Il 94 per cento dei voti favorevoli che col referendum di Taranto arriva all'accordo per l'Ilva, dà il definitivo via libera all'ingresso della multinazionale Arcelor Mittal nella fabbrica siderurgica, da sei anni a questa parte immersa in una crisi con l'in chiesta giudiziaria per disastro ambientale, i sequestri e gli arresti.
Il voto favorevole all'accordo al Mise era previsto, con percentuali alte ma non forse di questa portata. Taranto, infatti, ha espresso il miglior voto in termini di consenso rispetto agli altri siti Ilva: Genova, Novi Ligure, Marghera, Racconigi. Il riferimento è alla percentuale ottenuta da sì all'intesa. E ora per Ilva si volta pagina. Questo, almeno, l'auspicio dei sindacati di Taranto che reputano l'accordo e il voto conclusivo odierno un punto di partenza per il rilancio della fabbrica e il risanamento ambientale rivendicato con urgenza da Taranto, città da tempo esposta all'inquinamento generato da Ilva.
I numeri che hanno convinto i lavoratori dell'Ilva
L'esito favorevole del voto si annunciava già da qualche giorno. Per i sindacati, i lavoratori hanno condiviso e sostenuto l'accordo che mette in sicurezza 10700 posti di lavoro, di cui 8200 a Taranto, sui 13500 circa complessivi del gruppo. Mittal effettuerà le assunzioni subito. Il passaggio dei lavoratori da Ilva in amministrazione straordinaria alla multinazionale sarà affrontato nei prossimi giorni nella trattativa sindacale ma seguendo uno schema definito. Saranno utilizzati, per determinare il passaggio, una serie di parametri come l'anzianità aziendale, il ruolo ricoperto, i carichi familiari etc., il tutto calcolato attraverso la media ponderata dei vari parametri, si osserva. Coloro che non transiteranno nella nuova società con l'assunzione, resteranno con Ilva in amministrazione straordinaria in cassa integrazione straordinaria.
Per Taranto sono circa 2000 persone, 300 delle quali, dicono fonti sindacali, saranno però impiegate dai commissari dell'amministrazione straordinaria per gestire il pezzo di bonifiche che, escluso dalle competenze di Mittal, tocca gestire all'Ilva. Si punta a smaltire la maggior parte di coloro che non saranno assunti da Mittal, attraverso gli esodi volontari, incentivati e agevolati. Per queste uscite, c'è un bonus procapite di 100mila euro lordi a partire da subito, che decresce però col passar del tempo. Risorse, spiegano fonti sindacali, che verranno dal canone di fitto che inizialmente Mittal corrisponderà all'amministrazione straordinaria. Si stima di poter effettuare a Taranto circa 2000 uscite anticipate, anche se diversi sindacati reputano tale numero sovrastimato.
Cosa succederà agli operai dell'Ilva
In ogni caso, chi non dovesse accettare l'esodo volontario e volesse restare con l'amministrazione straordinaria Ilva, alla fine dell'attuazione dei piani industriale e ambientale di Mittal, nel 2023, riceverà da parte della multinazionale una proposta di assunzione. Lo prevede l'accordo al Mise e questa clausola di garanzia è sottolineata dai sindacati come un punto di forza dell'intesa. Che prevede anche il rafforzamento e l'ampliamento di una serie di misure ambientali, diverse delle quali sono state anticipate nei tempi di realizzazione. Ratificato l'accordo, dalla prossima settimana Mittal entrerà in azienda e per un mese e mezzo sarà in coabitazione e collaborazione stretta con Ilva.
Il subentro effettivo e formale della multinazionale avverrà l'1 novembre una volta chiuse tutte le pratiche legali connesse al passaggio.Secondo Fim, Fiom e Uilm nazionali, "dopo 6 anni dal sequestro dell'area a caldo, 12 decreti salva Ilva e decine di scioperi, con l'approvazione dell'accordo da parte dei lavoratori, si chiude una delle vertenze più complesse del nostro Paese. L'intesa raggiunta - si afferma - porta in dote 4,2 miliardi di investimenti per il rilancio del siderurgico, 1,25 miliardi industriali, 1,15 miliardi ambientali a cui si sommano 1,2 miliardi sequestrati ai Riva per le bonifiche e l'ambiente. Risorse ingenti che serviranno a rendere sicuro, sostenibile ambientalmente e competitivo il sito tarantino, con l'autorizzazione integrata ambientale per il sito tarantino tra le più restrittive d'Europa".
Giudizio, questo, nient'affatto condiviso dagli ambientalisti, per i quali il rischio sanitario dovuto all'inquinamento non è scongiurato. E la giornata riserva un'ennesima coda polemica tra il ministro Luigi Di Maio e il leader della Fim Cisl, Marco Bentivogli. Che rivolgendosi al ministro lo accusa di volersi mettere le medaglie sul petto, ignorando il lavoro fatto dal sindacato e non rivolgendogli neppure un grazie finale.