Il bitcoin nasce nel 2009. All'inizio è materia che definire di nicchia è già tanto: la moneta virtuale vale pochi dollari e per “minarla”, cioè per completare il puzzle necessario a creare un nuovo bitcoin e metterselo nel proprio portafoglio virtuale, basta il pc di casa. Sono gli anni in cui il racconto passa più dalle leggende che dall'impatto economico. Tutti cercano Satoshi Nakamoto, il creatore della criptovaluta. Ma, a oggi, non ci sono ancora certezze su chi sia, né se sia una sola persona o un gruppo di lavoro.
La crescita e la crisi
Fino all'aprile 2013, un bitcoin vale meno di cento dollari. Alla fine dello stesso anno arriva a sfiorare i 1000 dollari. Ma, proprio quando sta prendendo slancio, la criptovaluta incappa nella più grande crisi della sua storia: nel febbraio 2014 Mt.Gox, la piattaforma di scambio più grande al mondo, crolla: bancarotta. Per i critici è la conferma che un sistema decentralizzato non sia sostenibile. Inizia un periodo carsico, nel quale si parla meno di bitcoin e molto di più della tecnologia che ne è alla base (la blockchain). Dopo il collasso di Mt.Gox, il prezzo inizia una discesa che lo porterà, all'inizio del 2015, sotto i 220 dollari.
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2015-2016: la risalita
Poi inizia la risalita, lenta: per arrivare a quota mille bisognerà aspettare l'inizio di quest'anno. Salta il primo argine psicologico e il bitcoin inizia a galoppare. Creare nuova criptovaluta è sempre più complesso perché la catena di transazioni da registrare è sempre più lunga. I pc casalinghi non bastano più. Ma la domanda cresce, e arriva anche dai non addetti ai lavori. Il bitcoin si trasforma in un ibrido tra una moneta (cioè un mezzo di pagamento) e un asset di investimento. Per i suoi sostenitori è un bene rifugio, sicuro come l'oro e destinato a guadagnare valore nel tempo. Per i detrattori è pura speculazione, una bolla destinata a scoppiare.
La corsa del 2017
L'accelerazione del 2017 è impressionante. In 105 giorni il bitcoin passa da 1.000 a 2.000 dollari. Ne bastano poco più di 20 per arrivare a 3000. Dieci per scavalcare i 4000. Un rallentamento di fine estate porta i bitcoin oltre quota 5.000 “solo” due mesi dopo. È solo un momento che serve per prendere fiato: in un mese e mezzo è già oltre i 9.000 dollari. Ne bastano altri tre per arrivare a 11.000. Il resto è storia di questo mese: giovedì 7 dicembre si arrampica fino a sfiorare i 17.000 dollari. Su Coinbase, la principale piattaforma di scambio americana, si va anche oltre: in due ore e 13 minuti il bitcoin guadagna 3.000 dollari e sfonda i 19.000 dollari. Coinbase ha un traffico talmente elevato e una richiesta di nuove iscrizioni così copiosa che resta fuori servizio per alcune ore. Mentre la criptovaluta bruciava record, tra l'8 e il 9 dicembre l'app di Coinbase è stata la più scaricata negli Stati Uniti. Più di applicazioni di massa come YouTube e Facebook. I bitcoin sono ormai usciti dal circolo degli iniziati.
L'arrivo dei future
Il bitcoin nasce, in un certo senso, come moneta anarchica: nessun centro di potere, nessun centro direttivo, il controllo affidato alla crittografia e a un database distribuito su tutti i dispositivi che accedono alla rete. La sua crescita (da inizio anno superiore al 1500%) ha però attratto anche la finanza più istituzionale. Il Chicago Board Options Exchange ha lanciato i future sui bitcoin, cioè titoli che scommettono su un suo rialzo o su un suo ribasso della criptovaluta. Nel primo giorno di scambi, la piattaforma ha registrato prezzi oltre i 18000 dollari. Entro il 18 dicembre dovrebbe arrivare un altro future, questa volta lanciato da Cme, la società che gestisce il più grande mercato di derivati al mondo.
