Non si placa la caccia in Cina ai “rinoceronti grigi”, come vengono definiti i grandi conglomerati che negli ultimi due anni hanno investito molto all’estero accumulando grandi debiti, rischiando così di esporre il Paese a maggiori rischi finanziari. A fine giugno la China Banking Regulatory Commission (Cbrc), l'ente di regolamentazione del settore bancario, aveva ordinato ai sei maggiori gruppi bancari a livello nazionale di procedere a uno scrutinio estremamente attento delle acquisizioni all'estero di diversi gruppi cinesi, rendendo nota la loro esposizione debitoria. Nell’occhio del ciclone delle autorità finanziarie sono finiti Wanda, il colosso dell’immobiliare e dell’intrattenimento guidato dal magnate Wang Jianlin, Fosun, Anbang, Hna e altri grandi gruppi, tra cui la Rossoneri Zhejiang Investment, uno dei primi veicoli societari con cui Li Yonghong ha avviato il lungo e articolato processo di acquisto del Milan (non esiste invece nessuna istruttoria sull'attuale proprietà cinese del Milan). Wanda ha subito il blocco dei prestiti su almeno sei operazioni, è stata costretta a cedere asset per un valore di 9,3 miliardi di dollari e giorni fa ha dovuto rinunciare all’acquisto di Nine Elms Square.
L’ultimo avvertimento è arrivato ieri dalla Procura suprema del Popolo con una circolare che alza il livello di guardia contro frodi e schemi che possano generare instabilità finanziaria. Sotto accusa i “coccodrilli finanziari”, altro termine con cui in Cina si designano i gruppi che si sono resi protagonisti di investimenti predatori. Indagare sui rischi di sistema posti da questo tipo di acquisizioni è una priorità dell’amministrazione Xi Jinping, soprattutto in vista del Congresso del PCC previsto in autunno. Su Anbang, ricadute recenti e pesanti ripercussioni: giorni fa il gigante delle assicurazioni è stato declassato dall’agenzia di rating Dagong. Nel giugno scorso il suo presidente Wu Xiaohui ha abbondato l’incarico – si dice – per ragioni personali ma – si sospetta – per implicazione in casi di corruzione.
"La lotta alla corruzione si è inasprita"
“La morsa della campagna anti-corruzione nel settore finanziario si è inasprita e prescinde dai risultati del prossimo Congresso”, ha detto all’AGI Michele Geraci, docente di economia alla Nottingham University Business School China e direttore del Global Policy Institute China. Spesso le acquisizioni vengono usate per esportare capitale. A rischio non solo gli investimenti ma soprattutto le vie del commercio. “I volumi dell’export – 1400 miliardi di dollari nel 2016 - sono dieci volte più alti rispetto al valore delle acquisizioni – 135 miliardi nello stesso periodo – e sono dunque più proni a nascondere operazioni illecite”, spiega Geraci. In altre parole “la vera preoccupazione è il current account laddove il commercio, in virtù di un’apertura maggiore rispetto al conto capitale (capital account, le acquisizioni, ndr), risulta più suscettibile a possibili strumentalizzazioni”, ha concluso l’economista.