Non è stata soddisfatta la curiosità sui dettagli della sua incredibile fuga dal Giappone: Carlos Ghosn ha convocato una conferenza stampa, sua prima apparizione pubblica da quando si trova a Beirut e cioè dal 30 dicembre, per denunciare un "complotto" contro di lui e per "riabilitare" il suo nome.
Secondo alcune ricostruzioni, l'ex magnate si sarebbe imbarcato sul volo che lo ha portato prima a Istanbul nascosto in una valigia come quelle che si usano per trasportare strumenti musicali, ma Ghosn non ha confermato la modalità con la quale è riuscito a espatriare dal paese nipponico, dove è accusato di appropriazione indebita.
Davanti a un pubblico di circa 150 giornalisti scelti meticolosamente dal suo team di comunicazione - peraltro molte testate giapponesi non sono state ammesse all'incontro - Ghosn ha spiegato di non aver avuto "altra scelta" se non quella di fuggire di fronte ad accuse "infondate". "Ero un ostaggio" in Giappone, ha aggiunto, sostenendo di essere "innocente".
"Non sono sfuggito alla giustizia, sono sfuggito all'ingiustizia e alla persecuzione", ha insistito spiegando di aver preso questa decisione ("la più difficile della mia vita") anche perché i suoi avvocati gli avevano riferito che rischiava di aspettare perfino cinque anni per il verdetto del suo processo. Nessun dettaglio quindi sulla sua fuga: precedentemente aveva solo sostenuto di aver organizzato "da solo" la partenza.
L'ex manager si trova ad affrontare quattro accuse in Giappone: due per violazione aggravata della fiducia e due per risconti passivi non dichiarati alle autorità di borsa da Nissan (anch'essa perseguita), compresi gli importi che avrebbe dovuto ricevere dopo il pensionamento, stimati dai tribunali in 9,23 miliardi di yen (74 milioni di euro) dal 2010 al 2018.
Il Libano, che non ha un accordo di estradizione con il Giappone, ha ricevuto una richiesta di arresto da parte dell'Interpol. Secondo una fonte giudiziaria, Ghosn potrebbe essere molto presto ascoltato dalla Procura della Repubblica. Durante la conferenza stampa, Ghosn ha assicurato che verranno prodotti documenti a prova della sua innocenza: è stato invece vittima di un complotto ordito da Nissan, con la complicità delle autorità giapponesi.
E ora? "Sono preparato a restare molto tempo in Libano", ha fatto sapere Ghosn aggiungendo che ora intende solo "andare in pensione e difendere i miei diritti maturati in anni e anni di servizio". Sapremo della sua fuga sul piccolo schermo in una serie tv? "Non ho firmato alcun accordo con Netflix", ha di nuovo smentito le voci. Ma a questo nessuno, in fondo, ci crede.