Aveva nascosto 40 milioni di dollari in contanti nelle sue varie case. Lai Xiaomin, 56 anni, è l’ex presidente del colosso finanziario Huarong finito sotto indagine per corruzione nell’aprile scorso. La polizia cinese ha trovato una prova che - secondo l'accusa - lo inchioderebbe definitivamente: 270 milioni di yuan occultati in abitazioni di sua proprietà. Una montagna di denaro che pesa tre tonnellate. Non è chiaro se fossero dentro la zip del materasso. Ma tant'è. L'imprenditore è in stato di fermo da aprile.
I bigliettoni fugati (in diverse valute) sarebbero solo una parte del denaro ricevuto in mazzette negli anni d’oro della sua carriera criminale. Caixin, una delle più autorevoli riviste finanziarie cinesi, scrive che si tratta del più grande caso di corruzione nella storia della Repubblica Popolare Cinese.
Non è la prima volta che la polizia investigativa sequestra altissime pile di denaro sporco a casa di indagati eccellenti. Era il 2014 – ricorda il quotidiano finanziario – quando nell’abitazione di Wei Pengyuan, dirigente dell’Amministrazione nazionale dell’energia, furono trovati 230 milioni di yuan. Per contarli, le autorità usarono ben 16 macchinette conta-soldi. Ne ruppero quattro durante il conteggio. Wei fu condannato alla pena di morte con sospensione della pena, tramutata poi in ergastolo.
Li Xiaomin è sotto indagine per “gravi violazioni disciplinari”, l’eufemismo usato per indicare il reato di corruzione. China Huarong è l’ennesima vittima della lotta alla corruzione condotta dalla Commissione Centrale di Ispezione Disciplinare diretta da Zhao Leji.
Si tratta di una delle quattro maggiori “bad bank” cinesi nate nel 1999 su volontà del governo cinese in risposta alla crisi asiatica del 1997. Il colosso finanziario pubblico opera nel segmento del debito "distressed", cioè il debito di emittenti ad alto rischio di crack finanziario. In pratica pulisce i crediti cattivi. E’ così che Lai ha costruito la sua montagna di denaro.
Al timone del gruppo dal 2012, il sedicente manager ha sfruttato questa posizione per ampliare il suo potentato, quadruplicando i profitti dell’azienda con investimenti scellerati che gli sono costati il posto e la condanna per tangenti. Huarong aveva finanziato in modo illecito alcune aziende private, e aveva condotto affari alquanto opachi con alcune conglomerate finite nel mirino delle autorità, quali Tomorrow Holding Group e CEFC China Energy.
Huarong fu anche coinvolta per una breve parentesi nell’acquisto cinese del Milan. Dopo la clamorosa smentita con cui la finanziaria si sfilò dalla presunta cordata con cui Li Yonghong doveva comprare il club rossonero, Huarong avrebbe concesso inizialmente dei prestiti all’ex presidente di AC Milan per pagare le prime caparre (la prima tranche da 100 milioni), per aggirare le restrizioni del governo cinese a esportare capitali.
Il settore finanziario, assieme a quello assicurativo, è da alcuni mesi bersaglio delle autorità, che intendono scongiurare i rischi di sistema. A fine dicembre scorso, era stato condannato per corruzione anche l’ex presidente della China Insurance Regulatory Commission (Circ), Xiang Junbo, espulso dal Partito Comunista Cinese, e da ieri ufficialmente sotto indagine per l’accusa di avere intascato tangenti.