La polemica tra Cina e Stati Uniti ha visto nel mirino anche lo yuan, la valuta cinese. Nei giorni scorsi, dal Forum di Boao, sull’isola cinese di Hainan, il governatore della banca centrale cinese, Yi Gang, aveva smentito le voci secondo cui la Cina stava prendendo in considerazione gli effetti di una svalutazione dello yuan, la valuta cinese, in risposta alle tensioni commerciali con gli Stati Uniti.
La politica monetaria di Pechino è tornata ieri al centro dell’attenzione dopo che su Twitter, il presidente Usa, Donald Trump, ha accusato Cina e Russia di manipolazione delle rispettive valute, in un momento in cui gli Stati Uniti continuano ad alzare i tassi di interesse. “Non è accettabile!, ha concluso Trump nel tweet, che contraddice, però, l’ultimo rapporto del Dipartimento del Tesoro di venerdì scorso, nel quale non venivano segnalati partner commerciali di prima grandezza degli Usa che, nella seconda metà del 2017, avessero manipolato la propria valuta.
La replica alle accuse di Trump è arrivata oggi dalla portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying, che ha definito “un po’ caotiche” le informazioni in arrivo da Washington, sottolineando che la Cina continuerà nella riforma del tasso di cambio del renminbi, altro nome della valuta cinese.
Cresce esposizione a bond Usa a febbraio
La Cina aumenta la propria esposizione al debito Usa a febbraio scorso, ai massimi degli ultimi sei mesi. Secondo gli ultimi dati del Dipartimento del Tesoro di Washington, la Cina ha acquistato buoni del Tesoro Usa per 8,5 miliardi di dollari, portandosi a quota 1180 miliardi di dollari, e rimanendo il primo creditore degli Stati Uniti, seguita dal Giappone che ha lievemente ridotto la propria esposizione sul mese precedente, e che oggi detiene bond Usa per un totale di 1060 miliardi di dollari.
L’ultimo dato sull’aumento dell’esposizione cinese giunge in un momento di forti tensioni commerciali con gli Stati Uniti, e sull’onda delle speculazioni di una possibile ritorsione di Pechino nella battaglia dei dazi con gli Usa, proprio sui bond. La Cina si è dichiarata, in diverse occasioni, “un investitore responsabile”, anche se il mese scorso l’ambasciatore cinese a Washington, Cui Tiankai, non aveva escluso la possibilità di una riduzione dell’esposizione cinese al debito Usa, durante un’intervista all’agenzia Bloomberg.