“La domanda viene valutata dall’Inps, poi, secondo il decreto legge, ci sono cinque giorni per verificare i requisiti e quando l’Inps ci risponde noi convochiamo l’utente e gli consegniamo carta e pin. Non si può spedire a casa perché la normativa antiriciclaggio impone di verificare il documento di identità prima di consegnare una carta di pagamento. Dopo la consegna, la carta è già funzionante con l’importo definito”. È questo l’iter per ricevere e attivare la Card per usufruire del reddito di cittadinanza e a parlare, con Il Fatto Quotidiano, è Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane dall’aprile 2017.
Una Card gialla, spiega l'Ad, identica ad una normale carta di credito, con il numero sovraimpresso e il logo delle Poste ben evidenziato. Perché le Poste Italiane avranno un ruolo fondamentale nel meccanismo che regolerà la distribuzione del famigerato reddito che, dopo mille disavventure, promesse, rivistazioni e proclami, dal 6 marzo sarà ufficialmente messo a disposizione di quei circa 5 milioni di italiani che rispondono ai criteri di selezione per poterlo ottenere. Si potrà fare richiesta comodamente da casa, online, oppure recandosi nei centri di assistenza fiscale e o, appunto, direttamente alle Poste.
Da quel momento poi l’iter dovrebbe durare all’incirca una decina di giorni, un procedimento quindi piuttosto veloce, d’altra parte, come continua Del Fante con Stefano Feltri: “Le carte sono già in stampa e sono potenzialmente già pronte per tutti gli aventi diritto. Saranno disponibili nei singoli uffici postali”. Uffici postali che, di colpo, dovranno affrontare un’ondata di nuovissimi clienti e circa 5 milioni di nuovi clienti, di fatto, aumenta in maniera esponenziale il lavoro, ma le Poste, in tempi non sospetti, si erano già preparati, così come spiega Del Fante: “Per noi quello che conta è che si consolidi la presenza di Poste sul territorio e la fiducia nei servizi che eroghiamo. Alla lunga è un investimento che ci ritorna: abbiamo fatto la scelta strategica di non chiudere gli uffici postali in 5.800 piccoli Comuni, un impegno preso con i sindaci, e ora vogliamo riempire di contenuti questi uffici postali: il reddito di cittadinanza sarà uno di questi, come le notifiche degli atti giudiziari, i servizi di tesoreria dei Comuni, la carta d’identità elettronica”.
Una volta però ottenuto il reddito di cittadinanza serve un meccanismo che lo regoli e che, soprattutto, vigili sull’utilizzo che ne fa il singolo cittadino, la famosa questione delle “spese immorali”: i soldi che il governo “regala”, come spiega bene il sito guidafisco.it, non vanno spesi per soddisfare chissà quale sfizio; se, per esempio, si venisse beccati ad utilizzarli per un nuovo megaschermo, un pacchetto di sigarette o, peggio, per giocare d’azzardo, il diritto al reddito verrebbe immediatamente revocato. Quel denaro sarà utile esclusivamente per beni di primissima necessità, come alimenti e medicine, o per pagare l’affitto di casa, ma in quel caso è necessario scaricare un’app per smartphone e tablet; solo la parte che è possibile ritirare in contanti (100 euro per i single e fino a 210 euro per le famiglie) potrà essere spesa come più si desidera.
Per quanto riguarda il resto, prosegue Del Fede, “Ogni utente potrà consultare online, all’ufficio postale, e negli Atm di Poste, il proprio estratto conto. Noi poi dovremo rendicontare alla nostra controparte contrattuale, cioè il ministero dell’Economia, i dati sull’utilizzo della carta. Presumo ci chiederanno una reportistica per settore merceologici e per tipologia di esercenti”.