Farsi una propria criptomoneta (e una propria blockchain) dedicata alla beneficenza. è stata la scelta di CharityStars, una startup che funziona più o meno come una eBay del terzo settore: un'associazione usa la piattaforma per raccogliere donazioni mettendo all'asta un premio, come ad esempio una cena con Sharon Stone o qualche scambio a rete con Rafael Nadal.
Finora i donatori potevano pagare in euro e dollari e, in alcuni casi, in moneta virtuale, come nel caso di un incontro con Cristiano Ronaldo, aggiudicato per 7 bitcoin (ai valori attuali piùdi 55 mila euro). Adesso però CharityStars ha lanciato la sua valuta, AidCoin e l'ha messa in vendita con un'Ico: i donatori hanno versato bitcoin ed ether in cambio di un gettone digitale che potrà essere usato per partecipare in futuro alle aste della piattaforma. E, in prospettiva, a qualsiasi sistema che sostenga il terzo settore. In cambio, CharityStars ha, subito, risorse fresche per crescere. E ne ha raccolte tante: in pochi giorni ha raccolto 4 milioni di dollari.
Trecento persone hanno acquistato i gettoni tramite l'app Eidoo (già protagonista di un'Ico da 20 milioni qualche settimana fa). Le risorse raccolte serviranno per sostenere i costi operativi ed espandere il team, ad aumentare il numero di no-profit e organizzazioni di fundraising che accetteranno il token come metodo di donazione e a sviluppare nuovi servizi. L'obiettivo, infatti, non è solo una propria moneta ma anche una propria blockchain, cioè una "rete" dedicata al terzo settore dove raccogliere e tracciare le donazioni in modo trasparente e senza intermediazioni. Si chiamerà AidChain e dovrebbe essere lanciata entro il primo trimestre del 2018.
Nel secondo trimestre dovrebbe invece arrivare AidPay, un sistema di pagamento (da integrare su CharityStars e, in prospettiva, direttamente sui siti delle Ong) che consentiràin pochi clic di trasformare criptovalute, euro e dollari in AidCoin. I vantaggi dell'Ico sono chiari per la startup: in poche ore si raccolgono risorse che, con metodi di raccolta tradizionali, arrivano (se arrivano) dopo anni. Basti pensare che CharityStars, fondata nel 2013, ha finora ottenuto investimenti per meno di 4 milioni di dollari. L'Ico è servita anche ad aumentare il numero di donatori, perché useranno AidCoin in futuro. Ma perché farsi una propria moneta anziché usare quelle esistenti? Perché il team intende essere indipendente in termine di immagine, dinamiche di prezzo e scelte tecnologiche future.
E poi per dare agli utenti la possibilità di utilizzare gli AidCoin in un ecosistema specifico per il no-profit. "Vogliamo dimostrare - afferma il ceo di CharityStars Francesco Nazari Fusetti - come la blockchain, possa venire impiegata a favore della beneficenza. A seguito di uno studio attento del settore ci siamo resi conto che nessuno si era ancora interessato a questo mondo, uno di quelli che secondo noi dovrebbe poter beneficiare maggiormente degli effetti di questa tecnologia rivoluzionaria".