Se Elon Musk stesse giocando a poker, avrebbe appena chiamato un “all in”: punta tutto quello che ha su Tesla. Sul tavolo c'è una cifra che può variare da zero a 78 miliardi di dollari. Se vince incassa una somma enorme; se perde non vede neppure un verdone. Lo prevede il piano di compensazioni della casa produttrice di auto elettriche: Musk non avrà stipendio ma solo premi legati ai risultati.
Alla guida per altri 10 anni
Il piano dura dieci anni. Musk, quindi, non mollerà la guida della società almeno per altri due lustri. Si tratta di un cambio in corsa: quattro anni fa aveva ipotizzato di lasciare la compagnia dopo il lancio della Model 3, l'auto che avrebbe dovuto rendere Tesla un marchio più popolare e di massa.
Che sia per ambizione o per i problemi incontrati lungo il percorso (la produzione della vettura è in netto ritardo), Musk ha deciso di restare a lungo, combinando i suoi impegni nelle altre sue creature (a partire da Space X per arrivare all'ultima arrivata, The Boring Company).
In questo lungo regno, il ceo però non percepirà alcuno stipendio. Il suo guadagno sarà ancorato al 100% alle performance della società. È tutt'altro che insolito che i manager di punta leghino parte dei propri guadagni ai risultati raggiunti. È raro però che lo si faccia con la logica del “tutto o niente”. Se Tesla non dovesse raggiungere i target individuati, Musk non avrà nulla.
Le 12 fatiche di Elon Musk
La scommessa è forte, soprattutto perché gli obiettivi fissati sono quantomeno ambiziosi. Il piano funziona come una corsa, lunga 10 anni e divisa in 12 “tappe finanziarie”: ogni traguardo intermedio consente a Musk di incassare 1,68 milioni di azioni (pari all'1% della società). Perché il fondatore ottenga il premio, Tesla dovrà raggiungere obiettivi in termini di margini e fatturato. Ma sono quelle della capitalizzazione a dare la dimensione della scommessa. Il primo traguardo è fissato a quota 100 miliardi di dollari.
Poi si avanzerà a tappe di 50 miliardi: quindi 150, 200, 250 miliardi. E così via fino al traguardo finale. Tradotto: Musk punta a far crescere il valore della società fino a 650 miliardi di dollari in 10 anni. Una sfida non da poco: l'attuale capitalizzazione di Tesla è di 59 miliardi e nessuna casa automobilistica si avvicina lontanamente a quei livelli (la maggiore è GM, a quota 61).
Musk è quindi convinto di poter raggiungere livelli più simili alle compagnie tecnologiche che a quelle dell'automotive: negli ultimi dieci anni Amazon e Apple, ad esempio, hanno avuto tassi di crescita superiori a quelli ambiti da Tesla.
Una scommessa da 78 miliardi
Niente tappe, niente soldi. I 37 mila dollari annui che la legge californiana pone come minimo salariale non verrano incassati ma girati su un conto della società. In ogni caso, Musk non cadrà in rovina. Può già contare sugli incassi delle altre società e possiede una quota di Tesla che oggi vale circa 13 miliardi. Se dovesse vincere la scommessa, però, la vincita sarebbe notevole.
Centrando tutto gli obiettivi, il ceo otterrebbe il 12% delle azioni di un gruppo che varrebbe almeno 650 miliardi. Si ritroverebbe quindi tra dieci anni con in tasca 78 miliardi di dollari. Nei momenti più delicati della sua carriera Musk punta sempre su se stesso.