L’economia circolare non è più un sistema pianificato di nicchia riservato al ciclo dei rifiuti, ma un approccio più ampio che investe diversi settori, incluso quello dell’energia. Coinvolge ormai un numero crescente di attori nel mondo delle imprese e delle istituzioni. Nel suo intervento dello scorso 23 agosto al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, Paolo Carnevale, Direttore della Fondazione Eni Enrico Mattei, ha voluto ribadire il grande impegno da parte di FEEM allo sviluppo e alla conoscenza di questo approccio innovativo, che ha letteralmente trasformato il concetto di circolarità applicato ai modelli economici.
Il Direttore di FEEM ha focalizzato il suo intervento su prevenzione, innovazioni tecnologiche e organizzative. Un primo contributo ha riguardato l’espansione della concezione originale di Economia Circolare. Dalle prime definizioni, infatti, più circoscritte e limitate in particolar modo alla gestione e al sistema di riciclo dei rifiuti, è possibile considerare una “Nuova Economia Circolare”, perché la novità è l’interconnessione al campo più ampio dei Sistemi di Innovazione. Lo sviluppo di quest’approccio è fondamentale alla luce dei dati dell’ultimo Community Innovation Survey di Eurostat, che evidenzia un crescente interesse da parte delle aziende Europee nell’adozione di brevetti tecnologici riguardanti l’Economia Circolare.
Un’altra direzione evidenziata è lo sviluppo di un approccio “Nexus”, in particolare rispetto ai temi della sostenibilità energetica e della Bioeconomia. Esistono numerose sinergie e feedback tra questi campi e considerarli come scatole chiuse può portare a una perdita di efficienza delle politiche pubbliche e alla creazione di conflitti evitabili.
L’impegno di FEEM per l’economia circolare
In questi anni, la Fondazione Eni Enrico Mattei è stata un centro di studio e divulgazione di questa nuovo modello circolare. Non è un caso se a suggellare questa copiosa attività di ricerca, proprio in occasione dei 30 anni di FEEM, la Rivista Equilibri dedicherà al tema dell’Economia Circolare, un numero monografico.
Gli studi della Fondazione hanno contribuito a definire e approfondire le complesse interazioni tra le sfere dell’economia, dell’energia e dell’ambiente con un approccio ampio, tale cioè da includere tutte le connessioni possibili. Proprio il concetto di connessione è alla base del nuovo modello di Economia circolare presentato da Carnevale a Rimini.
“Circular Economy: Connecting Research, Industry and Policy” è stato il titolo del suo intervento al Meeting e anche il titolo del convegno con cui, a maggio del 2019, proprio presso la sede FEEM a Milano è stato presentato il Primo rapporto sull’economia circolare elaborato da Roberto Zoboli, docente di economia all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Nella circolarità non c’è solo la sharing economy
“La logica del rapporto che abbiamo elaborato per FEEM – spiega Zoboli – è proprio quella di definire il passaggio da una vecchia a una nuova visione dell’economia circolare, il passaggio cioè da un concetto di economia circolare legato ai rifiuti e al recupero dei materiali a uno più ampio caratterizzato da una elevato livello di innovazione, che può essere esteso a tutti gli ambiti di produzione andando anche al di là di quello che è strettamente circolare, ma coinvolgendo delle questioni che riguardano la durata di vita dei prodotti, il risparmio dei materiali, e quindi tutte quelle innovazioni e cambiamenti che in qualche modo risparmiano risorse”.
In questa nuova prospettiva, che sta diventando dominante in chiave europea, entrano a far parte dell’Economia Circolare anche concetti che fino a oggi sembravano appartenere ad ambiti come per esempio la sharing economy “o forme contrattuali nuove che riguardano appunto il renting, l’affitto di materiali e dei prodotti, ovvero modelli di business che sostanzialmente non hanno grandi componenti di circolarità materiale, ma che vengono fatte rientrare in questa prospettiva allargata di economia circolare”, precisa il professor Zoboli.
L’innovazione tecnologica, intesa sia come ricerca di nuovi prodotti con una ridotta impronta di carbonio e di uso dei materiali che di nuovi modelli di utilizzo, è il cardine di questo nuovo modello di Economia Circolare. Lo sviluppo di nuovi paradigmi teorici, ha sottolineato Carnevale, è conseguenza del crescente interesse e delle numerose iniziative, anche a partire dal basso.
Il suo intervento a Rimini ha efficacemente rappresentato da un sempre maggiore coinvolgimento di cittadini e istituzioni sui temi della circolarità, un trend che viene evidenziato anche soltanto analizzando i numeri delle ricerche globali del termine “Economia Circolare” su Google, passate negli ultimi anni da 9 a 51 milioni.
“Al fianco di esperienze significative – ha detto Carnevale – come quella del Giappone, che ha sviluppato una propria visione dell'Economia Circolare con una particolare enfasi sull’integrazione del cittadino nei processi di circolarità, osserviamo simili sviluppi anche in Europa e in Italia. Come quelli, ha spiegato Carnevale, proposti dalla Fondazione Ellen MacArthur, che si affiancano agli sforzi dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) per la creazione di piattaforme quali l’European Circular Economy Stakeholder Platform, che mette insieme la Commissione Europea e lo European Economic and Social Committee. Anche a livello nazionale non mancano le iniziative come, per esempio quelle proposte dal Ministero dell’Ambiente, dall’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), dalla piattaforma ICESP, dal Network per l’Economia Circolare (creato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile) e da molti altri attori”.
Non sono estranei a questo processo neanche i grandi gruppi. Eni ha organizzato il “Circular Networking Day” e intende investire oltre 950 milioni di euro, più altri 220 in ricerca e sviluppo, per sviluppare soluzioni industriali circolari come la tecnologia Waste-to-Fuel.
“Vi è quindi una manifesta volontà – ha ribadito Carnevale davanti alla platea di Rimini – di superare i classici ostacoli endogeni dell’Economia Circolare, come, per esempio, il basso costo delle materie prime e la difficoltà tecnica ed economica nella riconversione di interi apparati produttivi”. Per superare questi ostacoli è “necessario un maggiore supporto, specialmente finanziario, che vada a coprire in particolare le aree identificate come rilevanti dai nuovi criteri di classificazione, sia dal lato della raccolta, stoccaggio e riciclo dei rifiuti, che da quello degli investimenti in Ricerca e sviluppo. Inoltre – ha ribadito il Presidente FEEM – un obiettivo auspicabile sarebbe quello di riuscire a portare l’incentivazione economica agli stessi livelli degli altri campi strategici come il sostegno alle energie rinnovabili.
Infine – ha aggiunto Carnevale – occorre superare alcune rigidità sul piano normativo, ancora troppo ancorato a una logica lineare che, per esempio, può prevenire un utilizzo futuro dei materiali classificati come rifiuti”. Il successo futuro della Economia Circolare “dipenderà dall’impegno e dalle sinergie tra tutti gli attori coinvolti, coinvolgendo particolarmente gli organi legislativi e gli investitori istituzionali, ma anche e soprattutto coinvolgendo imprese e cittadini”.