Robot e lavoro, il rapporto evolve. Perché l’uomo non dovrà più soltanto difendersi dalla tecnologia per evitare di venir sostituito nelle sue mansioni, ma perché l’Intelligenza Artificiale sta entrando nei processi di selezione del personale. Le macchine ci giudicano, detto in altre parole.
I robot scansioneranno i cv
Risparmio di tempo e di risorse economiche, ecco perché i selezionatori vengono affiancati dai robot. Secondo il rapporto di LinkedIn intitolato Global Recruiting Trends e relativo al 2018, il 67% delle persone che si occupano di assunzioni ritiene che l’IA consenta di risparmiare tempo durante i processi di selezione, il 43% pensa che elimini pregiudizi in fase di valutazione, e uno su tre (31%) confida che con la tecnologia sia più semplice trovare il candidato giusto. Ma che cosa è in grado di fare l’Intelligenza Artificiale nei colloqui?
Ad esempio, si legge ancora nel report di LinkedIn, alcuni software sono in grado di scansionare automaticamente i curricula dei candidati accelerandone la lettura. In mano ai selezionatori ci sono anche strumenti che consentono di rispondere in maniera automatizzata alle email. “L’Intelligenza Artificiale è in grado di analizzare più informazioni di quanto possa fare un recruiter, e in modo più veloce e intelligente”. Niente paura però, non sembra ancora essere arrivato il momento in cui i computer sostituiranno del tutto l’uomo: “i compiti a cui può adempiere sono di basso livello”, motivo per cui chi si occupa di Risorse umane resterà in carne e ossa.
E l’uomo? Valuterà le soft skills
Solo il 14% dei novemila intervistati da LinkedIn per il suo rapporto annuale è preoccupato di perdere il lavoro per via dell’arrivo dei robot. Gli altri sono convinti che si possa convivere, dividendosi i compiti. Se i compiti iniziali di un processo di selezione, che vanno dal raccogliere i cv all’organizzare i colloqui fino ai primi test di pre-screening, possono più facilmente essere automatizzati, l’uomo rimane imprescindibile in altre fasi, come valutare le cosiddette soft-skills, le competenze immateriali. Tutte quelle cioè che riguardano l’attitudine del candidato nel lavorare in gruppo, nella capacità di adattamento, nello spirito di sacrificio.
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— Eric Sanchez (@Iam515) 28 marzo 2018
Non sembrano comunque esserci dubbi sul fatto che l’Intelligenza Artificiale entrerà, se non l’ha già fatto, nei processi di selezione. Lo dimostra anche l’ultimo finanziamento raccolto dalla start up AllyO che, appena una decina di giorni fa, ha incassato 14 milioni di dollari.
Inventato da ingegneri di Google e del Mit, il suo software di nome Ally ha già organizzato più di centomila colloqui analizzando milioni di candidature. Ma ci sono paesi in cui il futuro sembra ancora più vicino. Sono Cina e Sud Africa, i Paesi da cui arrivano i selezionatori che si sono dimostrati maggiormente entusiasti dell’IA in fase di selezione: qui, quasi un intervistato su due ha ammesso di credere che l’utilizzo di questa tecnologia sia la tendenza principale del presente. Nell’Europa mediterranea l’entusiasmo è minore: in Francia, per esempio, la percentuale scende al 21%, e anche la Germania (34%) è lontana dal dato cinese (47%).