Potrebbe essere un mediatore esterno a risolvere la disputa fra i soci francesi e gli italiani del gigante dell’occhialeria nato due anni fa dalla fusione fra Essilor e Luxottica e ormai comunemente noto come EssiLux. Per sbrogliare la matassa è stato chiamato Frank Gentin, ex presidente del Tribunale del Commercio di Parigi, che lo stesso tribunale ha nominato 'mandatario ad hoc' per EssilorLuxottica sul fronte dell'arbitrato dopo la richiesta avanzata su spinta del campo francese. Una figura 'super partes', apprezzata anche dal socio italiano e dai consiglieri indipendenti nominati da Delfin, la società di Leonardo Del Vecchio che controlla il 32% del gruppo.
Lo scenario che si prospetta è dunque il seguente: o il cda trova un accordo al suo interno per stabilire la linea della società nell'ambito dell'arbitrato nominato da Delfin, oppure sarà Gentin a scegliere la linea di difesa, individuando a sua volta colui che dovrà rappresentare il gruppo nell'arbitrato. Una scelta, questa, che secondo quanto riporta il quotidiano finanziario di Parigi Les Echos, dovrà essere fatta entro il 2 maggio. Gentin è molto noto in Francia e, alla guida del Tribunale del Commercio, si è occupato di numerosi contenziosi fra grandi gruppi, fra cui quello scoppiato fra Lvmh ed Hermes. La magistratura francese ha anche riscontrato come, da parte dei 4 amministratori indipendenti nominati da Delfin, non ci sia stato nessun abuso sui diritti di voto.
Sono passati poco più di due anni - era il 16 gennaio 2017 - da quando Luxottica, la società italiana leader nel design, produzione e distribuzione di occhiali da sole e da vista guidata da Leonardo Del Vecchio, ed Essilor, lo specialista francese delle lenti, hanno annunciato una fusione da 54 miliardi per creare un gigante dell'occhialeria verticalmente integrato, EssilorLuxottica, che vale 16 miliardi di fatturato. Da allora sono diverse le tappe che hanno portato il gruppo italo-francese, di cui la Delfin di Del Vecchio è azionista di maggioranza con oltre il 32% del capitale e il 31% dei diritti di voto, a una maggior integrazione ma anche a tensioni sulla governance dopo un accordo che prevedeva un peso paritetico per i due gruppi, a partire dalla composizione del cda (8 membri a testa) e dagli identici poteri assegnati all'imprenditore italiano, presidente, e al suo vice, Hubert Sagnieres.
Prime tensioni dopo la fusione
Dopo aver ricevuto i via libera necessari degli Antitrust di Stati Uniti, Unione europea, Brasile, Canada e Cina, il matrimonio è diventato ufficialmente operativo dal 1 ottobre dello scorso anno tramite una fusione inversa con cui Delfin ha apportato il proprio 63,3% di Luxottica in Essilor. Il passo successivo è stato un'offerta pubblica di scambio sulle restanti azioni di Luxottica, che era quotata sulla Borsa Italiana, per arrivare al delisting da Piazza Affari.
Già in questo caso c'era stata una certa freddezza fra le due anime del gruppo: se Del Vecchio ha sempre parlato della volontà di arrivare a una doppia quotazione, riportando il titolo anche a Milano, i soci francesi non hanno mai assecondato questa volontà e ad ora EssiLux - come l'ha battezzata lo stesso imprenditore italiano alla prima assemblea dello scorso 29 novembre - è quotata solo all'Euronext di Parigi.
La ricerca di un ad e lo scontro su Milleri
Fra gli annunci arrivati alla fine del 2018 c'era anche quello che il Comitato Nomine e Remunerazione di EssiLux avrebbe dovuto ricevere entro la fine di gennaio 2019 il mandato di avviare la ricerca di un amministratore delegato, che dovrebbe guidare il gruppo a partire dall'approvazione del bilancio 2020. Proprio in occasione dell'assemblea dello scorso novembre Olivier Pecoux, presidente del comitato Nomine, aveva spiegato come non si trattasse di un tema "all'ordine del giorno".
Appena qualche giorno prima, tuttavia, Del Vecchio aveva detto di vedere Francesco Milleri - che era ad di Luxottica - "già designato come mio successore" e di avere l'intenzione di "proporlo da subito come ad di EssilorLuxottica". "So benissimo che c’è una commissione che si occupa di queste cose, se decidessi di volerlo fare mi rivolgerei alla commissione e al cda secondo il contratto che abbiamo e che intendo rispettare fino alla fine”, aveva precisato. Nei mesi successivi era trapelata la volontà di un imprenditore di passare parte delle proprie deleghe a Milleri.
Le tensioni esplodono
All'inizio dello scorso marzo, in occasione dei conti pro-forma 2018 del gruppo, i mercati erano stati sorpresi negativamente dalla scelta di fissare il capital market day del gruppo al 18 settembre: una scelta che secondo gli analisti segnalava la difficoltà di mettere a fuoco - e quindi successivamente di presentare - la messa a terra delle sinergie conseguenti all'integrazione, anche per la duplicazione di diversi ruoli apicali. In quell'occasione era toccato a uno dei top manager del gruppo, Laurent Vacherot, gettare acqua sul fuoco.
Le frizioni fra l'anima italiana e quella francese sono però deflagrate in uno scontro aperto nemmeno 2 settimane dopo, il 20 marzo: in un'intervista a Le Figaro Del Vecchio ha apertamente accusato il socio francese di non rispettare gli accordi e di aver nominato 4 top manager senza il suo assenso e senza aver portato la decisione in cda; Sagnieres, a sua volta, ha replicato sostenendo che l'imprenditore italiano vuole prendere il controllo del gruppo senza pagare un premio agli altri azionisti. Nei giorni successivi Delfin ha depositato una domanda di arbitrato alla Commercio Internazionale "per fare accertare le violazioni dell'accordo di combinazione del 2017" a cui è seguita l'ultima mossa dei francesi che ha portato alla nomina di Gentin.