Ci sono gli eventi simbolo, come l'addio del capo designer Jony Ive. E poi ci sono i numeri, quelli della trimestrale di Apple. Entrambi raccontano quanto la Mela stia provando (o sia stata costretta) a trasformarsi. L'iPhone non è mai stato così leggero, eppure il fatturato ha battuto le attese. I servizi frenano, ma accessori e wearable guadagnano peso. E Cupertino sta investendo in ricerca e sviluppo come non faceva dai tempi dell'iPod.
I conti promossi dal mercato
Fatturato e utile di Apple hanno battuto le stime di Wall Street: le vendite sono state di 53,8 miliardi di dollari (contro i 53,4 ipotizzati). Un passo avanti che non è significativo solo in termini di cifre: se le stime degli analisti fossero state confermate, Apple avrebbe sostanzialmente pareggiato il risultato del terzo trimestre 2018. Si sarebbe quindi riportata in linea di galleggiamento. Adesso invece si ritrova con un progresso che sfiora l'%. Poca cosa rispetto agli standard degli anni scorsi, ma comunque uno spiraglio più largo di quello ipotizzato. Oltre le attese anche l'utile per azione: 2,18 dollari contro gli attesi 2,10. A differenza del fatturato, però, il recupero del risultato netto (di 10 miliardi) tarda ad arrivare: rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è in calo del 12,8%.
Ricerca e sviluppo come ai tempi dell'iPod
Da una parte il fatturato è tornato a crescere, dall'altro l'utile ancora stenta. Il motivo è da ricercare nell'aumento dei costi. Sono lievitati quelli di produzione. Ma, soprattutto, sono cresciuti quelli in Ricerca e Sviluppo come non si vedeva da quasi vent'anni: Cupertino ha investito 4,3 miliardi di dollari tra aprile e giugno. Vuol dire un incremento del 15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E soprattutto il 10% del fatturato. Per ogni dieci dollari incassati, uno è stato destinato alla ricerca di nuove soluzioni. La quota non è mai stata così alta negli ultimi 18 anni, cioè da quando Apple era era impegnata nel lancio dell'iPod.
Non sembra essere un sussulto che durerà qualche settimana: “È molto importante per noi continuare a investire nella ricerca e sviluppo – ha spiegato il responsabile finanziario Luca Maestri - perché vogliamo portare innovazione sul mercato, vogliamo migliorare l'esperienza dell'utente e differenziare i nostri prodotti e servizi sul mercato. Quindi continueremo a farlo”. L'investimento non è garanzia di successo: Apple dovrà dimostrare che i nuovi fondi riescano a partorire qualcosa di davvero nuovo, come non succede da qualche stagione.
Un iPhone mai così leggero
Il fatturato è tornato a crescere. Ma come sempre le percentuali non spiegano tutto. E ancor meno lo fanno questa volta che i diversi segmenti hanno avuto risultati assai disomogenei. Le vendite dei prodotti (cioè i dispositivi fisici di Apple) continuano a essere inferiori rispetto allo scorso anno: 42,3 miliardi, in calo dell'1,7%.
Stanno recuperando (nei primi nove mesi il calo è più fragoroso, del 6,4%) e hanno superato le aspettative degli analisti, ma non sono ancora in salute. O, meglio, c'è chi è ancora convalescente e chi continua a mostrasi in gran forma. Il grande malato è sempre l'iPhone: ha incassato 26 miliardi di dollari, mancando le stime degli analisti e facendo segnale una flessione dell'11,8%. Una brutta notizia che però ha un risvolto positivo: il fatturato dell'intero gruppo è tornato a crescere nonostante il prodotto di punta sia ancora in difficoltà.
Le vendite generate dall'iPhone costituiscono ormai meno della metà del totale. Non succedeva dal 2012. È vero che ci sono delle oscillazioni stagionali, ma la tendenza è consolidata: nei primi nove mesi del 2019 (inteso come anno fiscale), l'iPhone pesa per il 67% del fatturato. Lo scorso anno sfiorava il 74%. È il risultato della combinazione tra crisi dello smartphone e crescita degli altri segmenti. E significa che Apple sta allentando il rapporto di patologica dipendenza da iPhone.