Cosa significano i future per i bitcoin
La possibilità di scommettere sui bitcoin potrebbe ampliare la portata speculativa dell'investimento e la sua volatilità. Già oggi i bitcoin hanno un valore che varia in modo considerevole di ora in ora. E buona parte degli investitori si avvicina alla criptovaluta con un approccio esclusivamente speculativo. Ma, fino a ora, la scommessa è quasi sempre stata al rialzo: buona parte della platea avvicinatasi ai bitcoin nell'ultimo anno lo ha fatto perché si attende un incremento del prezzo. I future, oltre ad assecondare questa tendenza, rendono più agevole il suo contrario: il cosiddetto “short selling”, cioè la possibilità di guadagnare sul calo del prezzo.
È una bolla? Favorevoli e contrari
L'istituzionalizzazione dei bitcoin in mercati regolamentati ha rafforzato le divisioni tra chi prevede un imminente scoppio della bolla e chi indica un futuro di ulteriore crescita. Tra i più feroci critici c'è il ceo di JPMorgan Jamie Dimon. Ha descritto i bitcoin come “una frode”, paragonandoli alla bolla dei tulipani del '600. Un'analisi della stessa banca, però, ha descritto i bitcoin come “asset class emergente”. I sostenitori della bolla hanno dalla loro parte i numeri: l'incremento del 1500% nel giro di un anno è una fiammata senza precedenti. E sarebbe l'indizio che, prima o poi, i prezzi saranno talmente alti da non avere abbastanza compratori e generare una frenesia da vendita pari a quella da acquisto di oggi.
Ci sono poi altri osservatori che, pur riconoscendo i forti tratti speculativi, non parlano di bolla. Dalla loro parte c'è il tema della “scarsità”. Il protocollo dei bitcoin prevede l'emissione di un numero preciso di monete (poco più di 21 milioni) e un progressivo rallentamento (con un tocco al freno ogni 4 anni) della loro produzione. Di conseguenza, i nuovi bitcoin saranno in futuro sempre meno. E non dovrebbe quindi risentire dell'inflazione. Il tema però è discusso. Perché se l'offerta (il numero di bitcoin in circolazione) è certa, la domanda deve fare i conti anche con la concorrenza delle altre criptovalute.
Un mercato non regolamentato
Anche se non è più possibile estrarre bitcoin da casa, investire sulla criptovaluta resta piuttosto semplice: basta registrarsi su una piattaforma di scambio e aprire un proprio portafogli virtuale. In altre parole: è più semplice e immediato investire in bitcoin piuttosto che in oro. Se non altro perché conservare criptovaluta in una chiavetta Usb è più agevole che tenere un lingotto in garage. Ad ogni modo, soprattutto oggi che ai bitcoin si avvicina un pubblico poco esperto, non bisogna guardare alla criptovaluta come a un asset privo di rischi. Resta molto volatile. E, soprattutto, si muove su un mercato non regolamentato.
Per quanto viaggino su un sistema decentralizzato, gran parte degli scambi avviene su un numero limitato di piattaforme (i cosiddetti exchange) che non offrono sistemi di tutela in caso di collasso. Il precedente di Mt.Gox, fallito nel 2014, insegna. Le difficoltà registrare da Coinbase durante i picchi di traffico non hanno nulla a che vedere con la sua solidità finanziaria. Ma hanno comunque condizionato gli scambi: per alcune ore gli utenti non sono riusciti ad accedere (né per vendere né per comprare). È la conferma di quanto il mercato possa essere intaccato da variabili (oltre che emotive e finanziarie) anche tecnologiche.
A cosa servono e cosa ci si può comprare
Adesso che i bitcoin sono diventati argomento da bar, che cosa ci si può comprare? Di tutto, anche un caffè. Si stanno moltiplicando sia le grandi aziende che i piccoli negozi che accettano la criptovaluta.
