Il settore bancario è in fermento in tutta Europa: fra tassi bassi e ristrutturazioni come quella avviata da Deutsche Bank, nonostante le parole prudenti che gli amministratori delegati degli istituti di credito italiani spendono in ogni occasione ufficiale, gli investitori sembrano convinti che il necessario consolidamento possa essere vicino.
Dal dossier Carige, con la banca ligure che da mesi ormai cerca un partner per essere messa in sicurezza e rilanciata, a Mps - con lo Stato che entro fine anno dovrà presentare alla Commissione Ue una strategia d'uscita dal gruppo - sono diverse le partite che potrebbero dare il via al domino del consolidamento. Le indiscrezioni che si inseguono hanno come protagonisti soprattutto gli istituti di medie dimensioni, ovvero quelli alle spalle dei due big Intesa Sanpaolo e Unicredit, per cui è difficile immaginare un'ulteriore crescita in Italia.
L'ultima ipotesi che si è riaffacciata sui giornali, più che nelle sale operative degli investitori, è quella di un matrimonio fra la terza e la quarta banca del nostro Paese, Banco Bpm e Ubi Banca. Entrambi gli istituti sono frutto di fusioni successive, e quello guidato da Giuseppe Castagna è stato il primo a realizzare un merger sotto l'occhio attento della Bce.
Al tempo stesso sul tavolo dei due amministratori delegati non c'è niente di concreto e anzi, lo stesso Castagna e Victor Massiah, sono stati due fra i protagonisti della Mediobanca Ceo Conference di fine giugno: dalla serie di incontri organizzati dall'istituto di piazzetta Cuccia fra investitori e vertici delle società italiane, sul fronte del settore bancario è emerso fra l'altro che per gli istituti di credito difficilmente si allenterà la pressione sul fronte dei ricavi e che il consolidamento rimane frenato da temi regolatori, legislativi e di governance.
Anche secondo gli analisti di Equita l'idea è "molto prematura" per diversi motivi, fra cui le "valutazioni relative ai due titoli", con Banco Bpm che viene trattato a multipli decisamente più bassi rispetto alla concorrente. Altro tema è "un vincolo quasi insuperabile nella frammentazione della governance" della banca di piazza Meda, "la cui assemblea straordinaria nell'attuale configurazione potrebbe non garantire il supporto a operazioni sponsorizzate dal management".
Di sicuro quelle di un matrimonio sono speculazioni a cui la Borsa non sembra credere: in una giornata difficile per i bancari, i titoli di Banco Bpm e Ubi sono stati appesantiti dalle vendite, perdendo rispettivamente il 2,53 e l'1,53%. Entrambi gli istituti, tuttavia, rimangono anche candidati in operazioni su altre banche. MPS Il titolo del Monte dei Paschi, nelle ultime giornate, ha accelerato con decisione al rialzo, passando da circa 1 euro, valore a cui era precipitato in primavera, a oltre 1,6 euro e recuperando tutte le perdite dell'anno.
Dietro il rally c'è l'opinione che, nel caso in cui l'Italia dovesse davvero ottenere il commissario europeo alla Concorrenza, sarebbe più facile trattare un piano di uscita dello Stato, che ha in mano poco meno del 70% delle azioni. Questa circostanza, unita dalla scelta della banca guidata da Marco Morelli di chiudere il contratto di servicing sugli Npl con Juliet (formata da Cerved e Quaestio, ndr.) pagando una penale, ha fatto pensare a diversi analisti che possa esserci un'ulteriore accelerazione nella pulizia del bilancio del gruppo, con una vendita combinata di sofferenze e inadempienze probabili, a cui potrebbe guardare anche Sga, la società del tesoro attiva in questo business.
Di sicuro la stessa Sga è uno degli attori nella partita per la messa in sicurezza di Carige, dove potrebbe essere chiamata a giocare un ruolo ancora più ampio rispetto a quello che si è prefigurato nei mesi scorsi, quando ha avanzato un'offerta su 1,9 miliardi di crediti deteriorati. Sul dossier relativo alla banca ligure c'è un'unica circostanza che sembra certa, ed è quella della conversione del bond da 320 milioni in mano allo Schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi: una nuova riunione del consiglio si dovrebbe tenere dopo l'assemblea dell'Abi, che si terrà a Milano venerdi'.
Fermo restando che anche la seconda proposta arrivata dal fondo usa Apollo non è stata ritenuta convincente, le ipotesi sul tavolo attualmente sono due: un intervento di Cassa Centrale Banca, una delle due capogruppo del settore del credito cooperativo, che entrerebbe così in Liguria, e uno di Bper, il cui Ad Alessandro Vandelli ha parlato chiaramente di un potenziale interesse nel caso fosse un'operazione 'neutra' dal punto di vista del capitale.
Questo richiederebbe appunto una pulizia più profonda del bilancio rispetto a quella prevista dal piano originario dei tre commissari di Carige: a Sga potrebbe quindi essere richiesto un impegno piu' ampio, che deve comunque rappresentare una possibilità interessante dal punto di vista economico per la società.