Aggiornamento delle 18.40 del 26 settembre 2017
Il viceministro dell’Economia Luigi Casero ha fatto sapere che si sta valutando un’ulteriore proroga per la trasmissione telematica dei dati delle fatture emesse e di quelle ricevute e registrate del primo semestre 2017, attualmente prevista per il 5 ottobre, a causa del blocco del sistema informatico di collegamento con l’Agenzia delle Entrate.
“Gentile utente, il servizio ‘Fatture e Corrispettivi’ è stato ripristinato”. Il sito Internet è tornato accessibile, anche se con funzionalità limitate, dopo il blocco di venerdì scorso, quando si è scoperto che inserendo un qualsiasi codice fiscale di un contribuente, era possibile visualizzarne i dati e la storia tributaria. Tuttavia al momento alcuni servizi rimangono fuori uso. Non è ancora possibile modificare i dati fattura attraverso interfaccia web, visualizzare le notifiche di esito delle sole fatture elettroniche, delle comunicazioni trimestrali IVA e quelle relative ai corrispettivi, o fare la precompilazione dei dati all'interno della funzionalità di generazione dati fattura.
Di decreto in decreto. La scadenza per l’invio degli adempimenti attualmente è stata prorogata dal 28 settembre al 5 ottobre. Ma il primo rinvio dei termini per la trasmissione telematica all'Agenzia dell'entrate in realtà era quello che rimandava dal 5 settembre al 28 dello stesso mese. Ironia vuole che sia stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale solo ieri, giusto in tempo perché se ne rendesse necessario uno nuovo.
Aggiornamento del 26 settembre 2017, ore 09,45
L'Agenzia delle Entrate concede una settimana in più per compensare il blocco del sistema telematico di trasmissione delle fatture sul sito. Il servizio dovrebbe ripartire oggi con l’eccezione di alcune funzionalità. Per la trasmissione telematica delle fatture ci sarà dunque tempo fino al 5 ottobre. Il Fisco chiuderà un occhio anche sulle sanzioni per i ritardatari, fino a 15 giorni dopo la scadenza originaria del 28 settembre.
Il grande pasticcio della trasmissione telematica delle fatture all’Agenzia delle Entrate. Sfruttando un bug – un difetto nella programmazione di un software - l’infrastruttura informatica, fornita dalla società pubblica Sogei, ha permesso a chiunque avesse le credenziali di accesso al servizio di poter consultare e addirittura scaricare dei dati estremamente riservati. Commercialisti, intermediari abilitati, ma anche semplici cittadini, potevano conoscere le fatture trasmesse telematicamente semplicemente inserendo il codice fiscale del bersaglio e premendo invio, come ricostruito dal Corriere della Sera.
Violata la privacy
Inserendo il codice fiscale di un commercialista era addirittura possibile vedere i dati suoi e dei suoi clienti. La piattaforma è fuori servizio da venerdì e su Internet monta la protesta, a pochi giorni dalla scadenza del 28 settembre per il primo invio dello spesometro semestrale. E dalla Sogei solo un assordante silenzio.
Spesometro in tilt, è caos tra i commercialisti https://t.co/tHQjPqgjk8 pic.twitter.com/hDfe5llIeZ
— Corriere della Sera (@Corriere) 25 settembre 2017
"Ci scusiamo per l'inconveniente"
Avevano detto che il servizio sarebbe stato ripristinato in giornata, ma al momento non è ancora disponibile. Su una grande schermata blu con scritto: “Ci scusiamo per l'inconveniente”, si infrange il malriposto orgoglio della digitalizzazione dei servizi fiscali e tributari. Il presidente della Commissione di Vigilanza sull’Anagrafe Tributaria, Giacomo Portas ha convocato per mercoledì il direttore dell’agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini e i vertici della Sogei, e si dice sia “furibondo”. Anche il Garante della Privacy, Antonello Soro, ha detto di voler stabilire se ci siano responsabilità e se sono state applicate tutte le misure necessarie per la protezione dei dati personali.
Tributaristi: non sanzionare i ritardatari
Per cercare di ovviare ai disagi causati, il presidente dell’Istituto nazionale tributaristi, Riccardo Alemanno ha inviato una lettera al ministero dell’Economia e all’agenzia delle Entrate per chiedere che non vengano applicate le sanzioni relative al ritardo per l’invio dei dati del primo semestre 2017 in scadenza il prossimo 28 settembre, come riporta il Sole 24 Ore.
In Giappone qualcuno del Mef e direttore AgEntrate andrebbero in tv a scusarsi inchinati a 90°. Invece, predicano...https://t.co/vk0kxidSwl
— Oscar Giannino (@OGiannino) 25 settembre 2017
Nella lettera Alemanno scrive: “Si comprendono le difficoltà collegate a un adempimento così imponente per numero di dati e utenti, ma in previsione di ulteriori utilizzi dei sistemi informatici per invio dati e documenti, quale la fattura elettronica tra privati, sarebbe opportuno un periodo di prova che coinvolgesse le rappresentanze degli intermediari fiscali”. In ogni caso il sito web, attualmente sottoposto a manutenzione, non è il canale principale di trasmissione dello spesometro, in quanto la gran parte degli studi si sono dotati di software professionali dai quali gestiscono gli invii telematici.
Il precedente del 2016
Ma non è la prima volta che Sogei perde di vista l’aspetto della sicurezza informatica. Già nel 2016 si era scoperta una falla sul sito ‘18app’, dal quale i diciottenni potevano richiedere il bonus di 500 euro per acquisti culturali. Un hacker di soli diciotto anni aveva scoperto che era possibile generare buoni infiniti, modificare le disponibilità residue, o addirittura eliminare i coupon di altri utenti. Fortunatamente per la Sogei, il giovane informatico aveva prontamente avvisato l’azienda della vulnerabilità e, in quell’occasione, l'azienda era riusciti a intervenire prontamente.
Italia al top per la sicurezza sul web
La notizia della vulnerabilità del sistema fornito da Sogei arriva come una doccia fredda proprio il giorno in cui vengono rilasciati i risultati dell’indagine condotta da Kaspersky Lab, la società di antivirus basata in Russia, per verificare i livelli di preparazione delle aziende europee rispetto al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, nei quali l’Italia è risultata tra i primi Paesi in Europa. Secondo lo studio il 46% dei responsabili dei sistemi informatici italiani avrebbe una buona consapevolezza degli obblighi necessari a tutelare le informazioni sensibili degli utenti, contro il 47% dei Francesi e il 49% del Regno Unito