Ieri l'euro ha sfondato quota 1,20 sul dollaro, un livello che non toccava dal gennaio 2015. Dietro il super euro c'è la ripresa dell'economia europea e le incertezze sulla politica di Donald Trump e sulle future mosse della Fed, che hanno indebolito il biglietto verde. Ma che vuol dire concretamente per tutti noi avere a che fare con un euro forte? Fondamentalmente rappresenta un vantaggio per chi compra dall'estero e uno svantaggio per chi vende all'estero. In pratica, danneggia l'export, rendendo meno competitivi i nostri prodotti e avvantaggia chi compra dall'estero, o chi si reca fuori dai confini nazionali. Ma vediamo più nel dettaglio i pro e i contro.
I vantaggi
Viaggi all'estero più convenienti. Per il turista che si reca in un Paese straniero, in particolare negli Usa, l'euro forte consente un cambio più vantaggioso e dà più potere d'acquisto, non solo nello shopping, ma in tutte le forme di pagamento: dagli hotel, ai ristoranti, alle spese per i trasporti.
Prezzo benzina tende a calare. Il costo dei carburanti, al netto delle tasse, tende a diminuire, o quantomeno a stabilizzarsi.
Bollette energetiche più basse. I beni di importazione, a partire da quelli energetici, costano meno e quindi è previsto un risparmio nella bolletta energetica, anche se gli aggiustamenti dei prezzi non sono automatici e quindi i vantaggi per le nostre tasche si faranno sentire a scoppio ritardato.
Mutui e prestiti meno cari. L'euro forte non impedirà il tapering della Bce, ma probabilmente lo rallenterà. Inoltre spingerà la Bce a mantenere a lungo i tassi di interesse all'attuale livello, cioè quasi a zero. Questo consentirà di tenere bassi i tassi sui mutui e sui prestiti.
Importazioni favorite. Le aziende potranno comprare a costi più contenuti beni e soprattutto materie prime dall'estero, abbassando costi di produzione.
Gli svantaggi
Export penalizzato. Le aziende che esportano, quindi in teoria tutto il made in Italy, saranno svantaggiate perché le merci prezzate in euro avranno un valore più alto rispetto a quelle in dollari o in altre valute, perdendo competitività. La penalizzazione sarà tanto più forte per quei prodotti i quali, più che sulla qualità, puntano sulla convenienza di prezzo.
Borse, penalizzate aziende export. Il super euro penalizza le aziende quotate specializzate in export e quindi in particolare la Borsa di Milano, in cui il peso di queste aziende è molto forte.
Costi bancari tendono a salire. I bassi tassi di interesse, che l'euro forte tende a mantenere, indeboliscono i profitti delle banche, le quali, per rifarsi, aumentano i costi de loro servizi.
Rischio calo turisti in Italia. L'alto tasso di cambio dell'euro non incoraggia l'afflusso di turisti, specie quelli Usa, che potrebbero preferire mete in cui il dollaro ha più valore.
La trappola dei prezzi troppo bassi. Draghi l'ha detto chiaro: l'euro forte è una "fonte di incertezza" per le sue implicazioni a medio termine sull'outlook dell'inflazione dell'Eurozona. In pratica, non favorisce un aumento dei prezzi, li mantiene bassi troppo a lungo. In questo caso, il vantaggio a breve per i consumatori si tramuta in uno svantaggio a medio e lungo termine, poiché crea instabilità e incertezza, a danno della crescita dell'economia e dell'occupazione.