Repubblica apre oggi con un titolo a caratteri cubitali su “La bolletta elettorale” per dar conto che dal primo aprile gli importi di luce e gas diminuiranno rispettivamente dell’8,5% e del 9,9. Il senso è che in gioco ci sono le elezioni europee del 26 maggio, perciò “il presidente dell’Authority, nominato da Di Maio, riduce fortemente le tariffe da aprile”. Ma un motivo oggettivo ci sarebbe pure: “Effetto dell’inverno mite e del ribasso sul mercato energetico” spiega Stefano Besseghini mentre lo stesso vicepremier Luigi Di Maio sottolinea che si tratta di “un aiuto alle famiglie”.
La cronaca sull’argomento è molto ben documentata: “I fattori che hanno portato al calo delle tariffe – si legge - vanno cercati negli effetti del cambiamento climatico: secondo gli esperti, in Europa è stato appena archiviato il settimo inverno più caldo dal 1910). Ma le temperature mediamente più basse da sole non spiegano una riduzione così consistente dei costi per i consumatori che usano il metano per riscaldare casa, il negozio o il laboratorio artigianale. L’elemento principale non poteva che essere finanziario: sui mercati internazionali si è verificato un netto ribasso del prezzo del gas naturale. O meglio: il rallentamento delle economie asiatiche, a partire dalla Cina, ha fatto scendere la domanda di materia prima. Con la conseguenza che una parte del Gnl, il gas naturale liquido trasportato via mare, è arrivato sui mercati europei: un eccesso di offerta che ha fatto scendere il prezzo all’ingrosso. Ne hanno beneficiato i clienti finali: secondo l’Autorità per l’energia, che per legge è responsabile delle revisione trimestrale delle bollette, «i costi di approvvigionamento» della materia prima sono scesi del 26,7 per cento rispetto al trimestre precedente”.
Ma perché tutto questo si riflette anche sulla bolletta dell’elettricità? “Perché in Italia, quasi il 45 per cento dell’energia è prodotta da centrali a ciclo combinato, che utilizzano il gas naturale come combustibile (mentre per il 36 per cento intervengono le rinnovabili e per il 13 per cento il carbone). Di conseguenza, se il prezzo del gas scende, costa di meno anche produrre elettricità. Ma non è tutto. Ai fattori determinanti bisogna aggiungere altri due elementi secondari. L’Europa - e di conseguenza anche l’Italia - ha visto un inverno particolarmente ventoso, facendo aumentare la produzione di energia eolica, mentre sono diminuiti i prezzi dei diritti di emissioni della CO2, in pratica di permessi emessi dalla Ue che consentono alle aziende di “inquinare”. Tutti elementi di cui l’Autorità per l’energia tiene conto nel definire le tariffe”.
La stessa notizia sul confindustriale Sole 24 Ore, mentre La Stampa intervista nelle pagine economiche Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, società che prevede – dice - “un beneficio annuale di 142 euro per la famiglia media, anziché di 168, e conferma la sostanziale equivalenza tra i tagli in arrivo e in rincari recenti”.
Secondo Tabarelli poi, i consumatori fanno male a lamentarsi mentre bisognerebbe semmai muovere una critica all’Autorità stessa, che “dovrebbe compensare gli squilibri del mercato, cioè tagliare le punte dei rialzi e dei ribassi eccessivi. Ma da un po’ di tempo ha smesso di svolgere questo ruolo. Nei trimestri scorsi recente ha dato via libera a forti aumenti delle tariffe, e adesso le taglia con altrettanta decisione. Io invece avrei tenuto da parte un po’ dei cali che andranno in vigore dal 1° aprile, per attenuare invece i possibili rincari dei trimestri futuri. Finora nell’energia ci sono stati due mercati, quello libero e quello tutelato, le cui tariffe vengono fissare ogni tre mesi dall’Autorità. Ma dal 1° luglio del 2020 è previsto che la tutela sparisca. In vista di quella data, l’Autorità espone sempre più i consumatori agli sbalzi del mercato, in modo che si abituino”.
All’intervistatore che gli chiede cosa ci sia di sbagliato in questo, Tabarelli risponde: “Lei crede davvero che dal 1° luglio 2020 ci sarà il mercato libero dell’energia per tutti? Io no”.
E se la Repubblica mette l’accento in un’analisi di pag. 3 che la mossa dell’Autority presieduta da Besseghini “aiuta di Maio in vista delle urne”, Carlo Carraro, ex rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, professore ordinario in Economia ambientale, dal 2015 anno dell’Accordo di Parigi vicepresidente dell’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change insignito del premio Nobel per i suoi preziosi rapporti di valutazione sul surriscaldamento globale, in un’intervista sulla stessa pagina mette in guardia: “Il surriscaldamento alla fine peserà sul portafogli” dei consumatori. Con il global warming stanno mutando molte cose». (…) I danni da cambiamento climatico che si manifestano in eventi estremi come siccità o inondazioni in Italia valgono circa 5-6 miliardi all’anno e solo in parte sono coperti da sistemi assicurativi. Il resto sono spesa pubblica e interventi dello Stato che si trasformano in prelievo fiscale. Questo lo vedremo sempre di più, sia in senso positivo che negativo. (…) È chiaro: inverni più miti significheranno minori spese per il riscaldamento mentre d’estate il caldo, come accadrà nei prossimi mesi, significherà maggiori costi di raffreddamento. Ma tutte le stime convergono nel dire che il maggior costo da climatizzazione sarà superiore al minor costo da riscaldamento”.