L'iPhone rallenta, i Wearable corrono
Se i prodotti di Apple hanno registrato un calo così contenuto, il merito va ad iPad, Mac e wearable. Crescono tutti, mettendo una pezza alla debacle degli iPhone. La capacità degli iPad di reggere all'allargamento degli smartphone spostandosi su un pubblico più professionale ha smesso di essere una sorpresa: le vendite sono tornate oltre i 5 miliardi. Promossi i Mac, che continuano a essere la terza voce di bilancio (dopo iPhone e servizi) grazie a una crescita in doppia cifra. La medaglia del trimestre spetta però al segmento “Wearables, Home and Accessories”, che include Apple Watch, gli auricolari senza fili AirPods (entrambi leader nel proprio settore) e lo smart speaker HomePod. Il ceo Tim Cook ha definito i risultati “esplosivi”.
Ormai questa voce pesa quasi quanto i Mac: 5,53 miliardi di dollari. Il sorpasso è solo questione di (poco) tempo, vista la differenza di passo: l'incremento anno su anno sfiora il 50%. Cook non ha rivelato le unità vendute e i fatturati dei singoli prodotti, ma ha affermato che i soli wearable (accessori esclusi, cioè in sostanza l'Apple Watch) entrerebbero nella Fortune 200 se fossero una società indipendente. Sarebbero quindi una delle 200 maggiori imprese statunitensi. La 200esima in classifica è General Mills, che fattura 15,74 miliardi l'anno. Stando alle parole di Cook, l'incasso dell'Apple Watch sarebbe superiore.
I servizi in frenata non preoccupano
I servizi sono da tempo indicati come il nuovo che avanza. E che dovrebbe dare maggiore equilibrio al bilancio di Apple nel lungo periodo. Dopo una lunga serie di trimestri positivi, però, il segmento ha deluso mancando le aspettative degli analisti: ha generato 11,5 miliardi di dollari, contro gli 11,9 attesi. La crescita resta solida (+12,6%) ma c'è stato un rallentamento: nei primi nove mesi del 2019, il progresso è del 15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una frenata che non è un buon segno per un segmento che guarda al lungo periodo. C'è di buono che il peso sul fatturato continua a crescere: su cinque dollari incassati da Apple, uno arriva dai servizi.
E poi c'è l'impatto delle ultime novità (a partire dalla piattaforma di streaming) che si vedrà più avanti, perché i servizi annunciati non sono ancora stati lanciati. Maestri ha poi spiegato la frenata con due ragioni finanziarie: lo scorso anno il segmento aveva beneficiato di un accordo legale, mentre quest'anno è stato penalizzato da un cambio sfavorevole del dollaro. A valute costanti, sarebbe cresciuto del 18%. Avrebbe cioè proseguito la sua accelerazione.
Le attese di un'estate calda
In questo scenario misto, l'elemento che ha spinto il titolo (+4,5% nelle contrattazioni del dopo borsa) è probabilmente la stima per il trimestre in corso. Apple si aspetta un fatturato compreso tra i 61 e i 64 miliardi di dollari. Gli analisti erano stati più prudenti, indicando la soglia dei 61 miliardi. In sostanza, la Mela dovrebbe rispettare le stime del mercato solo nel peggiore dei casi. Molto probabile, quindi, che faccia meglio, con la prospettiva di superare il quarto trimestre 2018: se le vendite dovessero andare oltre i 62,9 miliardi, ci sarebbe un nuovo passo avanti.
Merito anche di un mercato cinese che, seppur non ancora in ripresa, sembra aver arrestato la caduta. Il taglio dei profitti di inizio 2019 è stato dovuto, in gran parte, proprio alle difficoltà nel Paese asiatico. Anche tra aprile e giugno c'è stata una flessione (del 4%), ma molto più contenuta rispetto a quella dei prime nove mesi fiscali del 2019 (oltre il 20%). Il peggio sarebbe passato. E Cook lo ha voluto sottolineare: dalle parti di Pechino “ci sono diverse cose che stanno andando piuttosto bene”.