Il governo ha "ipotecato i conti pubblici e non ci sono opzioni indolori". Lo sostiene il Centro studi di Confindustria (Csc) nel rapporto 'Dove va l'economia italiana e gli scenari geoeconomici', in cui ha anche lanciato un'allarme recessione: riviste al ribasso le stime del Pil, crescita zero nel 2019 ed esiguo miglioramento nel 2020, a +0,4%.
Secondo il centro studi la finanza pubblica è "a un bivio". "L'alternativa al rincaro Iva è far salire il deficit pubblico al 3,5%, causando un ulteriore aumento dei tassi sovrani che retro-agirebbe sul deficit e avrebbe effetti recessivi". I mercati, infatti, ci punirebbero se si volessero annullare gli aumenti Iva - sottolinea il Csc - e per fare la correzione richiesta del bilancio strutturale, servirebbero 32 miliardi di euro. Ma - aggiunge - senza risorse per la crescita".
Nel 2020, fa notare Confindustria, la preoccupazione maggiore è la finanza pubblica: a legislazione vigente, il 1 gennaio dell'anno prossimo ci sarà l'aumento di circa 3 punti delle aliquote Iva ordinaria e ridotta. L'attività economica sarà penalizzata, con un effetto negativo sulla crescita di 0,3 punti percentuali, anche se il deficit/Pil migliorerà di 0,9 punti per rimanere al 2,6%. Questo - secondo il Csc - non basterà per realizzare la correzione strutturale del bilancio richiesta dalle regole europee e servirebbe comunque una manovra correttiva.