Il sempre istrionico boss di RyanAir, Michael O' Leary, oltre un anno fa aveva predetto che, con la Brexit, "British Airways non avrebbe più potuto esistere" nella forma attuale e che i rivali inglesi di EasyJet si stavano, testuali parole, "cacando sotto".
Il problema? Le compagnie aeree che non hanno almeno il 50% della proprietà in mano a investitori europei non sono considerate europee e non hanno quindi diritto alle licenze operative negoziate a livello comunitario. Non si parla solo dei diritti di volo all'interno del territorio Ue ma anche di importanti convenzioni internazionali, come, per citarne una, l'accordo bilaterale con gli Usa per i voli transoceanici.
E, tormentate come sono le trattative tra Bruxelles e Londra per il divorzio, il tema non è stato ancora definito, sebbene manchi ormai poco a quel 29 marzo che dovrebbe sancire l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea.
EasyJet ha risolto mettendo su una filiale con sede a Vienna,la EasyJet Europe. È invece ancora tutto in alto male per Iag, la holding che controlla British Airways, la spagnola Iberia, l'irlandese Aer Lingus e il nuovo vettore low-cost Level. Tra gli azionisti di Iag, vi sono numerose società extraeuropee, dalla Qatar Airways (che ha da sola il 15,01%) al fondo americano BlackRock. Per ora la soglia del 50% è garantita dagli investitori spagnoli e inglesi. Il problema è che questi ultimi, dopo il 29 marzo, non saranno più considerati europei e, se nel frattempo non sarà stata trovata una soluzione, gli aerei Iag rischiano di dover restare a terra a tempo indeterminato, nonostante la compagnia abbia la sede legale a Madrid. Un altro problema non di poco conto è poi il quartiere generale operativo di Iag, che ha sede nello scalo londinese di Heathrow e, nello scenario peggiore, dovrebbe essere ricollocato.
Per evitare un simile disastro, secondo El Pais, l'amministratore delegato di Iag, Willie Walsh, che in pubblico nega di temere problemi, si è messo in contatto con il governo spagnolo per chiedere un non meglio precisato "sostegno". Quale? Difficile pensare che Madrid possa convincere gli investitori spagnoli a portare le loro quote oltre il 50%, cosa che richiederebbe uno sforzo finanziario enorme. È più probabile, invece, che Iag abbia chiesto al premier Pedro Sanchez di sottolineare in sede europea l'urgenza di raggiungere un accordo almeno su un piano di contingenza. Appena il mese scorso il segretario britannico ai Trasporti, Chris Grayling, aveva comunicato che, su questo fronte, non c'è ancora nulla di fatto.