Un anno e mezzo fa, quando finalmente l’accordo tra Roma e Parigi era stato concluso e nessuno si sarebbe aspettato nuovi stop, l’operazione era stata definita finalizzata a creare “un campione mondiale nel settore navale, civile e militare, attraverso una partnership paritetica” tra i due versanti delle Alpi. Oggi, invece, a sorpresa la Commissione europea mette sotto esame l'acquisizione di Chantiers de l'Atlantique (ex Stx) da parte di Fincantieri.
L’ esecutivo Ue ha accolto la domanda presentata dalla Francia e dalla Germania che la invitavano a esaminare la proposta di acquisizione alla luce del regolamento sulle concentrazioni. Secondo la Commissione "l'operazione rischia di nuocere alla concorrenza a livello europeo e mondiale". Quindi ci si fermi, attendendo i risultati di una inchiesta che sta per partire.
Un ricorso che nessuno si aspettava
Non senza dimostrare una sorta di pudore, la Commissione premette che il progetto di acquisizione di Chantiers de l'Atlantique da parte di Fincantieri "non raggiunge le soglie di fatturato previste dal regolamento UE relativamente alle concentrazioni per le operazioni che devono essere notificate alla Commissione a causa della loro dimensione europea".
Ma il fatto è che la Francia ha presentato alla Commissione una domanda di rinvio a norma del regolamento Ue sulle concentrazioni, che permette a uno o più Stati membri di chiedere alla Commissione di esaminare una concentrazione che, pur non rivestendo una dimensione europea incide sugli scambi all'interno del mercato unico, rischia di incidere in misura significativa sulla concorrenza nei territori degli Stati membri che presentano la richiesta. E la Germania si è associata alla richiesta di rinvio trasmessa dalla Francia.
Rinasce l’asse franco-tedesco?
Sulla base degli elementi forniti dalla Francia e dalla Germania, e fatti salvi i risultati della sua indagine esaustiva, la Commissione ritiene che l'operazione potrebbe nuocere in misura significativa alla concorrenza nel settore della costruzione navale, in particolare per quanto riguarda il mercato mondiale delle navi da crociera. La Commissione ha inoltre concluso di rappresentare l'autorità più idonea a valutare i potenziali effetti transfrontalieri dell'operazione: di conseguenza, l'acquisizione di Chantiers de l'Atlantique da parte di Fincantieri sarà esaminata nella sua integralità da parte della Commissione, che intende ora chiedere a Fincantieri di notificare l'operazione.
Una operazione che si dava per finalizzata dal settembre del 2017, grazie ad un accordo fatto di compromessi diplomatici, più che economici, che mirava a salvare la faccia dei due contendenti, dopo un’estate di rappresaglie giocate sulla linea Maginot alpina della cantieristica navale.
Un accordo basato su una serie di garanzie. La prima:a Fincantieri la disponibilità del 51% “così da avere pieno controllo nella governance aziendale, cosa che non era stata concessa nella precedente formulazione dell'intesa”. La seconda: all'Italia presidente, Ad e maggioranza in consiglio. Una rutto di un prestito del governo italiano dell'1%, revocabile solo in caso di inadempimento di Fincantieri rispetto agli impegni presi. Ma il veleno, si sa, sta nella coda.
L’ultimo codicillo: il potere di blocco della Francia
Secondo gli accordi, infatti, agli italiani sarebbe sì andato il 50 più uno nella plancia di comando, ma ai francesi il diritto di veto su diverse questioni strategiche, compreso gli assetti occupazionali. In altre parole la guida operativa sarebbe stata italiana, ma i francesi hanno continuato a mantenere un potere di blocco che esercitabile dall’Ape, l’Agence des partecipations de l’Etat. È successo, ed ora il colosso del mare si trova a galleggiare, nuovamente, in cattive acque.