Sono tempi duri per le grandi banche internazionali. Dopo il caso Credit Suisse, che ha visto la rinomata banca svizzera travolta da due dimissioni al vertice, un suicidio e una spy story collegata al passaggio a Ubs di un ex top manager, ora tocca alla prestigiosa banca d'affari statunitense Citigroup, dover fare i conti con la denuncia penale di un ex trader, che ha chiesto 112 milioni di dollari di danni, accusandola di averlo voluto incastrare.
I due casi sono molto diversi tra loro, ma entrambi chiamano in causa il modo in cui le grandi banche globali trattano i loro dipendenti, sospettati o accusati di presunti illeciti. Credit Suisse ha fatto pedinare in modo maldestro Iqbal Kahn, il suo ex capo della gestione patrimoniale, in procinto di passare alla rivale Ubs, provocando un grave scandalo, che ha gravemente danneggiato l'immagine della banca, costretto i responsabili dell'azione di spionaggio alle dimissioni e spinto al suicidio uno degli investigatori privati incaricati di tallonare Kahn.
Il caso Citigroup invece riguarda il Rohan Ramchandani, 39 anni, britannico, che nel 2013 era il capo europeo del trading desk valutario dell'istituto, il quale accusa Citigroup di aver "fabbricato" nei suoi confronti delle accuse di manipolazione valutaria per limitare i danni alla banca di un'indagine antitrust del governo Usa. Ramchandani ha rischiato 10 anni di galera, poi è stato assolto e ha puntato il dito contro Citigroup, accompagnando la denuncia penale a una maxi-richiesta di risarcimento danni.
La spy story che ha travolto Credit Suisse
Una delle più grandi banche d'Europa è finita nella bufera per una brutta storia di spionaggio, mal gestita, che ha portato al suicidio del consulente per la sicurezza che fungeva da intermediario tra la banca e la società di investigazioni private a cui era stato affidato il pedinamento. Il suicidio ha costretto il Credit Suisse a prendere posizione e il suo presidente, Urs Rohner ha deplorato l'accaduto, costringendo il capo operativo, Pierre Olivier Bouée a dimettersi, dopo aver ammesso di aver agito di sua iniziativa per pedinare e spiare l'ex collega.
Dimissioni immediate anche per il responsabile della sicurezza, Remo Boccali. Entrambi sono stati brutalmente silurati. In compenso l'amministratore delegato di Credit Suisse, Tidjane Thiam, molto legato a Bouée e in lite con Kahn, è stato scagionato e dunque è rimasto al suo posto, perché non sarebbe stato al corrente dell'azione di spionaggio. Invece Kahn l'ex capo della gestione patrimoniale, uno dei pilastri dell'attività di Credit Suisse, pochi giorni fa ha ufficialmente assunto lo stesso ruolo in Ubs.
Ex trader chiama in causa Citigroup: "Hanno cercato di incastrarmi"
Ramchandani, insieme ad altri 2 trader, nel 2013 è stato accusato dal dipartimento alla Giustizia Usa di aver usato una chat room online per truccare dal 2007 al 2013 il mercato valutario, manipolandone i prezzi. Lui si è sempre dichiarato innocente e, a metà del 2018, i 3 trader sono stati assolti. Ora Ramchandani accusa Citigroup di aver "consapevolmente" incoraggiato il governo Usa a perseguire un caso antitrust contro di lui "senza motivazioni", nel tentativo di proteggersi da un danno maggiore. "I datori di lavoro non dovrebbero essere autorizzati a gettare dipendenti innocenti sotto un autobus, né a giocare a giudice, giuria e carnefice, nel tentativo di limitare la loro responsabilità aziendale", ha dichiarato Ramchandani in una nota.
Citigroup ha definito "prive di merito" le accuse del suo ex trader, il quale però è passato alle vie di fatto, avviando un'azione penale contro la banca e chiedendo 112 milioni di dollari di risarcimento. "Hanno rovinato la mia reputazione" dice Ramchandani, sostenendo di non essere piu' stato in grado di lavorare nei servizi finanziari dal momento del suo licenziamento, nonostante l'assoluzione. "Citi ha letteralmente fabbricato un caso antitrust basato su accuse consapevolmente false, secondo cui lui si era impegnato nella manipolazione del mercato", si legge nel documento presentato dai legali di Ramchandani sul caso, nel quale di aggiunge che, di fatto, limitando le basi della propria colpevolezza solo alle attività di Ramchandani, la banca ha evitato azioni legali e ha protetto la sua capacità di partecipare a mercati statunitensi cruciali.
Secondo quanto rivela il Financial Times, nel gennaio di quest'anno, Citi ha ammesso di non aver seguito le regole del giusto processo per il licenziamento di Ramchandani. E entro la fine dell'anno è prevista un'audizione del Tribunale del lavoro del Regno Unito sulla vicenda.