Il dato della produzione industriale tedesca (scesa a luglio dello 0,6% rispetto a giugno e del 4,2 rispetto all'anno prima) è in bella evidenza nei dossier presenti sulla scrivania di Mario Draghi che giovedì, insieme ai componenti del consiglio direttivo della Bce, dovrà decidere se riaprire i rubinetti di un Quantitative easing 2. Ma la riunione del 12 settembre rivestirà un ruolo significativo anche per un altro motivo. Perché sarà la penultima (l'ultima è quella del 24 ottobre) presieduta da Draghi, protagonista assoluto delle scelte di politica monetaria degli ultimi 8 anni.
Periodo assolutamente difficile, quello dell'ex governatore di Bankitalia al timone della Bce, con l'Europa in piena crisi finanziaria all'inizio del mandato (novembre 2011), capace, nonostante l'opposizione iniziale della Banca centrale tedesca, di fare scelte di politica monetaria "non convenzionali" che alla lunga si sono rivelate decisive e vincenti. Tanto che Draghi oggi viene invidiato niente di meno che dal presidente americano Donald Trump, amaramente pentito di aver nominato capo della Banca centrale Usa, Jerome Powell.
Molte le spie rosse accese nella stanza dei bottoni dell'Eurotower che spingono gli analisti a pensare che alla fine prevarrà la linea interventista del presidente. Dalla quasi recessione dell'ex locomotiva tedesca, alla guerra commerciale tra Usa e Cina che minaccia di spingere il mondo in un'altra recessione, agli effetti della Brexit sull'economia europea fino alle minacce commerciali di Trump alla stessa Europa.
Ad avvalorare le tesi degli analisti, l'ultimo bollettino della Bce in cui si sottolineava per il futuro "la necessità di un orientamento di politica monetaria altamente accomodante per un prolungato periodo di tempo, poiché i tassi di inflazione, sia nella realtà, sia nelle proiezioni, si sono collocati costantemente al di sotto di livelli in linea con il valore previsto".
In quella occasione l'Eurotower ha spiegato di avere allo studio misure su tassi e Qe ("Valutare alcune possibilità, fra cui modalità di rafforzamento delle indicazioni prospettiche in merito ai tassi di interesse di riferimento, misure di attenuazione, quali l'elaborazione di un sistema a più livelli per la remunerazione delle riserve, e alcune possibili opzioni riguardanti la dimensione e la composizione di eventuali nuovi acquisti netti di attività").
In ogni caso, la discussione all'interno del direttivo tra falchi e colombe sarà accesa fino all'ultimo. Ma a favore delle seconde, c'è da registrare la presa di posizione del falco Olli Rehn, governatore della banca di Finlandia, che ha sottolineato la necessità di riprendere in mano il bazooka fin dalla riunione del 12 settembre, varando un piano di stimoli molto più sostanzioso di quello atteso dai mercati.
Secondo Rehn, le prospettive sulla crescita economica in Europa si sono deteriorate negli ultimi due mesi e questo peggioramento "giustifica un'ulteriore azione di politica monetaria, e questo è quanto intendiamo fare a settembre". Tra i sostenitori di una strategia più attendista il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, il suo collega tedesco del Comitato esecutivo della Bce, Sabine Lautenschlaeger, e il governatore olandese Klaas Knot che la settimana scorsa hanno detto che il Qe dovrebbe ripartire solo se l'economia dovesse ulteriormente deteriorarsi.
Le misure allo studio, in ogni caso, sono diverse e sicuramente quelle di maggiore impatto sui mercati, come detto, riguarderanno i nuovi tagli dei tassi di interesse e l'avvio di un Qe2 (che potrebbe ammontare a 50 miliardi), il nuovo programma di acquisto titoli, che farebbe seguito al Qe1 ritirato alla fine dello scorso anno.
L'altra novità, molto attesa dai mercati, riguarda le modifiche di alcuni limiti del precedente piano di acquisti (il limite del 33%, riferito ai titoli con vita residua da 1 e 30 anni dovrebbe essere alzato intorno al 50%). C'è poi un altro intervento che avrebbe impatti importanti sui bilanci delle banche, il meccanismo del cosiddetto tiering (tasso allo 0% invece che al -0,40% sui depositi delle banche europee presso la Bce) che ridurrebbe in questo modo l'impatto negativo sul margine di interesse.