Nel Consiglio dei ministri delle “varie ed eventuali”, ieri a tarda notte (una riunione iniziata dopo le 21.30) è stato affrontato il nodo delle nomine nel nuovo Direttorio di Bankitalia dopo mesi di stallo e anche di braccio di ferro nel governo. Un riunione “che sin dalle prime battute – sottolinea il Sole 24 Ore – s’è rivelata lunga, complessa, e con una soluzione ancora tutta da costruire per le diverse posizioni di Salvini e Di Maio”.
Il Consiglio si è riunito dopo il rientro a Roma dalla missione tunisina del premier e dei due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, con l’obiettivo dichiarato di chiudere la lunga querelle che per settimane ha tenuto in sospeso l’intero sistema istituzionale, “e alla quale comunque seguirà l’ultimo passaggio da parte del presidente delle Repubblica, che dovrà firmare i decreti di nomina per formalizzare l’entrata in carica”.
“La decisione è stata in bilico fino a tarda sera, soprattutto perle resistenze della Lega” annota il Corriere della Sera che sottolinea anche che “l’unica passata ‘con riserva’ è quella di Alessandra Perrazzelli, osteggiata dalla Lega per il suo passato da banchiera e per essere considerata vicina al Pd, in particolar e al sindaco di Milano Giuseppe Sala”. Ed è stato proprio “il passaggio che ha allungato i tempi della riunione”. “L’indicazione con riserva ha un valore politico ma non è vincolante” osserva nella cronaca il Corriere, quindi Perrazzelli “entrerà a far parte del direttorio dopo la firma del decreto da parte del capo dello Stat o che arriverà su proposta del presidente del Consiglio”.
Passaggio più facile, invece, per gli altri tre componenti del direttorio, sempre indicati dal Governatore Ignazio Visco. Per Fabio Panetta, che sarà direttore generale, c’è una valutazione positiva. Mentre l’indicazione è sostanzialmente neutra per Daniele Franco e per Federico Signorini, la cui nomina era stata congelata a febbraio.
“La Banca d’Italia ha un nuovo direttorio e l’Ivass, l’organismo che vigila sulle assicurazioni, un nuovo presidente” e “la mediazione del premier Giuseppe Conte ha permesso di superare faticosamente gli ultimi scogli e di evitare uno scontro istituzionale che avrebbe potuto avere conseguenze devastanti” scrive la Repubblica. Giornale per il quale “i dubbi della maggioranza riguardavano in particolare Federico Signorini, già vicedirettore generale di Bankitalia, confermato a febbraio dal Consiglio superiore dell’Istituto e considerato sia dalla Lega sia dai Cinque Stelle troppo critico nei confronti del governo” dopo “quello che si è profilato all’ultimo minuto o quasi, porta il nome di Alessandra Perrazzelli”.
Assieme a quest’ultima, a Signorini e naturalmente a Visco, “nel Direttorio verrà confermato infatti anche Fabio Panetta – scrive ancora la Repubblica – che diventerà direttore generale e presidente dell’Ivass al posto dell’uscente Salvatore Rossi - ed entrerà Daniele Franco, fino a pochi giorni fa Ragioniere generale dello Stato a fianco del ministro Giovanni Tria, ma con un lungo passato proprio in Bankitalia.
“Se questo pacchetto di nomine fosse rimasto bloccato – tira le somme il Corriere - a partire dal 9 maggio, cioè da giovedì prossimo, ne sarebbero rimasti in carica soltanto due. Il direttorio, e quindi la banca, non sarebbe più stato nelle condizioni di lavorare. Uno scenario che avrebbe provocato uno scontro istituzionale senza precedenti tra il governo e la Banca d’Italia. E che forse non avrebbe portato vantaggi al governo”. Così deve aver infatti pensato il vicepremier e capo politico del M5s Luigi Di Maio, che già dal pomeriggio andava dicendo che la Banca d’Italia “deve lavorare a pieno regime" perché il "nostro obiettivo è garantire rinnovamento ma allo stesso tempo efficienza dell’ente”.
Riassumendo, chiosa Il Fatto Quotidiano, “e nonostante il percorso non proprio liscio, la spunta il partito del Colle, uno dei tre contraenti del patto di governo insieme a Lega e 5 Stelle”. Che ricostruisce: “il governo dà il via libera alle nomine congelate fin da febbraio, quando arrivò la proposta di confermare nel Direttorio Luigi Federico Signorini, fedelissimo del governatore non proprio gradito ai gialloverdi. Lo sgarbo - che portò a una lite con urla tra il ministro dell’Economia Tria e Luigi Di Maio - si fece scontro frontale a marzo, quando le dimissioni del direttore generale di Palazzo Koch, Salvatore Rossi, innescarono un effetto domino”.