"Le tensioni economiche e geopolitiche" legate alle misure protezionistiche mettono a rischio la crescita globale. È l'allarme lanciato dai ministri delle Finanze e dai banchieri centrali del G20 nel comunicato finale diffuso al termine dei lavori di Buenos Aires. "Abbiamo discusso dei principali rischi per le prospettive (di crescita), tra cui le vulnerabilità che potrebbero essere il risultato di un inasprimento delle condizioni finanziarie più rapido delle tensioni economiche e geopolitiche", si legge nel documento che arriva tre giorni prima dell'entrata in vigore delle tasse statunitensi sulle importazioni di acciaio (25%) e di alluminio (10%).
Frutto di lunghe negoziazioni tra ministri, questa dichiarazione ha il vantaggio di rimandare, senza dirlo esplicitamente, alle tensioni provocate dalle tasse doganali Usa che stanno per scattare e dalla sovraccapacità produttiva della Cina. "Il commercio internazionale e gli investimenti sono motori importanti di crescita, produttività, innovazione, creazione di posti di lavoro e sviluppo", spiegano i Grandi riaffermando le conclusioni raggiunte al vertice di Amburgo. "Riconosciamo la necessità di un ulteriore dialogo e azioni - sottolineano i ministri e i banchieri centrali del G20 - stiamo lavorando per rafforzare il contributo del commercio alle nostre economie".
La guerra commerciale con gli Stati Uniti
"C'è un comune sentire: non ci sono vincitori in una guerra commerciale", ha messo in guardia il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, a margine dei lavori, dichiarandosi ottimista sulla possibilità di trovare una soluzione alle tensioni sui dazi. "Stati Uniti, Europa, Cina e gli altri grandi", ha sottolineato in un'intervista a Bloomberg, "devono evitare di intraprendere passi che possano indebolire il sistema commerciale mondiale".
L'Europa, ha concluso il ministro, "parla con una voce sola: vuole evitare qualsiasi frizione e trovare una soluzione". In un momento in cui l'Europa e altri Paesi come l'Argentina stanno intensificando gli sforzi diplomatici con Washington per essere esentati dalla nuova imposizione fiscale ed evitare, appunto, una disputa commerciale, il G20 delle Finanze ricorda che la soluzione richiede il multilateralismo, minato dall'incapacità della comunità internazionale di risolvere fino a oggi i problemi di sovrapproduzione dell'acciaio o di impedire un'azione unilaterale da parte degli Stati Uniti.
"La Ue non vuole l'escalation commerciale, non vuole la guerra commerciale, ma è pronta a reagire, anche se la nostra opzione preferita è il dialogo", ha dichiarato il commissario europeo, Pierre Moscovici. "Le nostre contromisure sono pronte", ha avvertito. Dal canto suo il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha chiesto che l'Europa sia risparmiata da Washington.
Tassare i giganti digitali
Altro tema sul tavolo che crea tensione tra gli Stati Uniti e la Ue è la tassazione dei giganti digitali, i cosiddetti Gafa (Google, Amazon, Facebook, Apple). I ministri e i banchieri centrali del G20 si impegnano a lavorare per trovare una soluzione sulla tassazione dei giganti della rete entro il 2020. "Siamo impegnati a lavorare insieme per cercare una soluzione basata sul consenso entro il 2020, con un aggiornamento nel 2019", si legge nel comunicato finale.
"Abbiamo compiuto progressi sostanziali in materia di trasparenza fiscale. Ulteriori passi per implementare gli standard di trasparenza e i requisiti per lo scambio di informazioni a fini fiscali avranno luogo quest'anno", spiega ancora il documento. Il commissario europeo Pierre Moscovici era volato a Buenos Aires prima dell'avvio dei lavori del G20 per rassicurare gli Stati Uniti sulla sua proposta di tassazione dei big digitali che vedrà finalmente la luce domani.
"Non è una misura antiamericana", ha affermato, sottolineando che la proposta della Ue va oltre i Gafa. "Stiamo definendo una strategia per la tassazione dei giganti digitali nel loro insieme, indipendentemente dalla loro nazionalità", ha aggiunto. I ministri del G20 lanciano poi l'allarme sulle criptovalute chiedendo di evitare che vengano utilizzati per il riciclaggio di denaro o il finanziamento del terrorismo.
Bitcoin e le altre criptovalute
"Le criptovalute non realizzano le funzioni chiave di una moneta sovrana", dichiarano i Grandi. Non solo, nel comunicato evidenziano le loro possibili "implicazioni per la stabilità finanziaria" e si rifiutano di considerarle come criptovalute, preferendo la formula di "cripto-beni". I ministri invitano quindi istituzioni come il Financial Stability Board (Fsb) a "continuare a monitorare le cripto-attività e i loro rischi e a valutare una risposta multilaterale, se necessario".
Il G20 mette in guardia anche sui rischi legati alla volatilità nei tassi di cambio. "Una volatilità eccessiva o movimenti disordinati nei tassi di cambio possono avere implicazioni negative per la stabilità economica e finanziaria", scrivono i ministri che si impegnano ad astenersi "da svalutazioni competitive".