L'immunità penale collegata all'attuazione del piano ambientale dell'acciaieria di Taranto torna a essere terreno di scontro tra ArcelorMittal, subentrata a Ilva in amministrazione straordinaria da novembre, e il ministero dello Sviluppo Economico. Il direttore finanziario del colosso siderurgico, Aditya Mittal, sostiene che il governo sta lavorando a una norma per ripristinare l'immunità ma il vice premier Luigi Di Maio smentisce nettamente: è falso. La polemica arriva dopo il sequestro dell'altoforno 2 e il rigetto, da parte del giudice, dell'istanza di Ilva in amministrazione straordinaria che ha chiesto la facoltà d'uso per l'impianto in modo da fare i lavori di messa in sicurezza.
Aditya Mittal nella conference call sui conti semestrali afferma che "senza immunità e' molto difficile continuare" a lavorare a Taranto "per qualsiasi operatore". Ma assicura anche che il gruppo franco-indiano sta "collaborando con il governo e che l'esecutivo è molto costruttivo": si sta lavorando "per approvare nuove leggi o una nuova legislazione che ripristini l'immunità che avevamo. Le leggi non sono state ancora approvate - dice ancora Mittal - ma ci hanno dato l'indicazione che lo faranno prima di settembre".
Poco dopo il Mise gela le aspettative della società di riavere a breve, con una norma ad hoc, l'immunità introdotta da una legge del 2015 e soppressa dall'articolo 46 del decreto legge Crescita a partire dal 6 settembre. Fonti del ministero smentiscono "categoricamente che vi sia allo studio un provvedimento per ripristinare l'immunità. Come più volte ribadito si vuole intervenire esclusivamente sull'attuazione del piano ambientale nel più breve tempo possibile. Non esisterà mai più alcuno scudo penale per morti sul lavoro e disastri ambientali. Ogni altra dichiarazione non corrisponde al vero", concludono le fonti Mise.
E a stretto giro arriva un tweet di Di Maio che è ancora piu' duro: "A Taranto abbiamo abolito l'immunità penale che aveva introdotto il Pd. Proteggeva chi gestiva quello stabilimento anche in caso di responsabilità da morti sul lavoro o disastri ambientali. Oggi qualcuno ha detto che l'immunità tornerà. È falso", afferma. Poi la controreplica: in una nota ArcelorMittal chiede "la necessaria tutela giuridica per poter continuare ad attuare il proprio piano ambientale e resta fiduciosa che si troverà una soluzione".
Non si cambiano le regole in corsa, avverte Confindustria
È stato a metà giugno che ArcelorMittal con i suoi vertici europei ha fatto scoppiare la 'bomba' dell'immunità penale. La nuova norma di soppressione era in gestazione, Di Maio l'aveva annunciata a Taranto già il 24 aprile, e approssimandosi l'approvazione in Parlamento del dl Crescita, i vertici della multinazionale avevano detto che se l'immunità fosse saltata, loro avrebbero lasciato lo stabilimento di Taranto dal 6 settembre 2019, cioè dall'entrata in vigore del nuovo disposto. ArcelorMittal è stata sostenuta in questa sua posizione anche da Federmeccanica, Confindustria e sindacati metalmeccanici, tutti concordi nell'evidenziare che non si potevano cambiare le regole in corso d'opera. E ArcelorMittal l'immunità l'aveva di fatto "ereditata" insieme all'azienda.
"Cambiare le regole in corsa, è un danno alla credibilità del Paese e scoraggia gli investitori internazionali", aveva detto proprio a Taranto, in ArcelorMittal, nell'assemblea congiunta Federmeccanica-Confindustria Taranto, il leader degli industriali, Vincenzo Boccia.
Di Maio sulle prime aveva rassicurato il Gruppo. "Non voglio fare la guerra, non voglio che l'azienda chiuda - aveva detto - ma ArcelorMittal sappia che l'immunità è un assurdo privilegio che non possiamo tollerare. Oltretutto, questa norma rischia molto probabilmente di essere cancellata dalla Corte Costituzionale a ottobre, quando si esprimerà sul punto". E ancora, aveva detto Di Maio, "ArcelorMittal non ha nulla da temere se starà ai patti, rispetterà gli impegni e realizzerà il piano ambientale nei tempi e modi concordati. L'azienda non deve temere di essere incolpata per i guai del passato".
L'attuale norma sull'immunita' "sterilizza" infatti l'azione giudiziaria solo per l'attuazione del piano ambientale. In altri termini, se durante la messa in opera dei lavori ambientali, che si chiuderanno ad agosto 2023, dovessero verificarsi, per esempio, emissione di fumi o dispersione di polveri, i gestori dell'acciaieria non possono essere incolpati. E questo perché gli stessi gestori, attraverso il piano ambientale, sono appunto impegnati a superare tali fenomeni negativi. Non esiste alcuno scudo penale, invece, in caso di infortuni sul lavoro, mortali o non.