Da tempo Fca cercava un partner, ma la prima scelta non era stata Psa. Prima di arrivare alla proposta di fusione con Peugeot di fine ottobre scorso, e di giungere così all'accordo ufficializzato stamattina, il Lingotto aveva cercato di convolare a nozze con Renault. Un matrimonio saltato a inizio giugno dopo il rifiuto del gruppo italo-americano ad accettare l'invito dello Stato francese (che detiene il 15,1% di Renault) di avere più tempo prima di prendere una decisione.
A quasi otto mesi di distanza dal fallimento del matrimonio con Renault, appare ora come premonitore un titolo dell'edizione francese di Forbes che, il 30 maggio scorso, si chiedeva se Psa fosse davvero esclusa dalla partita delle fusioni. Il rifiuto di Fiat rispediva al mittente anche alcune pesanti condizioni, poste dall'esecutivo di Parigi. Tra queste figuravano il mantenimento di posti di lavoro e siti produttivi in Francia e la partecipazione del soggetto nato dalla eventuale fusione al consorzio franco-tedesco dei costruttori di batterie elettriche, presentato poche settimane prima.
Per il perfezionamento della fusione serviva anche l'accordo esplicito di Nissan, l'alleato di Renault. Il costruttore giapponese non aveva mostrato ostilità verso l'ipotesi di fusione ma non aveva mancato di sottolineare che questa avrebbe modificato "in maniera significativa la struttura".
Anche per questo, il governo francese si era impegnato a chiedere che la fusione avvenisse all'interno del "quadro dell'alleanza tra Renault e Nissan", oltre a una governance equilibrata tra Fiat-Chrysler e il resto del gruppo.
Se fosse andata in porto, la fusione tra Renault e Fiat, più l'apporto di Nissan, avrebbe dato origine a un gruppo da quasi 16 milioni di veicoli all'anno. Un colosso mondiale capace di superare nettamente le 10,8 milioni di autovetture prodotte ogni anno rispettivamente dai concorrenti Volkswagen e Toyota.
Con Psa ci si fermerà a quota 8,7 milioni, al quarto posto, dietro anche a Nissan Mitsubishi, ma davanti a General Motors. L'idea di una fusione tra Psa e Fca comunque esisteva da tempo sullo sfondo. Al salone dell'auto di Ginevra, dello scorso marzo, i due leader dei gruppi automobilistici si erano erano incontrati e, nonostante stesse prendendo forma il progetto di fusione con Renault, i rapporti erano rimasti cordiali.
Secondo il quotidiano economico francese Les Echos, all'epoca una "fonte francese" aveva rilasciato al giornale un messaggio premonitore. "Se si facesse qualcosa (tra Psa e Fiat, ndr) ciò avverrebbe in uno spirito amichevole e in una logica win-win". A Ginevra però i due gruppi avevano mantenuto molta discrezione. Carlos Tavares, numero uno di Psa, aveva, ad esempio risposto alla stampa che gli chiedeva di un possibile avvicinamento a Fiat: "Si può sognare di tutto".
Il "corteggiamento" tra il gruppo del leone e Fca è ripreso quest'estate come sostiene Le Figaro che, sul proprio sito, scrive che "nella seconda metà di agosto" ci sarebbero state delle "discussioni" tra John Elkann, consigliato da Alain Minc, Louis Gallois e Carlos Tavares, che però sono finite con un nulla di fatto perché il gruppo italo-americano "considerava troppo alto il prezzo dell'operazione".
L'11 settembre scorso, Robert Peugeot - l'ad della holding della famiglia Peugeot, che controlla Psa - ha dichiarato sul canale Bfm Business che "non ci sono attualmente discussioni di fusione-acquisizione" con Fca. Il discorso sembrava essere chiuso. Invece - ricorda Le Figaro - "John Elkann è tornato al tavolo del negoziato" con l'idea che un'alleanza Fca-Renault avrebbe creato più valore ma che una fusione con Psa sarebbe stata più facilmente realizzabile. Il seguito della storia e' lì a dimostrarlo.