Per l'Indice Desi (Digitale Economic and Society Index), la classifica annuale che racconta lo stato di digitalizzazione dell'Europa, siamo 25esimi su 28 Paesi. Le cose migliorano, ma troppo lentamente. Ed è il motivo per cui la ripresa economica stenta. Elio Catania, presidente di Confindustria digitale, ha commentato ad Agi questi dati che ci vedono ancora nella parte bassa della classifica.
Come commenta i dati del Desi?
"Quello che emerge dai dati Desi è che l'Italia si è messa in movimento. Ma a questa velocità non riusciremo a colmare il gap, perché anche gli altri corrono. E più di noi. Dobbiamo essere più veloci, molto più veloci. Vedo segnali positivi. Il livello di copertura delle reti sia sul fisso che sul mobile ci vedono quasi a livello europeo. Risultato di una buona azione concordata tra gli investimenti fatti dagli operatori e azioni messe in campo dal Governo".
Segnali positivi, ma l'Italia resta agli ultimi posti.
"Sono convinto che il prossimo anno, quando si vedranno i primi effetti del piano Industria 4.0, la nostra posizione sarà migliore. Ma non dobbiamo accontentarci. L'Italia deve ambire ad essere tra i primi 3, massimo 5 posti".
Dai dati emerge un italia che recupera sul lato infrastrutture, ma la cultura digitale rimane un problema serio.
"La cultura digitale non si è sviluppata, non in modo uniforme. Internet non è usato dai cittadini come accesso ai servizi. Abbiamo dei programmi, anche buoni, fatti dal Governo. Ma i programmi da soli non bastano. Bisogna eseguirli e verificarli in maniera ossessiva. La fatturazione elettronica è l'unico esempio positivo che emerge da questi dati".
L'Italia delle imprese sembra spaccata. Perché per le pmi è così difficile aprirsi al digitale?
"Perché è un percorso lungo e complesso. L'Italia deve ridisegnare con il digitale l'economia del paese. Serve la spinta dei vertici, delle grandi industrie, e delle istituzioni. è uno sforzo sistemico enorme ma che è necessario fare. Stiamo incontrando molte piccole e medie imprese per raccontare le potenzialità del digitale offerte dal Piano Industria 4.0. Molte di loro si meravigliano quando spieghiamo le potenzialità dell'e-commerce (dove l'Italia ha perso posizioni in classifica rispetto agli altri Paesi europei, ndr), del disegno digitale per i prodotti industriali. La vera forza della piccola e media impresa in Italia è stata sempre la sua capacità di inventiva. E può aumentare con il digitale. Portare l'innovazione nelle pmi e nei distretti industriali è una sfida enorme, ma credo sia l'unica via italiana alla digitalizzazione".
Spesso si dice che l'assenza grandi imprese siano un freno all'innovazione, vale anche per l'Italia?
"è vero ma non è sempre così. è vero che avere più imprese grandi significa creare ecosistemi di innovazione, circoli virtuosi nelle filiere spinti da grandi player. Ma non deve essere per forza così per l'Italia. Abbiamo un numero altissimo di imprese medie e piccole (il 95% in Italia, ndr), ma abbiamo anche un valore enorme nei nostri distretti industriali. L'innovazione deve arrivare lì ed è il nostro obiettivo. Ripeto, credo davvero che ci sia una via italiana alla digitalizzazione e che non dobbiamo copiare o importare per forza altri modelli".