Come due pugili nella fase di studio prima che il match entri nel vivo, il management di Tim e Vivendi continuano a sfidarsi sul ring della compagnia telefonica in vista del consiglio di amministrazione che si riunisce oggi a Roma. Le manovre di avvicinamento all'appuntamento sono state caratterizzate da continue schermaglie che al momento non hanno scalfito il muro contro muro tra le due parti in causa.
Materia del contendere la richiesta dei francesi, primi azionisti di Telecom Italia con il 23,9% del capitale, di convocare anticipatamente un'assemblea dei soci: l'appuntamento è richiesto per permettere di dare l'incarico ai nuovi revisori e per sottoporre ai soci la richiesta di revocare 5 consiglieri (Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Dante Roscini, Paola Giannotti de Ponti) per nominare al loro posto Franco Bernabé, Rob van der Valk, Flavia Mazzarella, Gabriele Galateri e Francesco Vatalaro, "tutti candidati indipendenti e di grande esperienza", secondo il gruppo che fa capo a Vincent Bolloré.
I sospetti di Vivendi
Vivendi aveva messo nero su bianco quanto reclama lo scorso 14 dicembre, poi un cda riunitosi per l'occasione il 21 dicembre si era limitato solamente a procedere "all'istruttoria della richiesta" rinviando ogni decisione, appunto, al board del 14 gennaio. Una tempistica sospetta - secondo il colosso francese dei media - "esempio perfetto dell'esplicita tattica dilatoria" che sarebbe attuata, "per evitare il voto democratico degli azionisti", dai "membri del board della lista Elliott", il fondo statunitense socio di Telecom con l'8,8% del capitale uscito vincitore dall'assemblea dello scorso maggio, quando fece eleggere la maggioranza dei consiglieri dalla lista presentata in quella occasione.
Il pressing di Vivendi si è fatto via via più insistente con l'avvicinarsi della riunione di oggi: "Qualsiasi ulteriore ritardo nella convocazione dell'assemblea degli azionisti sarebbe imbarazzante per la società e per il presidente del cda Conti. È ormai chiaro che il vero motivo di queste assurde tattiche volte a perdere tempo riguarda il fatto che il presidente ritiene di non rappresentare più gli azionisti di Telecom nel loro complesso e cerca quindi di evitare un voto democratico ignorando ogni basilare regola di governance. Ancora una volta, Elliott e gli interessi personali, prevalgono su ciò che è giusto per la società", ha detto il portavoce del gruppo francese, secondo il quale "la nuova assemblea deve essere convocata il prima possibile, come previsto dal codice civile, 30 giorni dopo il cda, e quindi prima del 15 febbraio".
"Lavoro nell'interesse di tutti", replica Conti
Non si è fatta attendere la replica dello stesso Conti che, premettendo con ironia che "Vivendi ha sempre la capacità di stupirmi, attribuendomi poteri che non ho", ha sostenuto che "il mio lavoro è rivolto agli interessi di tutti gli azionisti, e rispettando l'azionista con il 24%, non posso trascurare di tenere in considerazione il restante 76%. Se Vivendi ha a cuore le regole di un voto democratico dovrà attendere la convocazione dell'assemblea che sarà deliberata dal prossimo cda del 14 gennaio, che dovrà assumere la propria decisione in totale autonomia, rispettando il codice civile che prevede, entro 30 giorni dalla richiesta, la convocazione di un'assemblea".
"La data di convocazione dell'assemblea - ha spiegato - dovrà essere determinata tenendo in considerazione l'interesse di tutti gli azionisti e l'interesse della società. Informo i signori di Vivendi che il codice civile, a differenza di quanto dichiarato dal loro portavoce, non prevede un limite temporale per la fissazione della data in cui si dovrà tenere l'assemblea, ma affida al consiglio di amministrazione la determinazione di una data corretta per la celebrazione dell'assemblea che contemperi opportunamente tutti gli interessi in gioco".
Quando si svolgerà l'assemblea?
La "data corretta", secondo alcune interpretazioni, potrebbe essere sì un anticipo dell'assemblea rispetto a quella già in calendario - ovvero l'11 aprile per l'approvazione del bilancio 2018 - ma successiva al limite del 15 febbraio invocato dai francesi. E nello specifico si dovrebbe andare oltre il 26 febbraio, giorno in cui il board si riunirà per l'esame dei conti relativi allo scorso anno e per dare con ogni probabilità il via libera al nuovo piano industriale su cui sta lavorando l'amministratore delegato Luigi Gubitosi per superare quello in vigore ('DigiTim') elaborato dall'ex ceo, Amos Genish.
Arrivati a questo punto, si potrebbe andare direttamente a marzo inoltrato per celebrare un'assemblea che, oltre ad approvare il bilancio 2018 e mettere ai voti le richieste di Vivendi, sarebbe l'occasione per il match decisivo tra due pugili che si confrontano per il controllo di Tim.