Elon Musk resta un monarca. Il patto chiuso con la Sec non rivoluzionerà Tesla. E i 20 milioni di multa faranno il solletico al portafogli del suo fondatore. Dopo il tweet in cui definiva “garantiti” i fondi per portare la società lontana da Wall Street, Musk dovrà lasciare la carica di presidente, ma non quella di amministratore delegato. Il produttore di auto elettriche dovrà nominare il suo successore e due nuovi membri indipendenti del cda. Musk perderà potere? Per il momento no. Il board, accusato di passività per non essersi mosso neppure davanti ai comportamenti impropri del ceo, resta saldamento sotto l'egida del fondatore. Il controllore continuerà a essere il controllato. In tribunale, però, potrebbe andare peggio.
Il consiglio: il regno di Musk
Oggi il consiglio di amministrazione di Tesla è composto da nove membri. Uno è il presidente uscente Musk. Gli altri otto sono quasi tutti sua diretta emanazione. Il caso più evidente è la poltrona assegnata al fratello Kimbal. Ci sono poi consiglieri non consanguinei ma comunque “di famiglia”. Brad Buss è stato direttore finanziario di Solar City (sussidiaria di Tesla specializzata nell'energia solare). Ira Ehrenpreis è un investitore di Space X. Antonio Gracias, oltre ad aver sostenuto Tesla sin dai primi tempi, siede nel cda della società aerospaziale. Anche Steve Jurvetson ha un posto sia in Tesla che in Space X. James Murdoch (figlio di Rupert) è un amico personale di Musk. E il suo ruolo di consigliere è stato criticato perché si somma alle tante cariche già ricoperte (in News Corporation, Sky, 21st Century Fox). Il board si completa con Robyn M. Denholm (ceo dell'australiana Telstra) e Linda Johnson Rice (presidente e ceo di Johnson Publishing Company). Oggi quindi, sei consiglieri su otto sono chiaramente dalla parte di Musk.
Cosa impone la Sec (e cosa no)
L'accordo con la Sec obbliga a nominare altri due membri “indipendenti”. A farlo dovrà essere l'azionariato, dove Musk ha un peso consistente (ha una quota del 22%). Non è quindi detto che saranno sgraditi al principale azionista. Anche se un fronte crescente (capeggiato da fondi come BlackRock) spinge per una maggiore indipendenza. L'accordo con la Sec offre però diverse scappatoie. Toglie a Musk la presidenza ma non un posto nel cda. L'interdizione, inoltre, durerà tre anni. Nulla osta la possibilità di trovare un sostituto a tempo che piaccia anche a Elon. Nello scenario peggiore possibile per il fondatore (con due nuovi consiglieri davvero indipendenti e un presidente terzo pescato all'esterno dall'attuale board), ci sarebbe un consiglio di 12 membri. Con Musk affiancato da sei fedelissimi. Quindi ancora con il pieno controllo sulla supervisione dell'amministratore delegato (cioè di se stesso).
Tesla in tribunale
Diversi esperti intervistati dal Financial Times hanno bollato l'accordo con la Sec come troppo blando. La Commissione si dimostra reattiva, senza però sconvolgere Tesla. È però possibile che non abbia voluto intervenire in modo più duro e lasciare, per ora, margine di manovra. Per poi agire in modo più rigido in caso di nuovi intoppi. L'accordo conviene a Musk. Che però deve badare a un altro fronte. Il caso non è chiuso, perché ci sarà una pioggia di cause. La compagnia ha risentito delle leggerezze di Musk pagando una multa da 20 milioni (poca cosa) ma soprattutto bruciando miliardi in borsa. Diversi azionisti si stanno muovendo per avere un risarcimento. Se Tesla non avesse abbastanza contanti per pagare l'eventuale sconfitta in tribunale, sarebbe costretta a emettere nuove azioni. E questo diluirebbe la quota di Musk. Se scendesse sotto il 20%, limiterebbe il suo potere di veto sulle decisioni dell'assemblea. Aprendo così a una governance meno monarchica.