Non sembra conoscere freni la crisi delle criptovalute. Nel corso dell'ultima giornata, il settore è stato interessato da un'improvvisa ondata di vendite che ha portato il prezzo del Bitcoin a un minimo di seduta di 3.750 dollari, la quotazione più bassa dal settembre 2017. Si tratta di una flessione giornaliera pari al 15%.
La criptovaluta più scambiata al mondo ha poi recuperato riportandosi poco sotto quota 4.000 dollari. In deciso arretramento anche Ethereum, sceso del 20% poco sopra i 100 dollari, e Litecoin, calato sotto i 30 dollari.
Delle 100 principali criptovalute, solo 8 hanno segnato un rialzo, spiega TechCrunch, mentre tutte le altre accumulavano perdite medie tra il 13% e il 14%.
Quali sono le ragioni del crollo?
Il nuovo tonfo arriva al termine di un mese di forti perdite. Solo tre settimane fa il valore del Bitcoin si era stabilizzato intorno ai 6.000 dollari. All'inizio dell'anno valeva 20.000 dollari. Si è trattato di una vera doccia fredda per gli operatori, i quali avevano sperato che la tendenza al ribasso delle ultime settimane si sarebbe fermata prima di infrangere la barriera psicologica dei 4.000 dollari e ora temono un crollo sotto quota 3.000.
Le ragioni dell'ondata di vendite appaiono in parte legate alle continue indiscrezioni, non confermate, su un imminente stretta della Cina sulle piattaforme di scambio cinesi. A rendere instabile il comparto è inoltre lo scontro in corso tra il gruppo leader del mercato, Btc.com, e Bitcoin Cash, che sta sottraendo al primo 'minatori', ovvero parte della potenza di calcolo necessaria a 'estrarre' la criptovaluta.