Dopo aver convertito gli inglesi dal tè al caffè negli anni Novanta, la Costa Coffee, la seconda catena mondiale di caffetterie dopo Starbucks, entra nell'impero Coca Cola per diventare ancora più globale. Il colosso americano ha rilevato il marchio per 3,9 miliardi di sterline (4,3 miliardi di euro) dal gruppo Whitbread, che lo aveva acquistato 23 anni prima per un prezzo decisamente inferiore. Allora Costa non contava nemmeno 40 punti vendita. Oggi ne ha 2.400 in Gran Bretagna e 1.400 nel resto del mondo.
La catena è stata creata da due immigrati italiani, i fratelli Sergio e Bruno Costa, approdati in Gran Bretagna dal parmigiano negli anni '60. Nel '71 i Costa impiantano una torrefazione a Lamberth nel centro di Londra, nel '78 creano la prima caffetteria, annessa a una piccola trattoria, poi crescono fino a creare una catena di 39 locali, che nel 1995 vendono per 19 milioni di sterline alla Whitbread, una multinazionale, il più grande operatore di caffè e alberghi del Regno Unito, che la ingloba nella Costa Coffee, trasformandola in un colosso globale, che due decenni dopo conta oltre 2.000 punti vendita in tutto il mondo. Nel 1995 il tè è ancora la prima bevanda degli inglesi, ma ancora per poco, la trasformazione, trainata da catene come Starbucks e Costa, è già in atto e il tradizionale 'english breakfast', a base di tè, toast, burro, marmellata, uova e pancetta, è destinato a lasciare il posto ai caffè e ai cappuccini velocemente ordinati e consumati ai banconi per strada.
È un cambiamento epocale: la globalizzazione, i voli low cost che permettono agli inglesi di sperimentare caffè più appropriati, la diffusione dell'espresso, contribuiscono a far abbandonare la tradizionale colazione all'inglese, in favore dei 'cibi' e delle 'bevande' in movimento. Il caffè diventa più cosmopolita, il cappuccino e l'espresso surclassano il tè, sono decisamente bevande più globali e Costa è al passo coi tempi.
Nel 1995 Whitbread aveva stimato che il mercato del caffè inglese potesse lievitare da 55 a 600 milioni di sterline l'anno. Adesso quel mercato vale oltre 9 miliardi di sterline ed è solo una piccola parte del business della compagnia che opera a livello globale. I prodromi della cessione a Coca Cola arrivano lo scorso aprile quando, come rivelò il Financial Times, Whitbread aveva ceduto alle pressioni di due activist investor che avevano fatto scorporare Costa dalle altre attività del gruppo, imprimendo alla nuova società una forte spinta verso l'espansione in Cina, un'altro Paese fortemente legato al tè ma dove il caffè sta guadagnando terreno, sostanzialmente per gli stessi motivi con cui in Gran Bretagna, negli Usa e negli altri Paesi occidentali è diventato uno dei prodotti da strada prediletti dai consumatori, mentre le caffetterie stanno sempre più diventando dei luoghi di socializzazione, grazie al wifi e alla cultura del caffè globale.