari".
La prudenza del governo sui conti pubblici
Tria rivendica dunque che la linea della prudenza sui conti pubblici da parte del governo "c'è sin dall'inizio". "Ciò che sto discutendo con la Commissione da giugno non è cambiato, l'obiettivo è di stare nei limiti consentiti dalle regole europee". Le riforme dunque "partiranno gradualmente, perché non si può fare tutto subito", afferma il ministro. Il governo, "non punta a far partire una riforma forte senza le altre, perché sarebbe una manovra squilibrata che non considera che tutte le parti - rafforzamento stabilità sociale, l'avvio della riforma fiscale e lancio del grande piano di investimento - si tengono e non tutto si può fare subito".
"Le riforme annunciate dal governo hanno una prospettiva di legislatura - spiega - quindi partiranno gradualmente, partiranno più o meno tutte con una prima fase, con un equilibrio che non è di tipo politico, accontentare un pezzo o un altro, ma un equilibrio che dipende dalla strategia di politica economica, perché una riforma si regge anche sull'altra".
Nel 2019 dimezzato il gap di crescita fra Italia e Europa
Tria auspica di "dimezzare già nel 2019 il gap di crescita fra l'Italia e l'Europa". Un distacco di un punto percentuale di Pil sia in cicli economici espansivi che in momenti di crisi. Uno dei principali problemi dell'Italia, evidenzia il ministro, è che ci sono "bassi investimenti, con gli investimenti pubblici infrastrutturali che sono calati negli ultimi anni a 0 e sono diminuiti anche quelli privati". "Il rinnovo dello stock di infrastrutture in Italia di ogni tipo, da quelle più tradizionali a quelle delle grandi reti, è uno dei problemi fondamentali che dobbiamo affrontare e non solo per aumentare la domanda ma per aumentare il rendimento degli investimenti privati", continua Tria.
Per il ministro "non ci sono temi di fondi sugli investimenti pubblici, perché i governi precedenti li hanno stanziati, ma questi investimenti non vengono fatti per problemi procedurali". "La questione centrale è che nella pubblica amministrazione, negli ultimi decenni, sono stati distrutti tutti i centri tecnici, per cui c'è un'incapacità progettuale". E proprio "la riduzione del rapporto debito-Pil significa un rafforzamento e un consolidamento della presenza sui mercati finanziari dell'Italia che libererà risorse e che attrarrà investimenti. E questo è importante per un governo che si pone la crescita come primo obiettivo".
Lo spread non è una preoccupazione del ministro
Sul fronte spread non si mostra preoccupato: "I mercati in agosto non ci hanno creduto, ma questo è un problema che ormai abbiamo alle spalle essendo passato agosto mese pericoloso che è pericoloso per le fluttuazioni dei mercati finanziari. Dalle dichiarazioni si passerà ai fatti. Sono convinto che lo spread tornerà a livelli normali, legati ai fondamentali dell'Italia". Infine Palazzo Chigi smentisce che il premier Conte abbia parlato di condono fiscale. Si tratterà di "una riforma fiscale che prevede come primo passaggio introduttivo la pacificazione fiscale. Non si tratta dunque di condono, che è una forma di fare cassa una tantum e presuppone la legislazione invariata".
"Nella proposta che sarà avanzata dal Governo, infatti - si spiega - si offrirà ai contribuenti l'occasione di immettersi nel nuovo regime fiscale, che risulterà organicamente riformato, azzerando le pregresse pendenze contributive".