L'uscita del Qatar dall'Opec rappresenta "un potenziale indebolimento del blocco arabo dell'Organizzazione in particolare ma di un Cartello che in generale non è più forte come in passato". È quanto afferma all'AGI Nicolò Sartori, responsabile del programma 'Energia, clima e risorse' dello Iai, Istituto Affari Internazionali. Questo, prosegue, "avviene a causa di dinamiche fondamentali sul mercato stesso, come il ruolo sempre più forte degli Stati Uniti con lo shale oil ma anche per un indebolimento intrinseco dell'Organizzazione che da sola non è più in grado di influenzare il mercato ma ad oggi deve appoggiarsi ad una gamba esterna, la Russia e i Paesi produttori non Opec". Secondo Sartori quindi "l'uscita del Qatar va a dare un ulteriore segnale di debolezza dell'Opec. Anche se Doha non è un grandissimo produttore di petrolio, la sua uscita insieme al fatto di dipendere da rapporti esterni per influenzare il mercato dà il senso della debolezza".
"Ma resterà un episodio isolato"
L'esperto si dice "scettico" che l'uscita del Qatar possa dar luogo a una 'fuga' di altri membri dal cartello: "Il Qatar non ha lo stesso peso dell'Iran che, nonostante gli scontri frontali con l'Arabia Saudita che controlla l'Opec, potrebbe risentire di una totale frammentazione dell'Organizzazione. Una 'fuga' - spiega - potrebbe influenzare negativamente sui prezzi e quindi impattare sulle casse iraniane, già colpite dalle sanzioni". Quindi, afferma Sartori, "oggi non vedo un fuggi fuggi dei big players che hanno l'interesse di una parvenza di unità che si traduce nella capacità di influenzare il mercato. Senza Opec il futuro dell'Iran potrebbe essere problematico".
Secondo il ricercatore dell'Iai la mossa di Doha ha anche un significato più prettamente energetico: "È l'affermazione del ruolo sempre più importante del gas. È una scommessa sul futuro per provare a prendersi la leadership regionale e globale su questa fonte energetica. Mentre sul fronte del petrolio il Qatar ha meno da perdere rispetto ai grandi produttori e può permettersi di uscire dall'Opec e danneggiarla con il suo abbandono".