L’Europa sovranista non piace alle agenzie di rating, ed in particolare non piace l’Italia. In due giorni altrettante bocciature: una di Moody’s, l’altra della consorella Fitch. Entrambi parlano di una crescita del Pil italiano appena sopra lo zero per il 2019. Il fatto poi che tutta l’eurozona soffra – in particolare la Germania – è consolazione piuttosto magra.
Meglio la Francia e la Spagna
Queste le fosche vedute di Fitch: le stime di crescita dell'Eurozona nel 2019 passano dall'1,7% all'1%, perché "negli ultimi mesi i dati sull'attività economica dell'area si sono deteriorati in modo più deciso che in altre parti del mondo". L'Italia è il Paese che frena di più, con le stime sul Pil che passano dall'1,1% allo 0,3%, assieme alla Germania (dall'1,7% a sotto l'1%). Per la Francia si va dall'1,7 all'1,4% e per la Spagna dal 2,3 al 2,1%. Benissimo non va a nessuno, ma questi ultimi due paesi hanno tassi di crescita nettamente superiori.
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“Colpa del sovranismo”
Le motivazioni addotte da Fitch riguardano direttamente le forze del governo gialloverde. "La prospettiva di un'avanzata delle forze euroscettiche potrebbe aumentare le tensioni dei mercati finanziari, danneggiare la fiducia e ridurre gli investimenti", sottolinea l'agenzia di rating nel suo report sull'Eurozona.
In qualche modo le previsioni di una crescita ridotta toccano anche la Lega: "Matteo Salvini, vice primo ministro italiano, ha cercato alleanze politiche con altri leader europei per formare un grande blocco euroscettico all'interno del Parlamento europeo. Sebbene questo blocco probabilmente aumenterà di importanza, sarebbe comunque una minoranza".
Si ritorna al Quantitative Easing?
Mario Draghi, governatore della Bce, lo ha da poco dichiarato chiuso, ma le nubi che si addensano all’orizzonte rischiano di far tornare di moda il Quantitative Easing. "Il deterioramento delle prospettive di crescita e il calo delle aspettative di inflazione potrebbero spingere la Banca centrale europea a considerare il riavvio degli acquisti di asset, cioè il Qe”, precisa infatti il documento.
Si incarica di spiegare ancor meglio lo stesso Robert Sierra, Director del team Economics di Fitch. Dice: "Ci aspettavamo già che la Bce ritardasse l'inizio della sua normalizzazione delle politiche, sia in termini di tassi di interesse che di riduzione del bilancio, ma ora crediamo che" l'Istituto "prenderà seriamente considerazione il riavvio degli acquisti di asset relativamente presto", ha spiegato
L’anatema di Moody’s
Anche l'agenzia di rating Moody's ha fatto sapere che abbasserà le stime di crescita dell'Italia per il 2019 a un valore compreso tra lo 0 e lo 0,5%, rispetto al +1,3% attuale. Lo ha preannunciato alla Reuters, Kathrin Muehlbronner, lead analyst per l’Italia, parlando a margine della Credit trend conference a Milano. Per quanto riguarda le stime per il rapporto deficit/pil invece, sia per il 2019 che per il 2020 sono pari al 2,5%.
Inoltre, aggiunge Moody’s, "vediamo un significativo rischio di elezioni anticipate, probabilmente dopo le elezioni europee".
Questo nonostante l'operato del governo non dispiaccia all’agenzia: "Tra questi vediamo il piano di investimenti pubblici e anche la semplificazione fiscale proposta dalla Lega. La riforma delle pensioni è invece vista negativamente. non c’è nulla nel programma di governo che modifichi le prospettive di crescita, vediamo un consistente programma di spesa”. Comunque l’Italia attualmente non rappresenta un fattore di contagio per gli altri Paesi a differenza di quanto accaduto con la crisi del debito del 2011-12.
Il tweet di Brunetta
La prima reazione del mondo politico giunge dall’economista di Forza Italia Renato Brunetta. “L’agenzia di rating Fitch ha pesantemente tagliato la stima di crescita del Pil Italiano a 0,3% dal precedente 1,1%. Tra una settimana esatta Fitch dovrà decidere se tagliare il rating del nostro debito. L’outlook è negativo”, scrive in un tweet. Per poi concludere: “Teniamo le dita incrociate”.