Il Nord Europa si compatta contro Mario Draghi all'indomani del nuovo allentamento monetario deciso dalla Bce. E sulla copertina della Bild il presidente dell'Eurotower diventa "il conte Draghila" che succhia i risparmi tedeschi. Che il Consiglio di ieri non fosse stato unanime si sapeva, ma che i contrasti sul riavvio del Quantitative easing potessero esplodere pubblicamente già 24 ore dopo è davvero un fatto nuovo nel paludato mondo delle banche centrali. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, non si nasconde certo dietro la diplomazia per mascherare il proprio malcontento.
Il pacchetto varato il 12 settembre, dice, "ha oltrepassato il limite: una serie di misure di quella portata non era necessaria". Secondo il numero uno della banca centrale tedesca, "la decisione di acquistare ancora più titoli di Stato renderà sempre piu' difficile per la Bce uscire da questa politica. E più a lungo dura, più aumentano gli effetti collaterali e i rischi per la stabilità finanziaria".
In totale, sarebbero stati una decina i componenti del direttivo a essersi dichiarati contrari al rinnovo del Quantitative easing. Tra questi i rappresentanti di Francia, Germania, Olanda, Austria ed Estonia. E proprio dal governatore della Banca d'Olanda, Klaas Knot, arrivano ulteriori, dure critiche a Draghi. "Questo ampio pacchetto di misure, e in particolare il riavvio del programma di acquisti", rileva in una nota, "è sproporzionato in relazione alla situazione economica attuale e ci sono buone ragioni per dubitare della sua efficacia".
Più morbido nei toni, ma non meno diretto nella sostanza, il governatore della Banca d'Austria, Robert Holzmann. Le scelte di ieri, avverte in un'intervista a Bloomberg, potrebbero rivelarsi un errore. "Questa idea", sottolinea il banchiere centrale austriaco, "ha attraversato la mente di alcune persone e, in definitiva, anche la mia". Holzmann sembra auspicare un cambio di politica quando Christine Lagarde prenderà il posto di Draghi al vertice della Bce. "Le cose cambiano e anche questa forward guidance e questa politica possono cambiare. Non domani, non dopodomani ma non credo che resteranno lì per decenni. Lagarde non è una persona debole che possa sentirsi imbrigliata in un senso o nell'altro. Spero ci sia spazio per discutere in futuro".
Per i critici l'impatto delle nuove misure sull'economia reale resta incerto. I tassi d'interesse negativi pesano sulla redditività delle banche e, in finale, potrebbero avere conseguenze restrittive sull'accesso al credito. E anche famiglie e imprese potrebbero avere maggiore convenienza a detenere contanti piuttosto che attività finanziarie incapaci di offrire rendimenti sufficienti. Sotto accusa finisce pure l'obiettivo di inflazione, prossima ma inferiore al 2%, che per la Bce definisce la stabilità dei prezzi. "Puo' darsi", sostiene Holzmann, "che quel 2% sia al momento irraggiungibile e che anche l'1,5% possa significare 'stabilità dei prezzi'. Dunque", conclude, "non c'è bisogno di utilizzare tutte le armi in nostro possesso per spingerci fino al 2% se i costi sono troppo alti".