Che il mese prossimo possa scatenarsi un’offensiva dei mercati sul debito pubblico italiano è quello che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, paventa da mesi. Una manovra prudente, che sacrifichi qualcuna delle promesse del costoso programma del governo, potrebbe calmare le acque ma solo fino a un certo punto. A dicembre finirà infatti il programma di ‘quantitative easing’ della Bce e l’italia dovrà vedersela con il giudizio degli investitori senza avere le spalle coperte dalle operazioni di acquisto di titoli effettuate da Francoforte. Un quadro al quale si aggiungono pericolosi fattori esterni come le gravi crisi valutarie in corso in Turchia e in Argentina.
Che la tensione sia alta è evidente dai risultati dell’ultima asta di Btp, avvenuta il 30 agosto, dove il Tesoro ha piazzato i nostri titoli di debito a un rendimento (ovvero il tasso di interesse che si paga ai compratori) ai massimi da 5 anni è una domanda in calo. Nonostante ciò, il sottosegretario agli Affari Regionali, Stefano Buffagni, ha pubblicato un post sul Blog delle Stelle dove esulta di fronte a un risultato che ritiene un “ottimo segnale”. Purtroppo è l’esatto contrario.
Ottimi segnali per l'economia italiana, l'asta per i BTP a 5 e 10 anni ha fatto sold out, con una domanda superiore all'offerta.Una domanda forte che rappresenta un segnale molto positivo per l'economia italiana e che spero troverà spazio sui giornali, perché per il bene del paese è giusto riportare queste informazioni positive e soprattutto VERE.L'Italia ha fondamentali solidi e ora che metteremo mano al sistema marcio delle concessioni gli investitori avranno finalmente garanzie e la sicurezza di essere trattati equamente anche se non sono amici del politico di turno.Che dite, la leggeremo questa notizia sui giornali?+++Tesoro fa il pieno 6 mld Btp a medio e lungo termine, rialzo tassi Milano, 30 ago. (LaPresse) - Il Tesoro ha venduto tutti i 6 miliardi di euro di Btp a 5 e 10 anni offerti nell'asta odierna. Via XX Settembre ha collocato 2,25 miliardi di Btp a 10 anni pagando un tasso del 3,25%, in rialzo di 37 punti base rispetto al 2,87% della precedente asta dello scorso 30 luglio. Il Tesoro ha anche venduto 3,75 miliardi di Btp a 5 anni pagando un tasso del 2,44%, in rialzo di 63 punti base rispetto all'1,8% dell'asta precedente. La domanda è stata per i Btp a lungo termine di 3,078 miliardi con una domanda di 1,37 volte l'offerta e per i Btp a medio termine di 7,94 miliardi, con un rapporto di copertura di 2,12. Il Tesoro ha collocato anche 1,75 miliardi di euro di Ccteu indicizzati all'euribor a 7 anni, registrando rendimenti in rialzo e una domanda forte. +++
Buffagni non solo fraintende il dato economico che è emerso dall’asta ma sembra non avere familiarità con le dinamiche di base del mercato dei titoli. In primo luogo non ha molto senso festeggiare a prescindere un’asta “sold out”: il collocamento dell’intera tranche di titoli proposti in asta è un risultato che di solito viene dato per scontato. L’offerta, inoltre, è contenuta all’interno di una “forchetta”, con un minimo e un massimo. In questo caso è stata piazzata l’offerta massima ma la “notizia” è quando ciò non avviene, per tacere dell’eventualità nella quale non viene piazzata nemmeno l’offerta minima, un segnale di sfiducia da parte dei mercati che può essere l’anticamera di un default. Va inoltre sottolineato che, per quanto riguarda i Btp a 10 anni, il rapporto di copertura (ovvero il numero che indica l’eccesso di domanda rispetto all’offerta) è sceso a 1,37 dall’1,42 dell’asta di Btp di luglio. La domanda, in sostanza, è calata.
E, oltre alla domanda, conta naturalmente il rendimento, ovvero il prezzo che dobbiamo pagare agli investitori perché si facciano carico del nostro debito. Soldi pubblici che vengono sottratti ad altri utilizzi, soldi veri che possono essere usati per abbassare le tasse o finanziare programmi di welfare. Da questo punto di vista le notizie sono pessime, dal momento che i tassi sono cresciuti in maniera decisa, toccando i massimi da oltre quattro anni. I 2,25 miliardi di Btp a 10 anni sono stati piazzati con un rendimento del 3,25%, contro il 2,87% di luglio, e quelli a 5 anni a un tasso del 2,44%, contro l’1,8% di luglio. Si tratta, rispettivamente, dei massimi dal marzo 2014 e dal dicembre 2013. Da festeggiare, insomma, non c’è assolutamente niente. Tutt’altro.