Dopo aver marcato il territorio in Italia la Dan John vuole sfidare il colosso spagnolo Zara. E vuole farlo a casa sua. Quest’azienda italiana di abiti maschili a prezzi accessibili è cresciuta in maniera esponenziale in pochi anni e soprattutto ha fatto molta strada da quando , nel 1972, sbarcò in Cina "per insegnare ai cinesi come realizzare un prodotto europeo". Non i 165 anni che si evincevano dal vecchio logo della casa, su cui campeggiava un 'dal 1855' un po' presuntuoso e che non a caso è scomparso nel restyling, ora che l'azienda si affaccia sul mercato europeo e non può permettersi di millantare crediti che non ha. I numeri dicono che in soli tre anni il brand fondato da Daniele Raccah, Hannah Raccah e Giovanni della Rocca, ha registrato un fatturato di 40 milioni di euro e in ottobre aprirà i suoi primi punti vendita fuori dai confini nazionali - in Spagna e Belgio - che andranno a sommarsi ai 71 italiani.
Nello specifico, si parla di tre i negozi diretti e monomarca a Madrid, nelle vie principali dello shopping (Gran Via, Goya e in Calle Del Barquillo) e un flagship store da oltre 300 metri quadri a Bruxelles nella centralissima Rue Nueve. “In realtà, sentiamo che con Zara abbiamo già vinto una grande sfida. La sfida è quella del prodotto”, spiega all’Agi Daniele Raccah. “Crediamo che Zara sul mercato maschile offra un tipo di prodotto non adeguato a rappresentare l’uomo moderno, anzi pensiamo sia un prodotto un po' troppo teenager e prettamente fashion, Dan John in questo ha già vinto la sfida con Zara”.
Ma per raccontare bene la storia dell'azienda bisogna partire dal proprio marchio: Dan e John non sono altro che Daniele e Giovanni. Il primo ha 65 anni ed è nel settore da circa 45. Nel 76, quando in Cina l'industria tessile non andava oltre le produzioni di lenzuola e divise militari, aveva un’azienda, la Derby, di cui portò una linea di produzione in estremo oriente per avere prezzi competitivi, ma un design e un gusto italiano ed europeo.
Oggi, dice Daniele Raccah, l’uomo Dan John ha un guardaroba formale ma attuale, “innovato costantemente con uno sguardo alla moda sartoriale italiana contemporanea. Questo fa in modo che Dan John sia totalmente diverso da Zara e così largamente apprezzato da uomini di ogni età, dal giovane neo diplomato, all’avvocato in piena carriera fino all’imprenditore affermato con anni di esperienza alle spalle. Tutte queste persone hanno in comune un modo di vestire, formale ma moderno, che crediamo di rappresentare molto bene, nell’ambito lavorativo ma anche in un ambito più informale con un casual di prestigio”.
Il nostro uomo - continua Raccah, che vanta un’esperienza di 45 anni sul mercato, “è vestito sempre quasi allo stesso modo, non proporremo mai, ad esempio, un uomo vestito di rosso o con una giacca arancione e il pantalone lilla, né con giacche di raso, più adatte ad un abbigliamento da locale notturno. Noi ci rivolgiamo ad un pubblico formale e classico, che, però segue le tendenze delle vestibilità da uomo, come possono essere i reverse più larghi sulla giacca, o la gamba del pantalone più o meno stretta”.
Sul piano della diffusione - prosegue - “possiamo dire che vogliamo sfidare Zara, ma la strada è ancora molto lunga. Il nostro piano di espansione nei prossimi anni è molto ambizioso e toccherà sicuramente tutti i Paesi europei”. L’azienda proseguirà nei prossimi mesi con le nuove aperture previste in Germania, Francia, Portogallo e Inghilterra. L’obiettivo è quello di raggiungere i 70 milioni di fatturato entro la fine dell’anno e i 180 milioni entro i prossimi tre anni. “Possiamo parlare di sfida perché abbiamo la coscienza di essere forti, veloci e con le idee chiare e per questo il tempo sarà dalla nostra parte… In fondo la storia di Davide e Golia dovrà pur insegnarci qualcosa?”
Ma la concorrenza è una buona cosa, sostiene Raccah: “L’ho sempre vista come qualcosa di positivo, non negativo. Addirittura, quando apriamo un nuovo negozio, scegliamo sempre strade vicino a un concorrente, proprio perché in una comparazione diretta risaltano le caratteristiche di Dan John, ovvero, un’immagine del punto vendita studiata in modo capillare, dagli arredi, all’atmosfera, ma anche i dipendenti, i profumi, il visual delle vetrine, il modo in cui proponiamo i nostri prodotti, affiancati da oggetti estremamente ricercati che impreziosiscono l’ambiente (ad esempio, sci vintage, racchette, e altre cose che scoviamo in mercatini dell’antiquariato in tutto il mondo) e danno supporto e pregio ai capi. In ultimo, i prezzi molto competitivi rispetto agli altri, soprattutto se paragonati all’alta qualità che diamo”.
Ma c’è un altro elemento che fa la forza della Dan John: l’impresa è di famiglia. “Mi è capitato di incontrare imprenditori della mia età che pensano di essere eterni, e finiscono con l’essere accentratori, senza mai delegare, neanche ai propri figli, qualora ne avessero le capacità. Purtroppo, non è così, e queste sono aziende destinate ad avere tempi brevi. Io ho sempre avuto un’impostazione rivolta al lavoro di gruppo. Sono molto fortunato in questo senso, ho 4 figlie e tutte hanno la volontà di far parte di questa organizzazione. Una di loro, Hannah, è già molto attiva in azienda e si occupa un po’ di tutto nei vari reparti, tra ufficio stile, marketing, logistica e contabilità, proprio per avere una maggiore cognizione di quello che la realtà aziendale in tutte le sue sfaccettature. Da gennaio si sono uniti anche Jessica, la mia primogenita che ha 30 anni ed è laureata in comunicazione, e suo marito Dor, tra i soci di Ernst and Young, che sono rientrati in Italia insieme ai loro bambini. Dan John è un progetto che io ho visto anche come opportunità per i miei figli, con un’impostazione sì di proprietà famigliare, ma a gestione manageriale”.
Intanto, nonostante i grandi numeri Daniele Raccah pensa già alle prossime sfide: “Il nostro obiettivo per 2025 è quello di arrivare ad almeno 250 milioni di fatturato. Abbiamo anche in programma di espandere il nostro quartier generale, che attualmente è di circa 3.500 metri quadri di magazzini e circa 400 di uffici. Convertiremo circa 800-900 mq di magazzini in nuovi uffici, in cui realizzeremo una palestra per i nostri dipendenti, per favorire uno spirito di comunità, come in una famiglia, ed offrire occasioni di svago, inseriremo anche una mensa, con un cuoco di prima scelta che preparerà il pranzo per i dipendenti, chiaramente offerto dall’azienda. Un ufficio all’avanguardia, con grandi spazi in stile americano, un ufficio del terzo millennio”. Solo una cosa non cambierà mai alla Dan John: l’azienda continuerà a produrre solo abiti da uomo.