Mentre la nazionalizzazione di Autostrade sembra essere diventato il primo obiettivo di M5s, proposta accolta finora con freddezza dalla Lega ma con aperture da parte del Partito democratico, l’agenzia di stampa Bloomberg ieri in serata ha lanciato l’ipotesi che il governo starebbe studiando un intervento di Cassa depositi e prestiti per rilevare “una quota di maggioranza del capitale di Autostrade, che vede attualmente l’88% in mano ad Atlantia, la finanziaria controllata dai Benetton” (Corriere della sera).
Ufficialmente l’amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti (Fabrizio Palermo, ndr), che a Genova farà un sopralluogo nella sede di Ansaldo proprio dove è crollato il ponte, avrà un incontro allargato con Regione e Comune per valutare insieme alloggi che Cdp immobiliare intende mettere a disposizione degli sfollati. Ma “Più fonti confermano che ai piani alti della Cdp si sta comunque valutando un ingresso morbido in Autostrade (5-10% del capitale) con lo scopo di disporre una sorta di Golden power. Il piano comunque appare di non facile attuazione. […] Basti ricordare che un anno fa Atlantia, la holding cui fa capo Autostrade, ha ceduto al fondo sovrano cinese Silk Road e alla Appia Investimenti controllata dal colosso assicurativo tedesco Allianz una quota di minoranza valutando il 100% dell’azienda circa 15 miliardi”. (Il Messaggero)
Un’ipotesi che però non risulta ai tecnici del ministero dell’Economia. “Un segno che anche su questo dossier la dialettica tra grillini e leghisti si fa vivace. La partita prevede inevitabilmente due piani di intervento: quello dei rapporti con lo Stato e il concessionario di Autostrade, l’Atlantia dei Benetton. E quello, più tecnico, della revisione, infogni caso, delle regole dell’attuale concessione in senso più favorevole all’interesse pubblico” (Repubblica). Ma fonti vicine al premier Conte invece, raccolte in serata da Reuters, definiscono l’ipotesi Cdp “Non una cattiva idea” (Milano Finanza).
Intanto ieri Mediobanca ha calcolato quanto costerebbe allo Stato l’esito del contenzioso tra concessionario e concedente: 11 miliardi di spesa, senza sapere se dopo la revoca, si sarebbe costretti a mettere a gara una nuova concessione e con quali potenziali partecipanti.
L’ipotesi però ha dei passaggi ritenuti imprescindibili. “Uno è previsto dalla stessa convenzione tra lo Stato e la società Autostrade (articolo 3 dell’atto aggiuntivo del 2013) […] La procedura prevede che il piano sia esaminato e approvato dallo stesso ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) e poi dal Cile, Comitato interministeriale per la programmazione economica, e infine recepito con un decreto interministeriale (Mit e Mef). Al Mit confermano di aver ricevuto il piano” (Corriere)