App e giochi
Una delle prime grandi società a credere nei bitcoin è stata Microsoft. Il gruppo permette di “riscattare” la criptovaluta per trasformarla in dollari e comprare giochi, film e app di Windows Store e Xbox Store. Per restare nel settore videogiochi, anche Zynga (la società che sviluppa Farmville) permette di fare acquisti via app in bitcoin. Viste le quotazioni, chi ha accumulato bitcoin fin dalla prima ora si è trasformato da nerd in buon partito. Ecco perché l'app di incontri Badoo accetta, da tempo, criptovaluta per i suoi servizi premium. Le grandi piattaforme di e-commerce che accettano bitcoin sono però ancora una rarità. Secondo un'analisi di Internet Retailer sono solo tre tra le maggiori 500. Nonostante le voci si rincorrano ormai da anni, Amazon non ha ancora dato il via libera. Etsy, il sito che permette vendite tra privati di oggetti artigianali, ha invece detto sì.
Viaggi (terrestri e non solo)
Con i bitcoin si possono anche prenotare biglietti aerei e hotel, tramite Expedia. Se si decide di pagare in criptovaluta, il servizio rimanda a Coinbase (una delle più importanti piattaforme di scambio al mondo), che converte il prezzo in bitcoin e consente di pagare (in cambio di una piccola commissione). Per chi non si accontentasse di un viaggio terrestre, Virgin Galactic (la società di Richard Branson impegnata nello sviluppo del turismo spaziale) accetta criptovaluta. I posti a bordo non sono ancora prenotabili e non è noto il loro prezzo. Ma, secondo indiscrezioni, dovrebbero costare circa 250.000 dollari. Più o meno 15 bitcoin.
Blog e donazioni per Wikipedia
Avete voglia di aprire un blog o un sito? Wordpress è la più nota piattaforma che permette di farlo. Spesso gratis, in alcuni casi (per particolari grafiche o per acquistare un dominio, cioè il nome del vostro sito) serve qualche euro. O qualche centesimo di bitcoin. La più grande enciclopedia del mondo, Wikipedia, non ha fini di lucro. Si regge sulle donazioni alla Wikipedia Foundation, che tra i sistemi di pagamento accettati annovera anche i bitcoin.
La mappa dei bitcoin
I bitcoin però stanno diventando sempre più familiari. E non riguardano solo gli acquisti online. Ci sono anche dei “bancomat” per bitcoin, per convertire criptovaluta in euro e viceversa. Secondo Coinatmradar.com (una mappa degli Atm mondiali) in Italia ce ne sono 14: 5 a Bolzano, 2 a Firenze, uno al Brennero, Milano, Roma, Rovereto, Torino, Trento e Udine. E iniziano a essere molti anche i piccoli esercizi che accettano moneta virtuale. Ci si può orientare grazie alle mappe che li tracciano. Una è Coinmap.org. L'altra, focalizzata sull'Italia, è Quibitcoin.it (con tutta probabilità non esaustiva).
Dal farmacista al falegname
Spulciando la lista, ci sono una ventina di bar (da Trieste a Pordenone) e quasi 40 ristoranti (una trattoria a Bologna, una pizzeria a Cagliari, un agriturismo a Civitella di Romagna). La macelleria Zenatti di Rovereto accetta bitcoin in cambio di cosce di pollo e costate di vitello. Tra le attività che accettano bitcoin ci sono anche cinque farmacie, tre centri massaggi, un urologo a Caserta, un personal trainer a Trieste e tre psicologi (ad Avellirno, Roma e Cadoneghe, in provincia di Padova). In cerca di un artigiano? C'è un calzaturificio a Monte San Giusto, in provincia di Macerata, un idraulico a Trieste, due falegnami (entrambi in Toscana) e tre imbianchini (ad Avellino, Palermo e Bernate Ticino). Ma si trova davvero di tutto, anche se in quantità ridotte. Come un investigatore privato a Modena e un dog sitter a Vicenza.
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