Da Black Friday a novembre nero. Sarebbe dovuto essere il mese delle vendite: per Apple si è rivelato uno dei periodi più cupi degli ultimi anni. Da fine ottobre, il titolo della Mela ha perso il 20% e lo status di “compagnia da un miliardo di dollari”. Colpa di un mercato che ha cambiato umore e di una sfilza di notizie poco rassicuranti.
Le stime dei produttori
L'ultima batosta arriva dalle pagine del Wall Street Journal: la domanda dei nuovi iPhone è inferiore alle attese e rende complicato prevedere quante saranno le unità vendute. Non si tratta di una novità assoluta ma di una ulteriore conferma che ha spinto il titolo a un nuovo ribasso. Da giorni, infatti, si sono moltiplicati gli spifferi.
Già il 5 novembre, Nikkei aveva affermato che due dei principali fornitori di Cupertino (Foxconn e Pegatron) avrebbero ricevuto l'ordine di bloccare i piani di espansione previsti per accelerare la produzione. Tradotto: il ritmo attuale è più che sufficiente per soddisfare la domanda di iPhone XR, lo smartphone più economico dei tre presentati questo autunno. Sempre secondo Nikkei, il rallentamento si tradurrebbe in un taglio del 20-25% rispetto alle stime iniziali.
Passano pochi giorni e arriva un altro indizio. Lumentum, società che produce sensori per il riconoscimento facciale, taglia pesantemente le stime di fatturato per il trimestre in corso. Motivo: “Uno dei principali clienti” ha ridotto gli ordini. Lumentum non cita Apple, ma una così netta sforbiciata sarebbe giustificata solo se quel “cliente” fosse la Mela, che secondo gli analisti rappresenta circa un terzo delle entrate della società.
Sono tutte notizie coerenti con le prospettivi offerte da Apple nell'ultima trimestrale. Tra ottobre e dicembre, Cupertino si aspetta vendite tra gli 89 e i 93 miliardi di dollari. Deboli rispetto alle previsioni di Wall Street e particolarmente significative perché l'ultimo periodo dell'anno è sempre (di gran lunga) il più ricco.
IPhone XR: l'equilibrio non c'è
L'iPhone XR è nato per trovare il giusto equilibrio tra fatturato e unità vendute. Il primo lievita: con dispositivi oltre i mille dollari, il prezzo medio speso per ogni iPhone è aumentato del 28% in un anno. Il numero degli smartphone venduti, invece, stagna. Viste le notizie che spuntano dalla catena produttiva, l'idea di un iPhone meno caro non sembra aver raggiunto il suo obiettivo. Il dispositivo non è certo economico (costa 889 euro in Italia) e non offre innovazioni tecnologiche particolarmente significative. Gli utenti, per risparmiare, si sono quindi indirizzati verso i modelli precedenti: sarebbe infatti aumentata la richiesta di iPhone 8 e iPhone 8 Plus, che costano circa un quarto in meno rispetto al XR.
Nel trimestre in corso, Apple aveva pianificato la vendita di 20 milioni di unità per i vecchi modelli, ma avrebbe portato la cifra a 25 milioni. Il successo delle versioni meno recenti può essere un ammortizzatore, ma non certo un propulsore. Lo ha affermano anche un report di Goldman Sachs, sostenendo che – oltre alla debolezza del mercato cinese – Apple sembra non aver trovato ancora “l'equilibrio tra prezzo e caratteristiche”. È troppo caro per quello che offre.
Il doppio taglio di Goldman Sachs
Il tentativo di spingere le unità senza impattare sul prezzo medio sembra quindi fallito. Ecco perché Apple ha deciso di estirpare il problema alla radice: non diffondere più i dati sugli smartphone venduti (negativi) ma solo quelli sul fatturato (molto positivi). La Mela parlerà solo di dollari. Una scelta tanto logica quanto insolita. E percepita come un segno di incertezza (se non di debolezza). Il calo del titolo non è isolato: dopo mesi di corsa, il mercato americano – zavorrato dal pesante comparto tecnologico – ha invertito la rotta. Amazon, Facebook, Alphabet e Microsoft sono tutte in sofferenza.
La frenesia è alle spalle e le incertezze davanti. Ma la frenata di Apple è particolarmente brusca. Il sigillo sul suo “novembre nero” ha messo Goldman Sachs, con due tagli al prezzo obiettivo da inizio novembre. È passato prima da 222 a 209 dollari. Poi a 182, in linea con il prezzo attuale del titolo.