Mostrare una raffineria “dal di dentro”, illustrare gli impianti e le loro caratteristiche, spiegare come, attraverso quali passaggi, si lavora il greggio, ma anche evidenziare che concetti importanti come sostenibilità ambientale e sicurezza sul lavoro fanno parte a pieno titolo dell’agire quotidiano. Sono racchiusi qui i significati principali che hanno portato l’Eni (che (che controlla Agi al 100%) ad aprire le porte della raffineria di Taranto, una realtà che è da più di 50 anni nella città pugliese, per l’iniziativa “Energie Aperte”.
Una iniziativa che si ripeterà anche nelle domeniche 9 giugno e 7 luglio prossimi ma che già al debutto, ha registrato un successo, con le iscrizioni per la partecipazione che hanno superato i numeri prefissati. Cittadini, famiglie, insieme ai loro figli, hanno così scoperto cosa è e cosa significa lavorare in una delle aziende più significative del Mezzogiorno.
L’evento si è articolato prima in un’illustrazione della raffineria e del suo processo di produzione, poi in una visita guidata. Ma già all’esterno della sala “Mar Ionio”, dove si è tenuta la giornata, una serie di gazebo hanno introdotto alla visita che sarebbe poi seguita. Ogni gazebo mostrava un aspetto specifico: il processo di raffinazione, la manutenzione della raffineria, la tutela ambientale, la task force odori, il ciclo delle acque, la nostra salute. In ogni gazebo c’erano giovani tecnici in tuta, uomini e donne, disponibili nello spiegare e nel rispondere a domande, curiosità e anche dubbi dei visitatori. Il tutto in una cornice di una giornata di sole dopo la pioggia battente che si è riversata su Taranto per il pomeriggio e la serata di ieri.
Michele Viglianisi, 50enne, direttore dell’impianto di Taranto, guida l’iniziativa. “Creare un’alleanza, creare un legame, e avere un’opportunita, che è prima di tutto per noi, per mostrare quali sono gli strumenti e la passione con cui ogni giorno vogliamo generare valore di lungo termine coniugando due diritti inalienabili che sono quello al lavoro e quello alla sicurezza, alla salute e all’ambiente. Vengono messi insieme da noi perché consideriamo la persona al centro della nostra attività”: l’introduzione del direttore Viglianisi, con precedenti esperienze nelle raffinerie di Gela e Porto Marghera prima di arrivare a Taranto, riassume il senso di questa giornata voluta da Eni.
“Questo è un valore che ci piacerebbe fosse percepito dalla comunità intera come una risorsa per poter alimentare - spiega Viglianisi - le proprie vocazioni. Le vocazioni di un territorio straordinario che però deve vedere nell’industria che è presente, se espressa in modo sostenibile, una opportunità e non un problema da risolvere”. Eni è consapevole che Taranto è realtà molto sensibile sul tema ambientale perché segnata dal problema ex Ilva, adesso Arcelor Mittal, e allora le legittime preoccupazioni di una comunità, l’azienda “prima di tutto le ascolta, vivendo Taranto - rileva Viglianisi -. Io e la mia squadra siamo tutti tarantini con le nostre famiglie. Ascoltiamo le istanze della città e utilizziamo i migliori strumenti a nostra disposizione, le migliori tecnologie anche oltre quanto previsto dalla legge. Per esempio - afferma -, per l’annosa questione delle fonti odorigene, stimolate le varie parti di città, una tra tutte l’Ordine degli ingegneri, ci siamo spinti sino al porto di Rotterdam per fare nostre le tecnologie che sono state implementate in quel luogo e per migliorare una rete di monitoraggio che è una operazione che che già stiamo portando avanti con i Comuni interessati e con gli organismi di controllo”.
“Per esprimere lo sviluppo industriale, bisogna farlo rispettando prima di tutto la comunità che ci ospita - evidenzia il direttore della raffineria Eni di Taranto -, che ci ospita, nel nostro caso da più di 50anni, rimanendo attenti alle loro istanze e rispondendo con azioni concrete. Che nel nostro caso non sono solo generare valore sostenibile oggi, ma essere uno strumento per poterci proiettare a domani, con una progressiva riduzione delle emissioni di CO2 , con un progressivo, crescente ricorso a fonti rinnovabili, con la digitalizzazione dei nostri processi industriali. Sono tutti temi che fanno parte della strategia Eni ma che vedono nella raffineria un attore principale, un faro per tutte le altre raffinerie d’Italia. Taranto protagonista attiva di questo processo”.
A Taranto, spiega ancora Viglianisi, lavorano circa mille persone, 450 diretti e circa 600 delle imprese terze, “che comunque possono crescere nei momenti di particolare impegno come quelli della fermata. In questo caso, questi numeri arrivano sino a duemila”. “Ogni attività importante, il progetto Tempa Rossa, le fermate generali o l’implementazione su scala industriale di test pilota, vengono svolti, per l’80 per cento, da risorse tarantine, a conferma ulteriore - dice il direttore - che questa fabbrica è una opportunità occupazionale per il territorio. I numeri sono consolidati: 5 milioni di tonnellate all’anno di greggio. La maggior parte proviene dal campo di Viggiano, in Basilicata, l’altra parte proviene dal mercato estero e lo approvvigioniamo con navi cisterna. Il greggio Tempa Rossa non é ancora arrivato. Il nostro obiettivo è riceverlo, stoccarlo e spedirlo. Nel caso in cui - chiarisce Viglianisi - dovesse essere lavorato all’interno della fabbrica, sostituirebbe, quindi con un guadagno ambientale in termini di trasporto, il greggio che normalmente si acquista con navi cisterna”.
L’arrivo del greggio di Tempa Rossa è dato per imminente. Nel frattempo, vanno avanti le nuove opere che a Taranto saranno funzionali a ricezione, stoccaggio e movimentazione. Quelle civili sono pronte al 50 per cento e saranno completate a fine anno, dopodiché via alle opere meccaniche, con l’allungamento del pontile petroli. “Tutto il 2020 sarà di lavoro - spiega Viglianisi - e saremo operativi dal 2021”. Costo di queste opere, circa 300 milioni. Ma anche sull’arrivo del greggio di Tempa Rossa sono state manifestate preoccupazioni, anche dalle istituzioni, poi fugate, e qui Viglianisi ricorda che “partendo dall’obiettivo del modello di business Eni, che è quello di generare valore promuovendo sostenibilità ambientale e sociale, prima di tutto il progetto è realizzato da risorse locali, da gente di Taranto. L’impatto ambientale - assicura - sarà ridotto rispetto a quello attuale con l’implementazione di tutta una serie di strumenti, per esempio i sistemi di recupero vapore, che ci consentiranno di andare al di sotto dell’attuale situazione ambientale. Tutto questo consentirà di avere un quadro dal punto di vista ambientale che, a progetto ultimato, che sarà migliore rispetto all’attuale”.